Siamo venuti per adorarlo
«È stato un Papa credibile per noi giovani perché, nella sua umiltà di anziano e saggio, è stato capace di trasmetterci un messaggio autentico. Cosa che non sono capaci di fare gli altri big del mondo». Lo dice una delle tante giovani cresciute nel segno di Giovanni Paolo II e delle sue GmG. Ma come spiegare la simpatia con cui i giovani di tutto il mondo hanno accolto nella loro vita, e per oltre vent";anni, la presenza e gli inviti di Papa Wojtyla?
«Già da sacerdote, e poi da vescovo "; testimonia monsignor Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i laici, e suo segretario a Cracovia "; era un vero amico dei giovani. E questi lo sentivano. Quanto abbiamo visto dopo è stato un";altra tappa di questo processo per lui fondamentale».
Giovanni Paolo II non solo scriveva e parlava con i giovani, ma sapeva stare con loro: pregava, cantava, dialogava, scherzava. E la sua sincerità , la sua vicinanza, veniva colta d";istinto e senza riserve. Lo ricordano così Alessandro e Andrea di Pisa: nel 2000, durante la GmG di Roma, sono stati ospiti del Papa, e hanno pranzato con lui. «Un";esperienza che non dimenticherò mai "; ricorda Andrea ";. Ci ha colpito il modo con cui siamo stati accolti dal Papa: sapendo che eravamo di Pisa, ci ha chiesto sorridendo se la torre era sempre in piedi. Lo abbiamo rassicurato».
«In varie riprese, Papa Wojtyla ha parlato della propria giovinezza "; ricorda monsignor Rylko ";. Una giovinezza non facile, piena di sfide. Questo lo ha reso più sensibile ai giovani, ai loro problemi, alle loro paure». Appena fatto Papa, visitando parrocchie e diocesi, ha voluto incontrare in modo particolare i giovani, commenta monsignor Domenico Sigalini, vicedelegato dei Giovani di Azione cattolica: «Giovanni Paolo II ha creduto tenacemente nei giovani, ha dato loro fiducia in tempi in cui pochi erano disposti a concedergliela. Quando ha iniziato il suo pontificato, era appena stato assassinato Aldo Moro. I giovani, utilizzati per rivoluzionare il mondo, erano stati poi abbandonati a se stessi. Papa Wojtyla ha avuto il coraggio di dire che erano la speranza del mondo, e su di loro decise di puntare».
Nel suo incontro con i giovani in Piazza San Giovanni, a Roma, il 30 marzo 1985, disse: «La pace e i giovani camminano insieme. Il futuro della pace e, quindi, il futuro dell";umanità , sono affidati in modo speciale alle fondamentali scelte morali che una nuova generazione di uomini e di donne è chiamata a fare. La nuova generazione siete voi. Siete voi e non io!». I giovani hanno risposto a Papa Wojtyla con entusiasmo e gioia.
«La Giornata mondiale della Gioventù è stata una delle scelte più profetiche del suo pontificato: è diventata straordinario strumento di evangelizzazione del mondo dei giovani, rendendo possibile la nascita di una nuova generazione, quella dei ";Papa boys";: giovani che hanno trovato nel Pontefice una guida spirituale cui affidarsi». Marcello Bedeschi, presidente della Fondazione «Gioventù Chiesa e Speranza» che coordina l";organizzazione delle GmG, ricorda: «La Giornata inizialmente fu una scommessa perché pochi, nella Chiesa istituzionale, credevano a questo nuovo tipo di approccio con i giovani; si è invece rivelato vincente perché i temi in essa trattati, preparati prima e sviluppati poi, sono diventati il cuore vivo di una nuova pastorale. Fu grande in Giovanni Paolo II la capacità di ascoltare e rispondere, di parlare di Gesù, facendo proposte esigenti, ma in modo credibile».
«L";insegnamento ai giovani di Giovanni Paolo II "; afferma monsignor Sigalini "; si può sintetizzare in tre affermazioni molto semplici: ai giovani non dire mai ";ormai"; perché essi hanno più futuro che passato; oppure ";ai miei tempi"; perché loro sono in grado di fare come noi e meglio di noi; e, infine, ";non aggiungere mai a nessuna frase del Vangelo `si fa per dire";: vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri, si fa per dire...";. Ma proponi il Vangelo nella sua integrità ».
L";impegno di far vivere il «dopo»
«";Siamo venuti per adorarlo"; (Mt 2,2): questo è il tema del prossimo incontro mondiale giovanile. È un tema che permette ai giovani di ogni continente di ripercorrere idealmente l";itinerario dei Magi, le cui reliquie, secondo una pia tradizione, sono venerate proprio in quella città , e di incontrare, come loro, il Messia di tutte le nazioni». Lo scriveva Giovani Paolo II nel messaggio per questa giornata di Colonia, che sarà insieme «memoria» e «promessa». Memoria di Giovanni Paolo II. La promessa è nell";impegno dei giovani a proseguire, dopo l";evento, il cammino di ricerca e di adesione fresca ed entusiasta alla fede, che deve però di continuo essere verificata e sostenuta.
I responsabili del Servizio nazionale di pastorale giovanile si sono confrontati proprio su questo: come dare continuità al grande evento. Concluso il GmG, i giovani spesso non sanno mettere a frutto quanto hanno vissuto in quelle intense giornate. La voglia di cambiamento emersa in quell";incontro s";incaglia facilmente nelle secche della quotidianità . Ecco, allora, l";impegno delle diocesi e di quant";altri hanno preparato l";evento a far sì che Colonia sia solo un momento di transizione verso qualcosa che dovrà accadere dopo.
Quel che dovrebbe succedere è stato individuato in tre elementi che, arricchiti di senso e di grazia dall";incontro di Colonia, dovranno essere approfonditi e fatti propri dalla pastorale giovanile. E riguardano anzitutto la capacità dei giovani di essere protagonisti consapevoli nella comunità cristiana "; come lo sono nella GmG ";: rivestendo un loro ruolo e avendo una loro voce. Unita all";impegno di innestare la loro spiritualità nella vita quotidiana. La fede non va vissuta a intervalli, essa interpella la persona in ogni momento della sua esistenza, dalla scuola al lavoro, dal modo di rapportarsi con gli altri e con se stessi. E, infine, l";impegno sociale, il confronto con le grandi sfide del mondo, come la globalizzazione, il terrorismo, la guerra.
Tradurre la fede in scelte percorribili
Ai responsabili della pastorale giovanile tocca il compito di aiutare i giovani a tradurre le suggestioni in percorsi concreti e percorribili, alla portata di tutti, affinché pace e giustizia diventino un impegno quotidiano. Percorsi indicati anche in una serie di sussidi (quaderni, schede, dvd, ecc.) prodotti in preparazione alla GmG. Sussidi ricchi di indicazioni: prima di tutte, l";invito a riscoprire il battesimo come elemento fondante dell";impegno cristiano, che va poi tradotto nella partecipazione attiva alla vita della comunità parrocchiale nelle sue varie espressioni: dal Consiglio pastorale, alla Caritas, all";animazione liturgica. Perché ciò si avveri, ci vuole una comunità cristiana locale disponibile a concedere spazi ai giovani: ne risulterà essa stessa ringiovanita e rivitalizzata.
I ragazzi, poi, che partecipano alla Giornata mondiale della Gioventù, non vanno trattati allo stesso modo. Come avverte il sociologo Franco Garelli nella sua ricerca «Una spiritualità in movimento» (Edizioni Messaggero Padova, 2003), la sensibilità e la preparazione non è uguale per tutti. Accanto al «nocciolo duro» dei giovani che praticano con assiduità , ci sono quelli «in attesa» che partecipano pur ritenendosi lontani dalla vita ecclesiale perché non ne condividono certi aspetti della morale o dell";organizzazione. Alla GmG ci vanno per curiosità o per altri motivi contingenti, senza motivazioni chiare, e sono quasi un quarto dei partecipanti. A costoro non si può fare la stessa proposta rivolta ad altri che si mettono in cammino per una chiara scelta di fede.