ANTONIO, SANTO NATALIZIO

Per entrare nel regno dei cieli, bisogna diventare piccoli come un bimbo. «Beati i puri di cuore - dice il Vangelo - perché vedranno Dio»
06 Dicembre 1996 | di

Al primo sguardo, sant";Antonio ci richiama alla gioia del Natale cristiano. Da secoli, ormai, l";iconografia lo ha circondato di «segni particolari» sempre più appropriati. L";emblema più antico messo nelle mani del giovane frate francescano: il libro, ne segnala ed esalta l";eccezionale sapienza. Il giglio bianco (popolarmente conosciuto come il giglio di sant";Antonio) simboleggia la sua intatta purezza di cuore e di corpo. Il Bambino Gesù fra le braccia richiama l";appassionata dedizione reciproca fra il Santo dei miracoli e il Figlio di Dio, fattosi bambino per salvarci.

 

L";apparizione a Camposampiero

L";episodio prodigioso, nella sua stesura più antica e autorevole, risale al Duecento, anche se venne divulgato nel secolo successivo. Una tradizione locale dona un nome alla località  dove ebbe luogo il fenomeno mirabile e all";uomo che invitò a casa sua il grande missionario: il paese è Camposampiero, in provincia di Padova, il signore è il feudatario del luogo, il conte Tiso.

Quest";ultimo ospitò Antonio in una dépendance del suo castello, affinché potesse attendere indisturbato allo studio e alla preghiera. Mentre era raccolto in profonda orazione, il conte fece un giro per la sua vasta dimora, e si trovò a passare accanto alla stanza che aveva assegnato al Santo. Vinto da una pia curiosità , volle occhieggiare di nascosto attraverso una finestrella, e vide comparire tra le braccia di Antonio un bimbo d";incomparabile bellezza ed esuberante di felicità . Il Santo lo stringeva al petto e lo baciava, fissandolo estaticamente. Tiso ammirava la scena, domandandosi fra sé da dove fosse venuto quel pargolo così leggiadro.

Quel bimbo era il Signore Gesù. Egli rivelò ad Antonio che l";ospite li stava osservando. Dopo una lunga preghiera, e una volta scomparsa la mirabile visione, il Santo fece chiamare Tiso, invitandolo a non manifestare a nessuno l";evento portentoso. Il fatto che anche il nobiluomo abbia avuto la fortuna di contemplare la celeste apparizione, attesta che ne era degno. Solo dopo il trapasso di Antonio, Tiso raccontò, in lacrime, la sua esperienza.

 

Antonio, «bambino» secondo il Vangelo

Chissà  quante volte, nella sua esistenza di apostolo, il nostro sant";Antonio ebbe il privilegio di contemplare, con i suoi occhi mortali, le sembianze del Salvatore! Nell";ora del suo trapasso, i compagni lo videro con lo sguardo fisso e abbagliato mentre mirava qualcosa davanti a sé.

Lo interrogarono: «Cosa vedi?», ed egli rispose sottovoce: «Vedo il mio Signore!». Era la beatitudine evangelica che si realizzava in lui: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio». Lo vedranno, si capisce, come può essere concesso e possibile a limitate creature. Antonio fu un puro di cuore, un";anima trasparente e raggiante di candore: dai pensieri ai sentimenti, fino alle azioni incessantemente purificate dalla presenza di Dio.

Il Santo viveva con un";inesauribile dedizione, con una dolce bontà . Uomo di preghiera assidua e di operosa benevolenza, egli era già  in qualche modo un abitatore del cielo: «Chiunque diventerà  piccolo come un bimbo, entrerà  nel regno dei cieli» (Matteo 18,3-4). Devoto com";era della Madonna e suo fervido imitatore, al suo fianco diventava semplice e limpido come un bimbo. Del resto, Gesù ha promesso: «Chi mi ama, anch";io lo amerò e mi manifesterò a lui» (Giovanni 14, 21).

 

Sfogliando i Sermoni

È naturale che nei suoi scritti, non meno che nelle rappresentazioni artistiche e nei documenti biografici, Antonio ci appaia come un santo natalizio. Più volte egli ritorna sul tema del Natale, con variazioni immaginose e infiammate d";amore. Ascoltiamolo: «In primavera la terra si riveste di erbe, si dipinge di fiori; l";aria si addolcisce, gorgheggiano gli uccelli, tutta la natura sembra sorridere. Noi ti ringraziamo, o Padre santo, che, nel cuore dell";inverno, tra i rigori del freddo, hai fatto sbocciare per noi la primavera, poiché con la nascita del tuo benedetto figlio Gesù ci hai donato una primavera piena di giocondità .

«Oggi la Vergine, terra benedetta dal Signore, ha fatto fiorire rose e gigli. Oggi cantano gli angeli con le loro cetre: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace sulla terra agli uomini che egli ama. Oggi è tornata sulla terra l";armonia della pace. Tutte le cose sorridono, tutte gioiscono.

«I pastori, dirigendosi alla grotta, trovarono un neonato avvolto in umili panni, adagiato in una mangiatoia. In questa scena sono raffigurate due virtù: l";umiltà  e la povertà . Cosa vedi nella greppia, se non la Sapienza balbettante, la Maestà  abbassata, l";Immenso diventato infante, il Re degli angeli che alberga in una stalla? Ecco, il Signore di tutto e di tutti è avvolto in miseri panni; il Sovrano degli angeli giace in una stalla in mezzo ai giumenti. Arrossisci, o insaziabile brama di ricchezza! Vergognati, o umana superbia. Chi sarà  così ambizioso, arrogante e vano da non sentirsi disarmato di fronte al presepe?».

E siamo riconoscenti anche a sant";Antonio che ci porta un aroma di dolce semplicità , un raggio di sapiente equilibrio, un invito a liberarci dalla schiavitù di tanti idoli del benessere materialistico. Vogliamo anche noi tenere nel cuore e fra le braccia il «piccolo principe»: il Figlio fattosi uno di noi.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017