Losi: investiamo sui giovani
Londra
Lorenzo Losi è un giovanotto di 65 anni: fiero delle rughe che gli scolpiscono il volto, e che raccontano la sua lunga e bella storia. Eppure è spigliato ed energico come chi ha ancora un lungo cammino da percorrere. Infatti, anche se si sta avvicinando l’età del pensionamento, Lorenzo – Renzo per gli amici – ha ancora numerosi progetti a cui lavorare in qualità di presidente delle Acli, Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani, in Gran Bretagna; e di vicesegretario generale del Cgie, il Consiglio generale degli italiani all’estero per l’Europa e l’Africa del Nord: due cariche che si è guadagnato dopo essersi fatto le ossa in Inghilterra come insegnante di italiano per molti anni. Reduce dalla Prima Conferenza mondiale dei giovani italiani all’estero tenutasi a Roma, Losi sottolinea la propria soddisfazione per l’incontro che ha portato più di quattrocento giovani, provenienti da ogni parte del mondo, a confrontarsi sui temi del lavoro e del rapporto con la terra d’origine.
«Dopo molti mesi di preparazione – esordisce Losi – abbiamo finalmente portato a Roma, e quindi all’attenzione delle istituzioni, la voce delle seconde, terze e quarte generazioni che chiedono maggiore considerazione; non vogliono più essere associate al cliché dell’emigrato e, pur essendosi integrate all’estero, vogliono mantenere vivo il rapporto con la madrepatria». I giovani sono il chiodo fisso di Renzo Losi: ad essi egli si rivolge come padre ed esponente di una comunità, in particolare quella di Londra, che si è trasformata nel corso degli anni. «Le Acli – rammenta Losi – nacquero per prestare soccorso ai nostri connazionali che partivano dall’Italia con le valige di cartone, senza conoscere né la lingua né le leggi né la società del Paese straniero in cui si trasferivano.
Nel corso degli anni ci siamo occupati soprattutto degli anziani e delle relative problematiche pensionistiche, ma abbiamo anche capito quanto fosse importante coinvolgere i giovani e i nuovi arrivati». Losi si riferisce alla nuova emigrazione professionale che dalla metà degli anni Novanta è cresciuta in modo esponenziale sia nella capitale inglese sia a Manchester. «Ad essi ci rivolgiamo, per esempio, attraverso l’insegnamento della lingua italiana e inglese (la prima per i figli degli oriundi e la seconda per “i nuovi emigrati”) grazie agli oltre cinquecento corsi che organizziamo su tutto il territorio e a cui si accede tramite una selezione. Inoltre, le Acli hanno aperto uno sportello telematico: l’Informagiovani, che aiuta a compiere i primi passi in una terra straniera». Negli ultimi anni, le Acli di Londra hanno pubblicato un interessante giornale indirizzato ai propri tesserati (circa 1.700), e a tutti coloro che volevano conoscere la realtà italiana in Gran Bretagna e, in particolare, proprio a chi, in questa città, vuole intraprendere una carriera o completare i propri studi. I recenti tagli dei fondi ministeriali nonché l’incalzante crisi economica hanno costretto al ridimensionamento del giornale in un bollettino d’informazione delle attività acliste amareggiando così Losi che, attraverso il mezzo della carta stampata, aveva visto crescere l’attenzione dei giovani.
Originario di Morfasso, in provincia di Piacenza, e appartenente a una delle associazioni emiliane più attive e diffuse in Gran Bretagna, Losi già nel lontano 1981 aveva capito che unendo gli sforzi e progettando insieme attività che creassero un dialogo tra nonni, padri e figli, si sarebbe alimentata la linfa vitale della nostra cultura anche tra le nuove generazioni: «Fondai il coordinamento delle associazioni emiliano-romagnole che ancora oggi – rammenta Losi – si riunisce ogni mese, e progetta eventi e attività che riescono ad attirare migliaia di connazionali». Purtroppo Losi conosce anche l’altra faccia della medaglia del mondo dell’emigrazione giovanile: quella degli emarginati che dal nostro Paese approdano a Londra, spesso per fuggire da una realtà in cui si sentono stigmatizzati o in cui non riescono più a reinserirsi. Il fenomeno degli italiani che si trasferiscono nella capitale britannica nell’illusione di una nuova vita è preoccupante e, per qualcuno che riesce a uscire dal tunnel di droga e disperazione, ce ne sono migliaia di altri per i quali la situazione peggiora. Il San Peter’s Project, fortemente voluto da padre Carmelo di Giovanni, parroco della Chiesa Italiana di San Pietro di Londra, è una zattera a cui molti si aggrappano e grazie alla quale riescono a tornare a riva. Lorenzo Losi è un elemento attivo di questa Onlus: «Ho accettato subito di essere inserito nel comitato fondatore, e ho cercato di contribuire alla raccolta dei fondi che servono per la disintossicazione dei giovani, ma anche per visitarli in carcere e per aiutarli in altri modi; anche se oggi il mio impegno si è ridotto a causa degli altri oneri lavorativi, continuo a sostenere questo progetto che calamita molti italiani dispersi nella grande metropoli che, paradossalmente, può essere un luogo molto solitario».
Nel curriculum di Losi emerge anche la sua presidenza del Comites di Londra, dal 1986 al 1994, che gli ha permesso di tastare il polso, come lui stesso afferma, alla comunità italiana della capitale. Sulla base di questo contatto diretto con i connazionali, con le loro problematiche, i loro disagi e le loro aspettative, nel 2006 gli fu offerta la candidatura al Senato della Repubblica italiana nelle prime votazioni per gli italiani all’estero. L’elezione gli sfuggì per un pugno di voti, ma gli restò la soddisfazione e, forse, anche il privilegio di aver potuto conoscere le mille realtà degli italiani all’estero. I giovani comparivano anche nel suo programma politico: «Una volta si cercava di costruire una “Casa d’Italia” in cui gli emigrati avrebbero potuto incontrasi e aiutarsi – continua Losi –. Oggi esistono le piattaforme virtuali in cui potersi conoscere: bisognerebbe creare dei blog e dei siti in cui davvero i giovani potessero confrontarsi sui temi dell’emigrazione e dell’appartenenza alla nostra cultura e società. Accanto a questo, mi auguro che l’esperienza della Conferenza dei giovani italiani possa ripetersi ogni due anni in modo da mantenere vivo il contatto con questi nostri giovani ambasciatori nel mondo. Bisogna che l’Italia sia disposta ad ascoltare gli italiani all’estero e le loro esigenze al passo con i tempi». Pensando alla (meritata) pensione, Losi riflette: «Anche io mi farò da parte proprio per dare spazio ai giovani anche se resterò sempre nell’ambiente delle Acli che sono state la mia famiglia fin da quando mi sono trasferito in Inghilterra».
Speriamo che il futuro presidente delle Acli di Londra sappia attingere al grande pozzo d’esperienza e di umanità di Renzo Losi che, a parte l’anagrafe, è rimasto giovane nello spirito e nella grinta.