Per Antonium ad Jesum

Questa è la volontà di Dio: santificarci. Con la sua grazia possiamo tendere e arrivare alla pienezza della vera gioia.
04 Giugno 2000 | di

Per la grande Famiglia antoniana il mese di giugno è particolarmente importante, essendo il mese del suo patrono. La basilica, recentemente restaurata, con l'incantevole facciata riportata al suo splendore, si riempie ogni giorno di devoti. I tredici giorni in preparazione alla sua festa, viene celebrata con grande solennità , con pellegrinaggi provenienti dalle diocesi vicine, guidate quasi sempre dai loro vescovi. Quest'anno la frequenza alla Basilica è ancora più accentuata, essendo Basilica Giubilare, inclusa cioè nel novero dei santuari nei quali è possibile ottenere l'indulgenza del Giubileo.
Ancora una volta Antonio si rivela come «il Santo di tutto il mondo, il Santo che il mondo ama, il maestro di santità , il Santo che guida gli uomini a Dio» com'ebbe a dire Papa Pio XI: «Per Antonium ad Jesum».

Parlando della grazia, dei santi, degli annunciatori della parola e dell'intervento di Dio, sant'Antonio scrive:

 Leggiamo nel libro di Giobbe: «Dio comanda al sole, e questo non sorge, e alle stelle pone il suo sigillo. Egli da solo stende i cieli e cammina sulle onde del mare. Crea le costellazioni di Arturo (l'Orsa Maggiore) e di Orione, le Pleiadi e i penetrali dell'Austro. Egli fa cose grandiose e inconcepibili, e meraviglie senza numero» (Gb 9,7-10).
«Comanda al sole, e questo non sorge». Nel sole è raffigurata l'illuminazione della grazia che sorge quando viene infusa nella mente, e non sorge quando non viene concessa. Dice il Signore: «Avrò misericordia di chi vorrò, e sarò clemente verso chi mi piace» (Es 33,19). «Io indurirò il cuore del faraone» (Fs 4,21). Il Signore indurisce il cuore quando toglie la grazia, oppure non la concede.
All'anima peccatrice non può accadere nulla di peggio, come quando il Signore abbandona il peccatore alla depravazione del suo cuore e non lo corregge con il paterno castigo.
«Alle stelle pone il suo sigillo». Il sigillo è un segno che s'imprime su qualcosa perché resti nascosta finché il sigillo non verrà  rimosso. Le stelle raffigurano i santi che Cristo mette sotto il sigillo della sua provvidenza, affinché non compaiano in pubblico quando vogliono, ma siano sempre pronti per il tempo stabilito da Dio e quando udranno la voce di Colui che comanda, escano per compiere ciò che è necessario.
«Egli da solo stende i cieli». I cieli raffigurano i predicatori santi, che piovono con le parole, lampeggiano con gli esempi della vita santa, tuonano con le minacce della pena eterna. Questi cieli stende il Signore, perché ne ricoprano i peccatori e li inducano a liberarsi dal vischio delle cose temporali.
«E cammina sui flutti del mare». I flutti del mare raffigurano i superbi, sopra i quali il Signore cammina quando nel loro cuore imprime le orme della sua umiliazione. «Il giro del cielo da sola ho percorso, sono penetrata nella profondità  dell'abisso, ho camminato sui flutti del mare, ho sostato su tutta la terra; su ogni popolo e su ogni gente ho posto il mio dominio, e di tutti i grandi ho soggiogato il cuore con la mia potenza». (Eccl. 24,8-1 1).
«Il giro del cielo», cioè il cuore del giusto io circondo; penetrai «nelle profondità  dell'abisso», cioè nel cuore dei cattivi, per convertirli; «sui flutti del mare», cioè su coloro che sono oppressi dalle tentazioni; mi fermai «su tutta la terra»: Dio si ferma sull'umile, il diavolo si ferma sulla sabbia.
Prendendo spunto dalla visione di Giacobbe, «una scala misteriosa che poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo, e su di essa gli angeli di Dio che salivano e scendevano», scrive:
«Questa scala ha due braccia (i montanti) e sei scalini. Questa scala raffigura la santificazione del penitente, della quale l'apostolo nell'epistola dice: «Questa è la volontà  di Dio, la vostra santificazione, affinché ognuno di voi sappia mantenere il proprio corpo con onore e santità Â» (1Ts 4,3.4).
Le braccia di questa scala sono la contrizione o la confessione. I sei scalini sono le sei virtù nelle quali consiste la santificazione dell'anima e del corpo: la mortificazione della propria volontà , il rigore della disciplina, la virtù dell'astinenza, la considerazione della propria fragilità , l'esercizio della vita attiva (le opere di carità ) e la contemplazione della gloria celeste.
Di queste sei virtù parla il Signore per bocca di Ezechiele, dicendo: «E tu, figlio dell'uomo,... prenditi del frumento e dell'orzo, delle fave e delle lenticchie, del miglio o della spelta, metti il tutto in un vaso e fatti dei pani» (Ez 4,1,9).
Nel frumento, che muore quando viene gettato in terra, è raffigurata la mortificazione della nostra volontà ; nell'orzo, che ha una paglia tenace, è indicato il rigore della disciplina; nella fava, che è il cibo dei digiunatori, è raffigurata la virtù dell'astinenza; nelle lenticchie, che sono piccolissime e di poco valore, è indicata la consapevolezza della nostra fragilità ; nel miglio, che ha bisogno di assidua cura, l'esercizio della vita attiva; nella spelta, ossia nell'avena, che tende all'alto, va intesa la contemplazione della gloria celeste.
Poiché in queste virtù consiste la nostra santificazione, mettiamole nel nostro «vaso» (nel corpo).
Di queste sei virtù facciamoci dei pani, con i quali possiamo proseguire il cammino attraverso le prove di questa vita, per poter giungere alla gloria della ricompensa eterna».
Preghiamo, fratelli carissimi, il nostro Signore Gesù Cristo di infonderci la sua grazia, con la quale possiamo arrivare alla santità , alla pienezza della vera gioia; di pregare per noi il Padre di concederci la vera religione, affinché possiamo giungere al regno della vita eterna.

Dai Sermoni della V domenica dopo Pasqua e della II domenica di Quaresima (2)
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017