Antonio, carità e verità di Dio
La fede (…) è fondata su fatti storici concreti. Essa richiede da noi non una risposta teorica, ma un’adesione che metta in gioco la totalità della nostra persona e della nostra esistenza. Come ha detto, e soprattutto fatto, sant’Antonio: «Amerai il Signore tuo Dio che, creandoti, diede te a te stesso; e che facendosi uomo per te, ti ristabilì e, dandosi a te, restituì te a te stesso. Dato e restituito, a Lui dunque tu ti devi, due volte ti devi, tutto intero ti devi» (Sermones dominicales et festivi, Padova 1979). E questa dedizione totale nella risposta fu in sant’Antonio letterale: l’amore di Dio e dei fratelli in lui bruciò la sua breve – 36 anni – e intensissima esistenza, come narrano anche gli antichi biografi: «Morì per sfinimento di eccesso di lavoro e per scarso nutrimento e riposo».
La sua vocazione nasce e si sviluppa all’insegna del martirio/testimonianza a tutto il mondo, secondo il comando di Cristo ai suoi che il Vangelo (...) ci richiama con decisione: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,19-20). Dopo l’uccisione dei cinque protomartiri francescani in Marocco, Antonio chiese e ottenne di imbarcarsi per l’Africa, ma appena giunto contrasse la malaria e fu costretto a tornare.
Prese parte al famoso Capitolo delle stuoie convocato da san Francesco e fu Francesco stesso che lo scelse come predicatore itinerante e maestro di teologia dei confratelli. A Padova giunse nell’ultimo periodo della vita, ma la sua fu un’azione decisiva che segnò la rifondazione cristiana di Padova, la sua rinascita. Vi predicò la quaresima (1231), la prima quaresima con predicazione quotidiana ininterrotta di cui si abbia memoria nella Chiesa d’Occidente, un’innovazione destinata ad avere uno sviluppo grandioso nei secoli successivi.
Nel carisma concesso dallo Spirito ad Antonio brilla l’inscindibile nesso tra carità e verità. Ne era ben consapevole Pio XII quando lo insignì del titolo di dottore evangelico. Infatti, la riduzione della carità a un umanitarismo generico e «neutrale», che lascia in secondo piano la verità vivente e personale di Gesù Cristo, è una tentazione sempre incombente. Tanto più oggi in una società interculturale e interreligiosa come la nostra. Antonio (…), prima ancora che dalla povertà di beni economici e di potere politico, fu colpito dalla povertà di sapere circa il senso della vita e il destino dell’uomo. E per combattere questa forma di povertà impiegò attivamente l’ultimo decennio della sua vita, impegnandosi in un dialogo robusto per dar ragione del pensiero di Cristo ai suoi interlocutori. Perché – come ha ricordato due anni fa il Santo Padre nel suo viaggio apostolico ad Assisi – «è Cristo la verità divina, l’eterno Logos, in cui ogni dia-logos nel tempo trova il suo ultimo fondamento. Francesco incarna profondamente questa verità “cristologica” che è alle radici dell’esistenza umana, del cosmo, della storia».
Il linguaggio dei miracoli è quello più familiare al Santo di tutto il mondo, per rubare l’espressione a papa Leone XIII. Ma il miracolo da cui hanno origine tutti gli altri, anche gli innumerevoli operati da sant’Antonio, è Cristo risorto nel suo vero corpo che sprigiona energia salvifica. E della salvezza – soddisfazione del più profondo desiderio del nostro cuore: essere definitivamente amati e poter definitivamente amare – ogni uomo ha bisogno più di ogni altra cosa.
Come documenta il commovente testo della più antica preghiera a sant’Antonio, la popolarissima Si quaeris: «Se chiedi miracoli, subito fuggono la morte, gli errori e le disgrazie. Gli ammalati si levano guariti, il mare si calma, le catene si rompono. I giovani e i vecchi sono esauditi: riacquistano l’uso delle membra, ritrovano le cose perdute. Svaniscono i pericoli, finisce ogni miseria. Raccontino queste cose quelli che le sanno; le dicano specialmente i padovani…».
Carissimi, questo compito urgente e affascinante si rinnova per tutti noi oggi.
Sant’Antonio ce ne propizi l’energia.
Il testo completo dell’omelia è disponibile sul sito www.angeloscola.it