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01 Giugno 1998 | di

A occuparsi e a battersi per i poveri erano pochi e, spesso, inascoltati uomini di Dio, che del Vangelo vissuto avevano fatto legge della loro vita.

Ai tempi di sant`€™Antonio la povertà  aveva quasi sempre i segni più drammatici della miseria e dello squallore. I poveri erano disgraziatamente poveri. Nulle per loro le possibilità  di riscatto, di perseguire con speranza la conquista della dignità  che il cristianesimo, che tutti dichiaravano di professare, assicurava loro invitando tutti a pregare il Padre nostro, che sei cieli, Padre della famiglia umana dove i figli hanno gli stessi diritti, le stesse condizioni di vita e di futuro.

Poveri e soli. Non li difendevano le leggi, fatte dai potenti per proteggere i propri diritti e privilegi o addirittura per poter legalmente tiranneggiare i poveri. E neppure gli uomini di chiesa: irretiti in una logica di potere e di ricchezza tutte umane, prestavano scarsa attenzione a quei loro fratelli, dietro il cui volto sofferente si cela (lo ha detto Gesù) il volto stesso di Dio.

A occuparsi e a battersi per loro erano pochi e, spesso, inascoltati uomini di Dio, che del Vangelo vissuto avevano fatto legge della loro vita. Sant`€™Antonio fu tra questi. Senza numero gli episodi che testimoniano il suo amore per i più poveri, il coraggio che sapeva trarre dal suo cuore puro per investire di rampogne quanti senza scrupoli affamavano vedove e orfani; commoventi i 'miracoli' compiuti in loro favore. Preziosa la testimonianza dell`€™estensore della prima biografia di Antonio, l`€™Assidua, che li compendia tutti; è riferita all`€™ultima grande azione pastorale di Antonio, la predicazione della quaresima a Padova. Dice, dunque, l`€™Assidua: 'Riconduceva a pace fraterna i discordi; ridava libertà  ai detenuti; faceva restituire ciò che era stato rapinato con l`€™usura e la violenza. Si giunse a tanto che, ipotecati case e terreni, se ne poneva il prezzo ai piedi del Santo e su consiglio di lui veniva restituito ai derubati quanto era stato loro tolto con le buone e con le cattive; distoglieva le prostitute dal turpe mercato; ladri famigerati per misfatti tratteneva dal mettere le grinfie sulle proprietà  altrui...'. Insomma, quanto di meglio si potesse fare in difesa dei poveri.

L`€™impegno di Antonio, e di quanti nel tempo ne hanno seguito l`€™esempio, non è riuscito che a lenire in parte il problema della povertà . E non ha cancellato l`€™indiffernza e l`€™avidità  di chi già  ricco vuole essere più ricco e non intende spartire nulla con nessuno.

I poveri sono ancora tra noi. E per moltissimi di loro, milioni, la povertà  continua ad avere i segni drammatici della miseria, della fame, dello sfruttamanto, della privazione di ogni dignità  o di ogni speranza.

Però oggi, forse, i poveri sono meno soli di una volta. Il velo pesante dell`€™indiffenza e dell`€™egoismo ha, per fortuna, vistose smagliature. La consapevolezza di essere tutti una sola famiglia, dove non è giusto ci sia chi si ingozza e chi muore di fame, si tramuta spesso in rivoli di solidarietà  e di interventi che hanno per protagonista soprattutto la gente semplice. Un po`€™ assenti i potenti, presi dai loro giochi di potere, di prestigio, di supremazia. Per questo non si capisce, ad esempio, che senso abbiano in India, uno dei paesi dove la povertà  è spesso tragedia, i miliardi buttati per costruire ordigni nucleari; o, comunque, tutte le spese fatte nel mondo per le armi, strumenti di morte. Impegnati in progetti diversi quei soldi potrebbero dare speranza di vita a milioni di persone, soprattutto ai bambini che dell`€™ingistizia sono le vittime più dolenti e numerose.

E sono ancora una volta i bambini il cuore dei progetti che la Caritas antoniana lancia ai lettori del 'Messaggero' anche quest`€™anno per rendere concreta la devozione al Santo, che in questo mese celebra la sua festa. Progetti ai quali i lettori hanno risposto ogni volta con larga generosità , da farci dire che i poveri davvero oggi sono un po`€™ meno soli.

I bambini, dunque. E tra essi quelli del Sud del mondo che sono i più svantaggiati. E il disagio aumenta se sono bambini di strada o handicappati, perché allora alla povertà  si aggiungono il rifiuto, la mancanza di amore, l`€™emarginazione più totale. Per essi abbiamo previsto, come più ampiamente è spiegato nell`€™inserto speciale, tre grandi progetti: ad Antigua, in Guatemala, un edificio e altri interventi per bambini affetti da gravi handicap fisici e psicologici, sollecitato da padre Giuseppe Contran, direttore delle 'Obras Sociales Hermano Pedro'; un centro di accoglienza e animazione per bambini di strada a Nairobi, in Kenia, richiesto da padre Renato Kizito Sesana; la riconversione di un lebbrosario in centro che costruisce protesi per mutilati a Naswan, in Ghana, proposto da padre Giorgio Abram. Il tutto nella convinzione che i bambini è meglio aiutarli adesso, quando si è ancora in tempo a salvarli, a prepararli a essere buoni cristiani e bravi cittadini. Sant`€™Antonio ci assista e premi la generosità  di tutti.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017