Antonio e Francesco a Taurisano
La devozione a sant’Antonio di Padova a Taurisano (LE) è di gran lunga la più sentita e la più diffusa e lo attestano le tabelle inerenti all’onomastica battesimale e ai beni devozionali urbani e rurali dedicati a questo Santo. Nella cappella di san Nicola di Bari, annessa al Palazzo Ducale dei Lopez Y Royo, oggi sede comunale, esiste un affresco raffigurante sant’Antonio di Padova inginocchiato davanti al Bambino Gesù seduto sulla Bibbia aperta; lo sfondo è quello di un paesaggio ricco di verde e di silenzio, proprio il luogo che Antonio cercava per la quiete favorevole alla contemplazione e per riposarsi dalla spossatezza dovuta all’intensa predicazione quaresimale tenuta a Padova. Il santo nella mano destra porta il giglio e, con la sinistra, abbraccia il Bambino Gesù. Un fascio di luce intensa viene dall’alto e si posa sul capo del Bambino Gesù richiamando la scena della visione. Il dipinto è opera di un pittore di estrazione popolare.
La chiesa è stata edificata nel 1733 dall’abate Bartolomeo Lopez y Royo ed è chiamata anche della Beata Vergine della Consolazione, come si evince dall’epigrafe «Dominus tecum Consolatrix afflictorum, MDCCXXXIII». Quanto al dipinto, alla base era attaccato un cartiglio in metallo dorato che fu trafugato negli anni cinquanta del secolo scorso, e su di esso vi era la seguente iscrizione fortunatamente trascritta dal sacerdote taurisanese don Francesco Orlando (1910-1982), professore di lingua e letteratura latina e francese al seminario vescovile di Ugento, su un quaderno di appunti ritrovato tra le sue carte superstiti dopo il suo decesso «Si quaeris miracula invoca sanctum Antonium. Sicut cedrus Libani multiplicabitur iustus ut palma florebit. Os iusti meditabitur sapientiam» (Se cerchi i miracoli invoca sant’Antonio. Il giusto si moltiplicherà come il cedro del Libano e fiorirà come la palma. La bocca del giusto proclamerà sapienza).
Nella stessa cappella esiste un altro dipinto riproducente san Francesco d’Assisi in estasi in un paesaggio montuoso ed arido, inginocchiato accanto alla Croce, a un teschio e a un libro. Anche il cartiglio di questo dipinto è stato perduto e il sacerdote ha recuperato l’iscrizione che vi era incisa «ubi est paupertas cum laetitia ibi nec cupiditas nec avaritia. In onorem sancti Francisci» (Dove regna povertà con letizia, non c’è né avidità né avarizia. In onore di san Francesco).