Gran Bretagna. 150 anni di fede a San Pietro di Londra
Il 16 aprile 2013 la chiesa di San Pietro a Londra ha festeggiato il centocinquantesimo anniversario. Cinque giorni dopo è stata officiata una messa solenne con le autorità italiane e britanniche nonché la comunità di emigrati, che si è stretta intorno al rettore della chiesa padre Carmelo Di Giovanni e agli altri sacerdoti. Per celebrare questo importante traguardo molti altri eventi si susseguiranno fino alla Pasqua del prossimo anno, coinvolgendo gli italiani in Gran Bretagna e anche quegli inglesi che in questa chiesa trovano un pezzo della nostra cultura, tanto amata da queste parti.
Situata a Clerkenwell Road, in quella che veniva un tempo chiamata «Little Italy», la chiesa fu fortemente voluta da san Vincenzo Pallotti, padre Raffaele Melia e padre Giuseppe Faa’ di Bruno per prestare soccorso alle migliaia di emigrati italiani che, dall’inizio dell’Ottocento, si erano trasferiti oltremanica per sfuggire alla miseria e alle guerre. Senza la conoscenza della lingua e perseguitati per la loro fede cattolica, molti di essi versavano in condizioni di povertà disperata. La chiesa fu un primo passo verso il loro riconoscimento e inserimento nella società anglosassone. Sita nel cuore pulsante della comunità italiana, divenne subito un punto di riferimento per i giovani, gli anziani, gli ammalati, i carcerati. Nel corso dei decenni gli italiani di ogni parte del Regno l’hanno visitata anche per ammirarne la splendida navata centrale culminante nel presbiterio che accoglie l’altar maggiore in marmo scagliola azzurro chiaro; gli affreschi sul soffitto, i mosaici, le statue e l’antico organo dove i musicisti che avevano trovato lavoro nei teatri del Covent Garden si esibivano in concerti di musica sacra.
Numerosi tenori si sono esibiti nella chiesa di San Pietro, da Gigli a Siveri a Raimondi, inoltre cantanti dell’Opera di Roma e del San Carlo di Napoli. La chiesa, ora come allora, continua la sua opera di accoglienza dei fedeli. I padri pallottini, fedeli al messaggio ecumenico del loro fondatore, hanno sempre aperto le porte a tutte le fedi e a tutte le nazioni. «Oggi – ci dice padre Carmelo – sono molte le coppie interreligiose e spesso ai nostri corsi prematrimoniali, frequentati da centinaia di giovani, ci sono persone di ogni credo che si uniscono secondo il rito cattolico in rispetto della religione di uno dei due futuri sposi».
La chiesa ha saputo adeguarsi ai rapidi cambiamenti della società trovando sempre la risposta più adeguata alle esigenze degli emigrati. «È impressionante – continua il padre pallottino, a Londra da oltre quarant’anni – quanti giovani professionisti, forse anche per la crisi economica che ha messo in dubbio molti pseudovalori, siano divenuti assidui frequentatori della messa domenicale. Oggi c’è sete spirituale, c’è desiderio di trovare sicurezze, risposte». Padre Carmelo, che ha raccontato in alcuni libri la sua straordinaria esperienza spesso a contatto con gli ultimi e i malati, è appoggiato da un nutrito gruppo di volontari. Oltre alle celebrazioni di battesimi, prime comunioni, cresime, matrimoni e funerali, ci sono la messa in italiano e in inglese e altri appuntamenti. Ogni prima domenica di giugno la parrocchia guida un pellegrinaggio ad Aylford, dove san Simone Stock ebbe una visione della Madonna del Carmine. La terza domenica di luglio rivive la processione in onore della Madonna del Carmine. A novembre, per la ricorrenza dei defunti, viene celebrata una messa presso il Cimitero Militare di Brokwood in onore dei connazionali caduti in guerra e vengono anche ricordati gli italiani internati che perirono nel naufragio dell’Arandora Star nel 1940. Ma la chiesa è punto di riferimento anche nel sociale: sia nel recupero dei tossicodipendenti (il St Peter’s Project) sia con le associazioni a scopo ricreativo per i giovani (il Pallotti’s Club) e per i giovanissimi (lo Youth Club) e per la terza età (in collaborazione con le Acli). Questo è il mondo degli emigrati legati alla fede, ma anche alle tradizioni: la chiesa italiana è un ponte di ricongiunzione con le origini e un’oasi di calma e raccoglimento nel caos dispersivo della città. Insomma, i pastori di questo gregge offrono conforto e pace a chiunque abbia la fortuna di trovarli sul proprio cammino.