Gran Bretagna. Londra non è tutt’oro
20 Ottobre 2015
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Oggi una nuova ondata migratoria spinge migliaia di italiani a partire per cercare fortuna in altri Paesi. Il Regno Unito ha sorpassato la Germania tra le mete preferite dai connazionali. I dati parlano chiaro: 600 mila, di cui la metà a Londra, sono gli italiani che vivono in questo Paese. Tra marzo 2014 e maggio 2015 sono state 57 mila le partenze di italiani verso gli areoporti di Heathrow, Stansted o Luton. Le loro storie parlano di successo, di fortuna, di vita migliore. A Londra si trova lavoro, si socializza, si impara una lingua, si fanno molte esperienze.
Eppure, anche qui le strade non sono pavimentate d’oro e non si possono tacere problematiche che vanno aumentando con la crescita dell’emigrazione. Su internet i siti dedicati agli italiani a Londra descrivono l’alloggio come uno dei problemi che affliggono maggiormente i nuovi arrivati. Dal 2011 a oggi gli affitti sono aumentati del 17 per cento soprattutto nelle zone centrali della città. Persino le stanze in affitto hanno costi esorbitanti, senza contare le condizioni spesso fatiscenti degli appartamenti. Non resta che allontanarsi dal centro aumentando le spese di trasporto. Il vantaggioso biglietto urbano di 12 sterline (16 euro) permette di viaggiare nel centro città con più mezzi di trasporto ma, se è una spesa quotidiana, diventa un vero fardello. L’acquisto di una casa, se si può fare affidamento soltanto sul proprio stipendio, diventa una meta lontana. I costi degli immobili sono in aumento anche in quartieri come Brixton e Hackney che, fino agli anni Novanta, avevano una brutta reputazione, perché più poveri e meno sviluppati.
Il lavoro non manca in caffetterie, ristoranti e pizzerie, ma si tratta di impieghi poco stabili. Va per la maggiore il contratto a ore senza, però, nessuna sicurezza o copertura sociale. Gli imprenditori hanno maggiore facilità nel realizzare un progetto grazie alla burocrazia snella e al sistema bancario, ma la concorrenza è feroce. Il rischio di fallimento, nel primo anno di attività, è alto. Chi si inserisce, dopo avere ottenuto la National Insurance Card, (pari al codice fiscale italiano) può sperare di far parte della società inglese anche se è difficile richiedere i benefit, ovvero l’aiuto economico che il governo riconosce a chi perde il lavoro o a chi ha famiglia.
La politica inglese – sempre più lontana dalle scelte europee (nel 2017 sceglierà con un referendum se restare nell’Ue) e diffidente verso le ondate di emigrati (300 mila nel 2014) – rispecchia una società molto diversa da quella italiana. La violenza è in crescita e nelle scuole prolifera, tra gli adolescenti, l’uso di coltelli al punto tale che in molti istituti sono stati introdotti i metal detector. Vivere a Londra è un’esperienza che tanti giovani scelgono per arricchirsi ma bisogna essere consapevoli dei rischi. Le carceri di Sua Maestà pullulano di nostri connazionali e le istituzioni religiose italiane devono misurarsi con un crescente numero di senzatetto e di persone in difficoltà. Londra può essere una grande opportunità, ma solo se si parte preparati per affrontare le sfide di una grande città.
Eppure, anche qui le strade non sono pavimentate d’oro e non si possono tacere problematiche che vanno aumentando con la crescita dell’emigrazione. Su internet i siti dedicati agli italiani a Londra descrivono l’alloggio come uno dei problemi che affliggono maggiormente i nuovi arrivati. Dal 2011 a oggi gli affitti sono aumentati del 17 per cento soprattutto nelle zone centrali della città. Persino le stanze in affitto hanno costi esorbitanti, senza contare le condizioni spesso fatiscenti degli appartamenti. Non resta che allontanarsi dal centro aumentando le spese di trasporto. Il vantaggioso biglietto urbano di 12 sterline (16 euro) permette di viaggiare nel centro città con più mezzi di trasporto ma, se è una spesa quotidiana, diventa un vero fardello. L’acquisto di una casa, se si può fare affidamento soltanto sul proprio stipendio, diventa una meta lontana. I costi degli immobili sono in aumento anche in quartieri come Brixton e Hackney che, fino agli anni Novanta, avevano una brutta reputazione, perché più poveri e meno sviluppati.
Il lavoro non manca in caffetterie, ristoranti e pizzerie, ma si tratta di impieghi poco stabili. Va per la maggiore il contratto a ore senza, però, nessuna sicurezza o copertura sociale. Gli imprenditori hanno maggiore facilità nel realizzare un progetto grazie alla burocrazia snella e al sistema bancario, ma la concorrenza è feroce. Il rischio di fallimento, nel primo anno di attività, è alto. Chi si inserisce, dopo avere ottenuto la National Insurance Card, (pari al codice fiscale italiano) può sperare di far parte della società inglese anche se è difficile richiedere i benefit, ovvero l’aiuto economico che il governo riconosce a chi perde il lavoro o a chi ha famiglia.
La politica inglese – sempre più lontana dalle scelte europee (nel 2017 sceglierà con un referendum se restare nell’Ue) e diffidente verso le ondate di emigrati (300 mila nel 2014) – rispecchia una società molto diversa da quella italiana. La violenza è in crescita e nelle scuole prolifera, tra gli adolescenti, l’uso di coltelli al punto tale che in molti istituti sono stati introdotti i metal detector. Vivere a Londra è un’esperienza che tanti giovani scelgono per arricchirsi ma bisogna essere consapevoli dei rischi. Le carceri di Sua Maestà pullulano di nostri connazionali e le istituzioni religiose italiane devono misurarsi con un crescente numero di senzatetto e di persone in difficoltà. Londra può essere una grande opportunità, ma solo se si parte preparati per affrontare le sfide di una grande città.
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017