Annunciamo il Vangelo

01 Febbraio 1998 | di

Il 15 febbraio iniziano ufficialmente, nella basilica del Santo, le celebrazioni per i cent`€™anni della nostra rivista. La data non è stata scelta a caso. Il 15 febbraio è infatti una giornata particolarmente cara alla devozione antoniana perché ricorda il momento in cui san Bonaventura, generale dell`€™ordine francescano, effettuando la ricognizione delle spoglie mortali del Santo, ne rinveniva intatta la lingua.

Un fatto straordinario che venne subito interpretato da frate Bonaventura come segno del cielo a sottolineare l`€™uso che Antonio aveva fatto della lingua, ponendola al servizio del Vangelo, della parola di Dio che fece conoscere nella sua integrità  ed esigenza a un numero sterminato di persone. Missionario infaticabile per le strade di Italia e Francia, aveva richiamato all`€™ovile pecorelle smarrite, pungolato recalcitranti e fiacchi sulla via della perfezione, redarguito con parole di fuoco quanti, prepotenti e furbastri di tutte le risme, si approffittavano del loro ruolo per calpestare la dignità  e i diritti dei più deboli. Aveva aiutato, a riscoprire ideali e valori dimenticati o sopraffatti dai bisogni materiali e ridato a tutti conforto, fiducia e speranza.

Frate Antonio fu uno dei grandi evangelizzatori del suo tempo, e la chiesa gliene diede atto proclamandolo 'dottore della chiesa' (Pio XII, 1947) precisamente 'dottore evangelico'.

Morendo, frate Antonio ha lasciato ai confratelli una preziosa e impegnativa eredità , ha tracciato per loro una strada invitandoli francescanamente a percorrerla. I frati non si sono tirati indietro, hanno continuato dai pulpiti della basilica, e dagli altri dove la loro missione li conduceva, ad annunciare ai poveri la 'buona novella' del regno, prendendo magari spunto dalle tracce di predicazione che il loro santo confratello aveva raccolto nei Sermones, adeguando via via i loro interventi alle esigenze e alle tecniche del tempo. E quando, in epoca moderna, la stampa è diventata un 'pulpito' più efficace e valido di altri, essi si sono adeguati con intelligenza e lungimiranza dando vita al 'Messaggero di san`€™Antonio': agli inizi un bollettino, oggi una moderna rivista, che ha avuto da sempre come fine essenziale quallo che oggi si dice: l`€™evangelizzazione e la promozione dell`€™uomo.

La ricorrenza della lingua ci porta a sottolineare soprattutto il compito dell`€™evangelizzazione, che il 'Messaggero' nei suoi cent`€™anni di vita ha cercato di assolvere sempre con rigore, usando via via il linguaggio più consono e le tecniche più adeguate per far giungere a un numero più vasto possibile di persone la parola di Dio, per aiutarle a capire il valore della loro appartenenza al cristianesimo, a tramutare in accettazione consapevole un dato scontato per nascita e tradizione, e adeguare di conseguenza il loro operare. Il 'Messaggero' ha così aiutato molti a ridare un senso alla loro vita e agli avvenimenti, a riagganciare la propria esperienza a quei valori fondanti che la personale inerzia o le stimolazioni negative di una società  più protesa a godere paganamente che a ricercare la verità , aveva fatto dimenticare.

Il bello è che la rivista è riuscita, attraverso le varie edizioni e filiazioni operate nel tempo, a raggiungere persone di ogni età , valicando confini nazionali, culturali e religiosi. E la meraviglia non sta solo nei numeri delle copie stampate, dei paesi raggiunti, dei lettori coinvolti `€“ che pure sono considerevoli `€“ ma nel costatare (e ci succede di frequente anche in questo avvio di celebrazioni) che essa è conosciuta, letta e stimata, per quello che dice e per come è fatta, da personaggi che non avresti neppure lontanamente sospettato. Si è ripetuto quello che i biografi raccontano di Antonio predicatore: 'Venivano infatti turbe quasi innumerevoli dell`€™uno e dell`€™altro sesso dalle città , dai castelli, dai villaggi che sono intorno a Padova, tutte sitibonde di udire con somma devozione la parola di vita, e avendo ferma speranza di provvedere alla propria salvezza seguendo gli insegnamenti di lui'.

Se il successo ci riempie umanamente di soddisfazione, ci carica anche di responsabilità  per il futuro. Il momento storico è abbastanza delicato. Viviamo una fase di trasformazioni profonde, quindi di crisi e di confusione. Siamo chiamati a prestare orecchio ai segni del tempi, ma con l`€™avvertenza di non scambiare lucciole per lanterne, e quindi invitati a ritrasmettere con caparbia fedeltà  le esigenze più profonde di quel messaggio cristiano che oggi non è più per tanti ispirazione e stimolo di vita, ammaliati da altre sirene; a riproporre Gesù Cristo e il Vangelo come punti fermi, fari di luce, sorgenti di vita, di speranza, di senso e di dignità .

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017