Il nostro è il tempo sfinito del rimpianto. Ci sentiamo impotenti, inermi, senza fiato per il futuro. Eppure, benché nessuno di noi possa dirsi santo, siamo tutti chiamati a diventarlo.
E se tutti fossimo una rosa? Almeno per qualcuno. Per la persona amata o per i figli, per esempio. Di sicuro lo siamo nei progetti di Dio, che di giardini se ne intende dal tempo della creazione: rose chiamate a rendere il mondo più bello.
La nostra fede nasce nel silenzio di una notte profonda, nel vuoto di una tomba. E scaturisce dal racconto che uomini e donne ci hanno trasmesso del loro incontro con il Risorto, e di come la loro vita è improvvisamente cambiata proprio a partire da esso.
E se il compito dei cristiani fosse proprio quello di vedere? Vedere, quando gli altri non vedono un bel nulla o girano lo sguardo da un’altra parte. Vedere e credere che il buon Dio non ha abbandonato questa nostra meravigliosa terra.