All’alba del ventesimo secolo

Come ha vissuto il bollettino della basilica un evento così denso di aspettative e di timori come il passaggio da un secolo all’altro?
11 Febbraio 1998 | di

Il 'Messaggiero di S. Antonio di Padova' stava varcando la soglia, e la prova, dei primi anni di vita quando si trovò ad affrontare lo stesso evento che ora impegna e affascina noi: la fine di un secolo e l`€™avvento di uno nuovo, con la carica di speranze e di timori che una circostanza simile porta con sé. La nostra attesa è più pregnante perché legata anche all`€™avvio di un nuovo millennio, il terzo, che Giovanni Paolo II ha voluto solennizzare con un giubileo. Allora le attese erano più flebili, anche perché la gente, alle prese con una pesante crisi economica che non concedeva spazi a sogni, aveva altro cui pensare.

Vediamo allora come il 'Messaggiero' visse quell`€™evento. Segnaliamo subito una curiosità , ai più forse sconosciuta. Noi saluteremo la fine del secolo e l`€™inizio del nuovo, con la solennità  e il fracasso che la circostanza richiede, la mezzanotte del 31 dicembre 1999. Cent`€™anni fa, invece, il 1900 fu considerato l`€™ultimo anno del secolo diciannovesimo e il 1901 il primo del nuovo. Per cui è stata una sorpresa non trovare nel numero di dicembre del 1899 nessun cenno di bilancio per il secolo che moriva e nessun particolare auspicio per quello che stava nascendo. Questi vengono presentati l`€™anno successivo, e anche un po`€™ sottotono.

Eppure, il secolo trascorso offriva l`€™occasione per una serie di bilanci, tanto era stato ricco di avvenimenti politici, sociali e culturali, tali da mutare profondamente il volto e il destino dell`€™Italia e dell`€™Europa. Si era aperto che ancora splendeva fulgida (per l`€™interessato) la stella di Napoleone. Poi anche per l`€™insaziabile imperatore dei francesi valse la legge del chi troppo vuole... E così, dopo essere stato 'tre volte sulla polvere e tre volte sull`€™altar' (Manzoni), alla fine dalla polvere non si risollevò più, e il Congresso di Vienna fece tornare le cose come erano prima che il Bonaparte le scompigliasse tutte.

Poi c`€™erano state per l`€™Italia le guerre di indipendenza, conclusesi con la ricomposizione unitaria della penisola, dalle Alpi (anche se non da subito) alla Sicilia. Sull`€™altare dell`€™unità  era stato inevitabilmente sacrificato lo Stato pontifico, cosa che i cattolici, o parte di essi, non avevano gradito affatto: una lacerazione che si rimarginò solo molti anni dopo. E altri fatti ancora, tra cui le lotte di contadini e operai per la dignità  del lavoro e per la giusta ricompensa della loro fatica...

Nel numero di gennaio del 1900 un articolo, singolare nella sostanza e nella forma, piacevolissimo da leggere, riflette intanto sull`€™anno appena archiviato. L`€™estensore, certo Fr. M. G., scrive: 'Il 1889 non è più. Un anno ancora e più non sarà  il secolo XIX. Il pensiero, che anche ai fulgidi tramonti dei soli più scintillanti suol velarsi ad una melanconia placida e serena; al tramonto del sole, che per l`€™ultima volta salutava l`€™anno morente, che a breve distanza saluterà  pure la fine d`€™un secolo de`€™ suoi languidi raggi della tinta pallida e sbiadita, sentiasi preso da una cupa tristezza e profonda. Ecco, io diceva tenendo fiso lo sguardo in verso l`€™Occidente, ecco come i giorni finiscono, come gli anni sen vanno, come anche i secoli scompaiono! Questo sole che da quando fu acceso in cielo, tanti secoli, tanti anni, tanti giorni rischiarò de`€™ suoi fiammeggianti splendori, nel continuo avvicendarsi delle stagioni, tra gli orrori dei ghiacci e delle nevi, il rombo dei venti e delle bufere nel verno; tra il soavissimo olezzo e profumo dei fiori, il dolcissimo gorgheggio degli augelli, il mormorio vaghissimo dei ruscelletti, il delicatissimo canto delle villanelle pascolanti le greggi ai prati verdeggianti in primavera; fra lieti canti e giocondi de`€™ mietitori sparsi nei campi di messi biondeggianti nella state; tra le grida festose delle balde fanciulle sollazzantisi pe`€™ vigneti maturi in autunno; altri secoli, altri anni, altri giorni illuminerà  della sua luce smagliante, nella marcia trionfale pei cieli, e poi lui pure!... Tramonterà  una sera per non sorgere più alla dimane a irradiare le alte creste dei monti, i colli ameni, le ubertose pianure...'.

E così via, liricamente volando per monti, valli, fiumi, granellini di sabbia, lidi e riviere per poi concludere (il congedo): 'Ora va`€™, o bell`€™astro del giorno, t`€™avanza giulivo al mattino rosato, a portare alle nazioni della terra la candida luce dell`€™anno novello. Va`€™, feconda i campi e il lavoro perché l`€™uomo non abbia giammai a levar lamenti dolorosi e smanianti per un`€™esistenza, che a poco a poco nella miseria intristisce e muore'. Solo un pallido cenno alle difficoltà  del paese, impaniato in una povertà  per tanti senza vie d`€™uscita.

Altre due penne, diverse per stile e sostanza, salutano più tardi 'la fine del secolo' e 'il secolo che nasce' (1901). C`€™è meno lirismo e maggiore concretezza, un po`€™ di approssimazione, ma ampia apertura alla speranza. Anonimo l`€™articolista che saluta la fine del secolo: 'Dicembre! `€“ scrive `€“ l`€™ultimo mese dell`€™anno 1900 e l`€™ultimo mese del secolo decimonono. Colla mezzanotte del 31 altri cento anni saranno ormai piombati nell`€™eternità . Quante vicende or gaie, or tristi, or coronate di gloria or coperte d`€™infamia ha dovuto registrare la storia... Troni crollati, dinastie distrutte... Anche contro la Chiesa si volle combattere, contro Gesù Cristo medesimo, scacciandolo dalle scuole, dichiarandolo scaduto dai suoi eterni diritti di sovranità  su tutto il creato, imprigionando l`€™augusto suo vicario...'. Bruciava ancora la ferita aperta con la breccia di Porta Pia che aveva sancito la fine del potere temporale dei papi, mentre una certa mentalità  anticlericale e massonica, che ispirava le scelte della politica, aveva messo in difficoltà  la chiesa e il mondo cattolico. Evidentemente qualcosa, però, stava mutando se l`€™articolista scrive convinto: 'Se il secolo XVIII die`€™ principio alle convulsioni del XIX, terminando col suo grido: 'Morte a Cristo!', il XIX si chiude col cantico: 'Viva Cristo!', e questo cantico non esce no dalle catacombe, ma sale vigoroso, entusiastico al cielo dalle vette dei monti dove in omaggio a Cristo redentore s`€™innalzano croci e monumenti e si celebrano le più belle solennità ...'.

Solo una sigla, F. V., in calce all`€™articolo che saluta il 'secolo che nasce': 'Foriero di un avvenire men fosco, sorge il secolo XX; e mentre il secolo che non è più seco se ne porta e speranze svanite e cupidigie e disinganni, cancellando i titoli più superbi, trascinando nell`€™oblio una generazione che passò, il secolo nascente, bello nella verginità  della sua immacolatezza, porta speranze e voti, speranze sante che traggono auspicio e vigore dal movimento di ritorno alla Chiesa cattolica che, madre amorosa, apre le braccia ai prodighi figliuoli. Ma non può dissimularsi che, accanto a quelli i quali consolano il cuore della Sposa di Gesù Cristo, molti ve ne ha che le fanno guerra aspra e continua... Purtroppo il secolo che non è più, per opera dei figli del male, vide retrocedere la società  verso il paganesimo; il secolo che nasce veda i figli di Dio riacquistare il perduto: la ristorazione dell`€™ordine, della morale, dell`€™onore concussi; e, ripudiate le opere del vizio, regnare la generosità , l`€™abnegazione, la carità '.

 

Precedute da una conferenza stampa di presentazione tenutasi a Roma lo scorso 14 gennaio, prendono il via in questo mese le celebrazioni per ricordare i cent`€™anni della nostra rivista. Questi gli appuntamenti previsti per febbraio e marzo.

14 febbraio. Presentazione del libro Il mandorlo e la locusta, realizzato da venti scrittori italiani liberamente ispiratisi a un brano, a una citazione dei Sermoni di sant`€™Antonio. Ne citiamo alcuni: Raffaele Crovi, Carlo Sgorlon, Ferruccio Parazzoli, Luigi Santucci, Antonio Spinosa, Simona Mastrocinque, Antonia Arslan, Luca Desiato, Ettore Masina, Vittorio Zucconi... Ognuno si è cimentato nella forma che più gli è congeniale: un racconto, una riflessione, una testimonianza... Hanno curato il libro: Piero Lazzarin e Laura Pisanello.

15 febbraio. Festa liturgica che ricorda il rinvenimento della lingua del Santo: l`€™occasione ideale per l`€™avvio delle celebrazioni, che saranno aperte in basilica.

18 febbraio. Un concerto in basilica ricorderà  il centenario: sul podio il celebre baritono padovano Renato Bruson accompagnato dai Solisti Veneti.

14 marzo. Primo convegno di studi 'Sant`€™Antonio in difesa dei diritti umani'. Il tema di questo incontro: Sant`€™Antonio e la legge buona e giusta. Organizzato dal 'Messaggero di sant`€™Antonio' e dal 'Centro di studi e di formazione sui diritti dell`€™uomo e dei popoli' dell`€™università  di Padova e coordinato dai padri Danilo Salezze e Luciano Segafreddo, il convegno prevede la partecipazione del professor Antonio Papisca, direttore del Centro organizzatore, di don Luigi Ciotti, Francesco Paolo Casavola, monsignor Diego Bona, presidente di Pax Christi, Giancarlo Caselli...

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017