Acli, un'identità condivisa nel mondo
Una marea di persone, di tutte le estrazioni sociali, lavoratori e lavoratrici, giovani e pensionati, attendevano nel grande Centro Leonardo Da Vinci di Montréal l’arrivo del presidente nazionale delle Acli, Andrea Olivero. Un’attesa dai molti significati perché voleva essere il tributo di riconoscenza verso una persona che rappresenta un’istituzione che, negli ultimi 50 anni, ha accompagnato il loro cammino di italiani all’estero, aiutandoli a risolvere i problemi del vivere quotidiano.
Oggi sono tantissimi i lavoratori italo-canadesi che usufruiscono dei servizi dei Patronati italiani esistenti in questo Paese. I Patronati sono dei veri e propri Centri di Assistenza Sociale che, con i loro servizi, fanno da tramite tra l’emigrato e l’Italia, e contribuiscono a tenere vivo il senso di appartenenza e i sentimenti che li tengono legati alle loro radici. Il primo dei Patronati ad essersi messo al servizio dei lavoratori italo-canadesi è stato quello delle Acli, nato nell’ottobre del 1957 a Montréal. A reggerlo per 50 anni è stato Francesco Pizzino.
La grande ovazione che ha accolto l’entrata del presidente Olivero, del vice-presidente Michele Consiglio, e del direttore generale del Patro-nato Acli, Damiano Bettoni, nel teatro del Centro Leonardo da Vinci, è suonata come un grande «grazie» corale tributato alla grande organizzazione di queste Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani che portano i loro servizi di solidarietà sociale e umana in tutto il mondo.
Ed è proprio per conoscere e far conoscere meglio le Acli di oggi e la loro proiezione verso il futuro, che riportiamo questo colloquio con il presidente nazionale, Andrea Olivero.
La Riccia. Qual è l’odierna consistenza delle Acli come movimento dei lavoratori cristiani in Italia e nel resto del mondo?
Olivero. In Italia abbiamo 980 mila iscritti che svolgono attività di vario genere, ma che sono ancorati al concetto cristiano della solidarietà e del servizio. In tutto il mondo abbiamo 72 patronati disseminati in 18 Paesi diversi. Siamo presenti all’estero sin dal 1946: ossia da oltre 60 anni svolgiamo un servizio per gli italiani che vivono fuori dall’Italia.
Qual è la differenza tra i servizi che offrite in Italia e quelli che offrite agli italiani che vivono all’estero?
Dipendono dalle esigenze che hanno i lavoratori nel far rispettare i loro diritti nei confronti dei datori di lavoro e del governo i quali, qualche volta, sono gli stessi ma molte volte sono completamente diversi perché tutto dipende dal Paese in cui l’emigrato vive. La presenza delle Acli nel mondo è un fatto positivo e qualificante perché con i mezzi che si hanno a disposizione si possono risolvere problemi anche a distanza. Per chi vive all’estero come, ad esempio, gli italiani in Canada, i servizi pensionistici con l’Italia tendono a diminuire perché l’emigrazione italiana verso il Canada è quasi del tutto finita, ma per noi non cambia nulla e i nostri servizi continuano perché ci sono altre esigenze, come la doppia cittadinanza, che richiedono l’intervento degli esperti dei nostri Patronati per risolvere in modo favorevole le legittime richieste dei nostri connazionali e, a volte, anche dei loro figli.
Qual è l’impegno delle Acli nei riguardi degli italiani che vivono in altre parti del mondo?
Noi abbiamo fatto nostro l’appello di Papa Giovanni Paolo II il quale, nel corso di un’udienza accordataci durante il periodo che era al vertice della Chiesa, ci ha esortato «ad allargare i confini dei servizi sociali e a globalizzare la solidarietà nel mondo». E, infatti, i nostri Patronati si muovono su questa direttiva tenendo in considerazione non solo il dovere di garantire dei servizi ma anche quello più importante di avere rispetto per la personalità umana secondo i dettami della Chiesa.
Quali sono i valori che sorreggono un’organizzazione come la vostra?
Le Acli, per esprimere al meglio i propri contenuti e dare ai lavoratori un adeguato sostegno, sono rimaste ancorate a una triplice fedeltà: alla Chiesa, alla democrazia e ai lavoratori. E per gli italiani all’estero queste fedeltà diventano cruciali per mantenere in vita un discorso di impegno e di solidarietà nei riguardi dei nostri affiliati. E questo ha una valenza particolare soprattutto per i giovani.
In che modo le Acli si rivolgono ai giovani, e con quali risultati?
Nel campo della solidarietà umana ci sono degli spazi che, se vengono occupati dai giovani, rappresentano un grosso aiuto per la nostra società. E parlo del volontariato. Con i servizi sociali continuiamo a sensibilizzare anche tanti giovani che vivono all’estero coinvolgendoli soprattutto nei Paesi in cui c’è bisogno. Abbiamo creato attività di cooperazione in diversi Stati come l’Argentina, e in certe parti d’Europa attraverso la scuola, l’insegnamento come formazione professionale. La nostra Associazione ha creato un centro di attività professionali in Mozambico.
Come raggiungete i giovani?
Noi parliamo con le famiglie. Il problema è coinvolgere i figli pur sapendo che gli interessi sono diversi. Noi cerchiamo di imboccare percorsi differenti. C’è l’aspetto del legame che li unisce alla terra d’origine che noi cerchiamo di valorizzare facendo uso dei mezzi tecnologici che abbiamo a disposizione.
In Canada ci sono 11 uffici del Patronato Acli: 9 nell’Ontario e 2 nel Quebec.
Ho inaugurato da poco il secondo ufficio del nostro Patronato a Laval, in Quebec. Mi sono reso conto che quella italocanadese è una comunità integrata che si presenta sotto due aspetti: i suoi appartenenti continuano ad integrarsi per divenire dei veri cittadini canadesi e, d’altra parte, per mantenere le proprie radici.
L’Italia come si presenta agli occhi del mondo?
Mi spiace dirlo ma l’Italia di oggi fa fatica a sentirsi nazione ed è un po’ allo sbando. Abbiamo una crisi di futuro e dobbiamo guardare agli italiani all’estero per renderci conto che si potrebbe andare meglio perché le risorse sotto tutti i punti di vista ci sono.
All’interno delle Acli è in atto una grande trasformazione. Di che cosa si tratta, e quali benefici ne trarranno i lavoratori?
I servizi che, fino a poco tempo fa, i nostri Patronati hanno erogato ai lavoratori, erano basati soprattutto sul fattore pensionistico che li accompagnava al momento di lasciare la vita lavorativa per la pensione: consulenza in tema di previdenza accertando, ad esempio, il diritto alla pensione. Oggi, pur continuando su questa strada, si sono aggiunti alcuni servizi sociali che riguardano la ricerca di un lavoro adeguato alle capacità dei lavoratori; aiuti per compilare le dichiarazioni dei redditi o per calcolare l’imposta da pagare per gli immobili posseduti in Italia; per pratiche di successione. Coloro che, continuando a lavorare, avevano bisogno di essere tutelati e aiutati soprattutto offrendo loro consulenza per questioni fiscali. Ma un passo importante è stato quello di aver firmato un accordo col Ministero degli Esteri per affiancare i consolati per la documentazione necessaria per la richiesta dei passaporti, della cittadinanza italiana, del codice fiscale, per trascrivere atti in Italia e per iscriversi all’Aire.