Gesù? Un marocchino che parla inglese

Tre modi di festeggiare il Natale: in Gran Bretagna, in Canada e in Australia, tra matrimoni misti e fedi diverse. Ma prevale il rispetto delle tradizioni.
21 Novembre 2005 | di

LONDRA
L";atmosfera natalizia arriva presto nelle strade riccamente addobbate della città . Già  a metà  ottobre Londra si trasforma in un";enorme vetrina decorata con rami d";agrifoglio, ciclamini, abeti e luminarie. All";inizio di novembre si accendono, in pompa magna, le decorazioni luminose, e a dicembre arriva l";abete dalla Norvegia, dono dei reali di quel Paese a quelli del Regno Unito. Inizia la corsa alla vendita e all";acquisto. I circa nove milioni tra abitanti, turisti, pendolari, e occasionali visitatori che si riversano nella capitale, mettono mano al portafoglio spendendo milioni di sterline, anche in tempo di crisi. Una grande festa: molto capitalista, poco religiosa. Sì, perchè lungo le strade di questa città  così piena di vita, di mille etnie, di cultura, di turismo, il senso di smarrimento e solitudine la fa da padrone. Uomini e donne che si sfiorano ma non si incontrano. Ognuno chiuso nel proprio mondo ritmato fondamentalmente dal lavoro, un «credo» professato da tanti, un po"; per necessità , un po"; per vocazione: a Londra, d";altra parte, si viene ancora per fare soldi e per vivere una vita migliore rispetto a quella, magari più modesta, che può offrire il paese d";origine. Ma molte coscienze, negli ultimi anni, sembrano aver trovato rifugio nella religione proprio in controtendenza ad una vita ricca di beni materiali e non altrettanto di beni spirituali.
In Gran Bretagna, Paese a maggioranza anglicana, i cinque milioni di cattolici hanno vita non facile, avendo a disposizione un numero tutto sommato piuttosto limitato di chiese. Dopo la riforma di Enrico VIII la maggior parte delle chiese cattoliche venne abbattuta, altre furono trasformate in luoghi di culto anglicani, e nel secolo scorso se ne sconsacrarono altrettante per la vendita al pubblico. Se, quindi, è già  abbastanza difficile avvertire il vero senso del Natale, è ancora più difficile poterlo mettere in pratica pregando insieme alla comunità  dei fedeli. A volte, quando ci sono le chiese, non c";è magari il gregge di Dio, come molti parroci sanno bene, anche se la messa di mezzanotte, riesce ancora a fare il pienone nelle cattedrali, come quella di Westminster. Ecco, perciò, che chi non ha tempo o possibilità  di assecondare la propria spiritualità , affida almeno i propri figli alle scuole cattoliche. A differenza delle istituzioni pubbliche, dove l";insegnamento religioso, abolito per una politically correctness dettata dalla multietnicità  della società , si riduce, nei casi fortunati, agli inni cantati al mattino, le scuole cattoliche "; qualche centinaio in tutto il Paese "; offrono un";educazione dai solidi principi morali, nell";ambito di un piano di studi riconosciuto dal Governo. Qui, non di rado si trovano figli di coppie miste, dove uno dei genitori non è cattolico ma desidera che il figlio cresca secondo un";educazione religiosa, in un ambiente sano e protetto. Questo avviene anche per i piccoli italiani, le seconde o le terze generazioni, che muovono i primi passi nelle scuole materne, molte di esse italiane o nelle istituzioni cattoliche inglesi.
È il caso di Gianluca Bucci , tre anni lo scorso settembre, figlio di Franco, nato in Inghilterra da genitori italiani e Jo, inglese delle Midlands. «Nostro figlio "; racconta Franco in perfetto italiano "; crescerà  in una scuola cattolica. In questo Paese il livello di criminalità  è alto, soprattutto tra gli adolescenti. Per noi, quindi, la scelta della scuola era fondamentale. D";altra parte è proprio qui che i ragazzini maturano e fanno le loro prime esperienze di vita». Il Natale a casa Bucci è un motivo per cominciare ad affrontare il senso profondo di questa ricorrenza. «Lo abbiamo sempre festeggiato "; continua Bucci "; sia nella mia famiglia: i miei genitori sono italiani "; sia quando mi sono sposato e soprattutto da quando è nato nostro figlio. Per noi è un momento per riflettere, per fermarci e rivalutare la nostra vita. Cerchiamo di interpretarlo non soltanto come una grande festa ma anche come un modo per ricordarci che non esistono soltanto i beni materiali che ci circondano».
Joshua Migliardi Jones ha quasi quattro anni e ogni domenica va in chiesa con mamma Rosa, napoletana trapiantata a Londra da quindici anni. «Non è facile riuscire a crescere un bambino in Inghilterra "; ci confessa. Questa è una società  basata sul denaro. Basti pensare alla City, dove si giocano le sorti dell";economia mondiale, il cosiddetto ";miglio d";oro";. Credo che la prima educazione avvenga in famiglia ed è per questo che ho voluto crescere mio figlio con principi religiosi già  da piccolo. Joshua ora conosce le preghiere e questo Natale potremo recitarle insieme come già  facciamo ogni sera, prima di addormentarci». Il marito di Rosa non è credente e quindi l";educazione religiosa spetta tutta a lei. Ma la sua è solo una delle migliaia di situazioni analoghe.
Deeyah è una bambina pachistana figlia della cattolica Ada, e del musulmano Ahsan. «Mia figlia "; racconta Ada "; è stata battezzata all";insaputa di mio marito. Ora che ha otto anni, però, non può prendere né la comunione né la cresima, visto che non mi sarebbe possibile nasconderlo a suo padre. Dovrà  decidere lei quando sarà  maggiorenne. Nel frattempo, cerco di crescerla secondo i principi della mia fede». Anche il padre di Deeyah vuole che la figlia assimili i precetti islamici. Presto dovrà  indossare lo hihab , il velo. «Il Natale "; aggiunge Ada "; viene celebrato in maniera sommessa. Tuttavia, tra gli scambi di regali e il pranzo in famiglia, cerco di insegnare a Deeyah il significato più profondo di questo giorno».
Ma il Natale non entra solo nelle case dei cattolici. Jasemine ha sei anni e lo aspetta con grande gioia. La sua mamma, Sue, turca, e suo papà , Sahamettin, iraniano lo hanno sempre rispettato, sia «per dare un senso di continuità  a nostra figlia, visto che si festeggia all";asilo, sia perché rappresenta la nascita di Gesù, il fondatore del cristianesimo» (per i musulmani Gesù è un profeta, ndr).
Sono anche i canti dei bimbi della Scuola materna delle Suore Dorotee di Cemmo, a Londra, che ripetono il miracolo di questa nascita. Bimbi italiani ma anche figli di matrimoni misti e quindi di tutte le razze, si uniscono per lodare l";arrivo del piccolo Gesù. Un bambino come loro che tutti li rappresenta e tutti li ama indistintamente.
Suor Franca Mafezzoni , la superiora, è come ogni anno affaccendata con la «recita» di Natale e i canti. «I nostri bambini hanno età  diverse e non è facile riuscire a creare un coro omogeneo né riuscire ad attribuire una parte a tutti i piccoli aspiranti attori. Ma ogni anno ci riusciamo con discreto successo». Così non è inusuale trovare un Giuseppe di cinque anni di origine marocchina o una Maria di quattro, figlia di buddisti. Tra il pubblico dei genitori, si mescolano i papà  cattolici, musulmani, induisti e buddisti per applaudire orgogliosi i propri figli. Un miracolo della globalizzazione? Forse, un altro miracolo del Bambinello.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017