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2025
L’inizio del nuovo anno è sempre un momento di passaggio che impone una riflessione: una tappa nel nostro cammino di vita, che invita a fermarci per guardarci intorno, soprattutto in riferimento al tempo che passa.
In fondo, 2025 è solo un numero, eppure ha un significato e un riferimento preciso nella nostra storia umana. 2025 sono gli anni passati dalla nascita di Gesù Cristo: è questo evento che è stato posto come punto di partenza del conteggio annuale. Tuttavia, sappiamo che c’è un ampio dibattito sull’effettiva datazione della nascita di Gesù: in base alle conoscenze dell’epoca, Dionigi il Piccolo, un monaco dell’inizio del VI secolo, fissò tale data a 753 anni dalla fondazione di Roma (data zero in quel momento). Tuttavia, la maggior parte degli studiosi colloca la data della nascita di Cristo al 746-747 ab Urbe condita, che sarebbe il 7-6 a.C..
Un riferimento importante, fornito nel vangelo di Luca, è quello del censimento.
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. (cfr. Lc 2,1-4)
Sappiamo, dalle Res Gestae di Cesare Augusto, che furono fatti dei censimenti universali nel 28 a.C., nell’8 a.C. e nel 14 d.C.; la seconda data sembra essere in linea con quella del brano evangelico. Tuttavia, in tali occasioni venivano censiti i cittadini romani e non gli altri. È invece attestato da Giuseppe Flavio nel suo testo Antichità giudaiche un censimento nelle province della Siria e della Giudea nel 6 d.C., tempo in cui era governatore Quirinio. Un altro elemento presente nei vangeli è il fatto che la nascita di Gesù è avvenuta durante il regno di Erode il Grande: questi muore nel 4 a.C., il che impone un’anticipazione della data.
Risulta difficile venire a capo della faccenda: viene da pensare che gli stessi vangeli non siano precisi dal punto di vista storico. In effetti, non è questo il loro scopo: la volontà è quella di situare gli eventi della salvezza in un tempo e in un luogo, ma il fine è annunciare che Gesù Cristo è il vero salvatore.
Una cosa simile accade anche per i nostri santi: non sappiamo precisamente la data di nascita di Francesco di Assisi o di Antonio di Padova. Il primo, è nato ad Assisi nel 1181-1182; del secondo, una tradizione tardiva afferma che è nato il 15 agosto 1195 (certamente a Lisbona), ma in realtà non ci sono fonti certe sul fatto.
Ciò che rimane non è tanto il tempo che scorre (il chronos), che vola via; rimane il tempo vissuto pienamente (il kairos), in cui abbiamo saputo gustare la vita, nell’accoglienza dell’altro, nel prenderci cura, nel lasciarci amare. È la pienezza che ha portato e vissuto Gesù, la pienezza che hanno gustato i santi.