Anziani in casa: risorsa o peso?

Che cosa significa per una famiglia vivere con un anziano in casa? Quali sono i problemi da affrontare e le difficoltà da risolvere? E quali, di contro, i vantaggi che questa convivenza comporta?
03 Luglio 2002 | di

«Nonno Luigi è la persona più importante di casa. Alle cinque del mattino è già  in piedi: si alza presto da quando faceva l`€™operaio in fabbrica e anche adesso che può dormire, non riesce proprio a stare a letto cinque minuti in più. Così, quando vado in gita, è lui che mi sveglia. È l`€™unico che mi ascolta sempre quando parlo e poi non si stanca mai di giocare con me. Ogni tanto mi racconta di quando era giovane, di tutto quello che combinava con i suoi amici: ci divertiamo da matti».

«Luigi è mio padre. Vive con noi da quando è morta la mamma, tre anni fa. Ha già  avuto un infarto e non è opportuno, per lui, vivere da solo. All`€™inizio ha fatto fatica a rinunciare alla sua indipendenza, ma poi ha accettato e mi pare sia abbastanza contento di stare con noi. Anch`€™io lo sono. Per mia moglie, certo, è un`€™altra cosa: non è mica suo padre, la capisco. Per lei è una presenza estranea in casa. Le pesa dover pianificare le ferie e ogni nostro spostamento con mia sorella, che si occupa del papà  quando noi non ci siamo. Le pesa dover spesso discutere dei nostri problemi o scambiarci un gesto affettuoso alla sua presenza. Le pesa un po`€™ anche avere una stanza in più da pulire quotidianamente o dover passare il bagno più spesso, da quando lui è con noi. Lei dice che lo fa volentieri, ma si vede che non è sempre così`€¦».

«Luigi è mio suocero. È una persona speciale, un uomo buono, discreto, disponibile. Anche con il bambino ha tanta pazienza. Però`€¦ per me è comunque una persona estranea alla famiglia. È il padre di mio marito, è vero, ma io ho sposato suo figlio, mica lui. D`€™altra parte, non avevamo alternative: solo non poteva più vivere, la casa di riposo ha liste di attesa lunghissime e costi proibitivi e mia cognata ha una casa troppo piccola e così`€¦ Non voglio sembrare cinica, ma non è sempre così facile accettare la sua presenza. Anche se io cerco di essere sempre gentile con lui, qualche volta la fatica mi pesa e mi pesa soprattutto non avere mai un attimo di intimità  con mio marito e mio figlio`€¦ E poi, ogni tanto Luigi si intestardisce e non c`€™è verso di farlo ragionare. Con la dieta, per esempio: per la sua cardiopatia deve tenere il peso sotto controllo e invece spesso lo trovo che mangia di nascosto, soprattutto cibi dolci, e se io gli dico qualcosa, si offende e mi mette il muso. Bisogna avere tanta pazienza con gli anziani e io, francamente, non sempre ce l`€™ho».

Storie di vita. Ordinarie storie di tante famiglie che si trovano «costrette» a vivere con un anziano. Una convivenza pacifica, tranquilla, ma delicata e a volte anche un po`€™ pesante. Sarà  per le dimensioni sempre più limitate delle case di città , che obbligano a coabitazioni un po`€™ troppo «ravvicinate». Sarà  per i ritmi di vita, sempre più frenetici. Sarà  perché l`€™anziano oggi non ha più quel ruolo che ricopriva fino a qualche decennio fa: detentore del sapere, della storia familiare, punto di riferimento che regolava le tensioni interne alla famiglia. Patriarca capace di esprimere fermezza e sentimento.

Oggi la famiglia è diversa: si è frammentata, nuclearizzata. La società  stessa è diversa. Bambini e anziani, o comunque i più deboli, in questa società  strutturata in funzione del produrre sono diventati marginali, perché non funzionali al profitto. Vale a dire: tu non produci ancora, o non produci più, quindi vali poco. E, come tale, non puoi essere (o quasi) detentore di diritti.

 

L`€™affetto non basta

In un documento importante della Conferenza episcopale italiana (Cei) di qualche anno fa, si affermava che nella nostra società  il problema non è l`€™anziano, ma l`€™organizzazione e la cultura. Infatti, si è preferito creare «categorie da proteggere» (senza, peraltro, riuscirci bene) piuttosto che dar vita a un sistema in cui ciascuno potesse autonomamente progettare e organizzare la propria vita.

Così è toccato alla famiglia sopperire a uno Stato spesso inadempiente: è stato calcolato che nel nostro Paese ben il 64 per cento degli anziani è assistito da parenti o amici. Un ruolo improprio, che oggi è sempre più difficile ricoprire poiché la famiglia è cambiata ed è sicuramente più debole rispetto a un tempo. Aumentano, infatti, sempre di più le famiglie composte da una sola persona anziana, oppure da una coppia di anziani che, magari, si deve prendere cura di un grande vecchio. Ci sono anche le giovani famiglie, con o senza figli, in cui entrambi i coniugi lavorano e che difficilmente possono svolgere una funzione di «rete di protezione e cura» per i propri vecchi.

Oggi, la disponibilità  dettata dall`€™affetto non riesce più a far fronte a tutte le necessità .

Mai come ora, quindi, la famiglia ha bisogno di una comunità  disponibile all`€™ascolto e dell`€™aiuto di uno Stato, presente con servizi adeguati. Solo se sostenuta nel modo giusto, la famiglia può costituire il centro di raccordo di una rete di servizi che consenta all`€™anziano di restare nell`€™ambito degli affetti familiari, allontanando così il pericolo di un`€™assistenza istituzionalizzata, triste, pesante e deleteria.

Ci sono valori che vanno riscoperti e diritti cui è necessario dar risposta. C`€™è bisogno di sviluppare un sistema integrato, che possa mettere d`€™accordo famiglia e Stato, da un lato, e privato sociale, dall`€™altro. Un sistema che deve, comunque, essere sorretto da una cultura della solidarietà .

Del resto, la realtà  sociale del nostro Paese, caratterizzata ancora da un profondo senso della famiglia, sembra favorire questa integrazione. In Italia, infatti, il 43,3 per cento delle persone coniugate vive a meno di un chilometro dall`€™abitazione della famiglia d`€™origine e un altro 22,2 per cento vive, comunque, nello stesso comune. Una vicinanza che consente al 78 per cento degli anziani con nipoti, di prendersi cura di loro; tanto che circa il 40 per cento dei bambini fino ai 13 anni è affidato ai propri nonni. Cifre rilevanti che indurrebbero a privilegiare una politica per una famiglia «allargata ai nonni». Ma la strada da percorrere non è facile. Servono decisioni dettate da strategie lungimiranti che tengano presente la dinamica demografica, cioè l`€™aumento del numero degli anziani atteso per il futuro, e formulino interventi adeguati ai tempi.

 

Quali interventi ipotizzare?

Sono necessari, per esempio, interventi di sostegno sia per il settore delle cure informali, così che le famiglie possano continuare a prendersi cura dei propri anziani quando il loro stato di salute lo renda possibile, sia per il settore delle cure formali, così che le strutture siano adeguate, nelle loro prestazioni, ai bisogni degli anziani.

E ancora: interventi di sostegno economico e fiscale per quelle famiglie che si prendono cura degli anziani. Come, per esempio, la possibilità  di dedurre dalla dichiarazione dei redditi le spese sostenute per agevolare i non autosufficienti. O l`€™incremento dei fondi, attualmente scarsi, per abbattere le barriere architettoniche di casa: spie luminose che segnalano gli squilli del telefono o del campanello, strumenti antisdrucciolo nei bagni, eliminazione di gradini alti e così via.

Occorrerebbe, inoltre, promuovere le reti di servizi che integrano le necessità  sanitarie con quelle assistenziali. Una famiglia che ha un anziano in casa, magari non del tutto autosufficiente, deve badare alla sua igiene, a farlo uscire di casa per trascorrere qualche ora all`€™aperto, a fargli attraversare le vie della città , a passare almeno qualche ora della giornata con lui. Quanti giovani potrebbero trovare occupazione prendendosi cura degli anziani, sollevando le famiglie dal peso di un`€™assistenza quotidiana che richiede prontezza, pazienza, disponibilità ?

E invece, la situazione attuale è ben diversa. Le ricerche condotte da alcuni istituti sui servizi offerti dai comuni ai cittadini anziani denunciano non solo la mancata integrazione della rete di possibilità  che potrebbero agevolare le famiglie e i loro anziani, ma anche uno scarso finanziamento di servizi utili e innovativi, quali l`€™assistenza domiciliare integrata, il telesoccorso, i servizi riabilitativi e quelli della sicurezza del proprio quartiere.

Spesso le famiglie, in alternativa alle case di riposo, che tra l`€™altro hanno liste d`€™attesa lunghissime e sono molto costose, sono costrette a ricorrere al lavoro di cittadini extracomunitari. Si tratta delle assistenti domiciliari, le cosiddette «badanti», come vengono definite ripescando un termine ottocentesco (filippine, donne dell`€™est Europa, del nord Africa) che, lasciando condizioni di miseria e disperazione, si occupano degli anziani di «casa nostra», dedicano loro tante ore di attenzioni, cure di prima necessità  e, soprattutto, compagnia. Ma qui si apre un capitolo a parte, che chiama in causa anche le leggi sull`€™immigrazione.            

 

Opinioni.
Pro e contro: il nonno in casa

Anziani soli? Se lo Stato manca, ci pensa la famiglia, talvolta anche a costo di grandi sacrifici. Ma, al di là  delle situazioni difficili più eclatanti, un anziano in casa è, soprattutto, una risorsa. Come conferma il sociologo Giovanni Battista Sgritta.

Msa. Quanto «pesano» i fattori economici nella decisione di vivere con i nonni in casa?   

Sgritta. In Italia, molto. Il discorso sarebbe lungo. Mi limito a due battute. Pesano molto per il semplice motivo che la famiglia in Italia funziona da sempre come un potente «ammortizzatore sociale». La famiglia compensa ciò che non dà  lo Stato o ciò che i suoi componenti non riescono ad acquistare, per mancanza di risorse, sul mercato. In Italia, il privato (la famiglia) è il pubblico (lo Stato), per così dire. Supplisce, integra, compensa, fa tornare i conti anche quando altrimenti non tornerebbero. È chiaro, perciò, che in un Paese in cui vi è una delle più alte percentuali di disoccupazione giovanile, in cui grandi percentuali di giovani, raggiunti i 30 anni, continuano a restare a casa con i genitori, i redditi che entrano nelle famiglie servono anche a mantenere chi non guadagna (in primis, i figli in cerca di lavoro). Ovvio, quindi, che laddove le quote di disoccupazione giovanile sono maggiori, lì sia maggiore anche il contributo che l`€™anziano fornisce al «bilancio familiare allargato».

Una recente indagine curata dal Cer (Centro Europa Ricerche) ha dimostrato che nelle famiglie in cui è presente almeno un anziano con più di 65 anni, la quota del reddito familiare attribuibile ai componenti anziani sarebbe del 47 per cento; ma nelle regioni meridionali, dove, appunto, la «sofferenza occupazionale» dei giovani è ben più elevata che altrove in Italia, «circa il 57 per cento dei redditi di queste famiglie sono prodotti da anziani».

Sono previsti sostegni per quei figli che, avendo un anziano in casa, svolgono attività  di cura?

In Italia, il peso dell`€™assistenza agli anziani ricade tutto, o quasi, sui figli e le figlie. Nella stragrande maggioranza dei casi, però, con il tasso d`€™invecchiamento della popolazione italiana, anche gli stessi figli sono alle soglie dell`€™età  anziana. Sono uomini e donne che hanno spesso superato la soglia dei 60 anni e si trovano a dover badare, contemporaneamente, ai figli verso il basso e ai genitori verso l`€™alto; compressi «a sandwicth», tra la permanenza prolungata in casa dei discendenti ultramaggiorenni e le necessità  di cura e di assistenza degli ascendenti ultraottantenni. Il tutto, senza uno straccio di aiuto.

Nelle grandi città , dove la vita è oltremodo più difficile e i contatti più onerosi, l`€™assistenza a domicilio dell`€™anziano non autosufficiente o semi-autosufficiente è una goccia nel mare del fabbisogno reale; i servizi «di sollievo», che consentirebbero a chi si prende cura di un anziano, di un malato di Alzheimer, in particolare, o comunque di un allettato, di avere un momento di respiro, appunto, sono una chimera; l`€™integrazione socio-sanitaria, eccettuate alcune isole felici, è allo stato primordiale quasi ovunque; gli ospedali si limitano a interventi di natura tecnica e niente più.

Insomma, vivere con i nonni in casa è, a suo parere, un peso o una risorsa?

Secondo me, è senz`€™altro una risorsa. Il che non significa che non si avverta il peso della convivenza. Molti nonni sono una risorsa per le famiglie dei figli; una risorsa preziosa, impagabile poiché si occupano dei nipoti quando i genitori lavorano, riducendo così i «costi opportunità » che altrimenti impedirebbero ai figli, e soprattutto alle figlie, di entrare nel mercato del lavoro.     

 

Anziani in famiglia

Secondo i dati Istat del 1998 `€“ ultimo rilevamento disponibile in attesa dei risultati del censimento del 2001 `€“

112 mila circa erano i maschi ultrasessantenni che vivevano in casa di una coppia con o senza figli;

12 mila circa, invece, quelli che vivevano in un nucleo in cui era presente un solo genitore, con o senza figli;

oltre 400 mila le donne sopra i sessanta che vivevano in casa di una coppia con o senza figli;

più di 74 mila quelle che vivevano in un nucleo in cui è presente un solo genitore, con o senza figli.

In totale circa 700 mila persone oltre i sessanta su un totale di 13 milioni 273 mila 700 di anziani, pari al 5 per cento circa.

 

Chi non vive in famiglia

Oltre i 60 anni

Da soli: 576 mila maschi; 2 milioni 239 mila femmine. 

Con il proprio coniuge, con o senza figli: 4 milioni 561 mila maschi; 3 milioni 479 mila femmine. 

Da soli con un figlio: 137 mila maschi; 663 mila femmine.


Oltre i 65 ANNI

Maschi: da soli l`€™11,4%; come membri aggiunti in un`€™altra famiglia il 2,6%; con il coniuge/partner e i figli il 22,4%; soli con figli il 2,5%; in coppia senza figli il 55,4%.

Femmine: sole il 34,4%; come membri aggiunti in un`€™altra famiglia il  9,5%; con il coniuge/partner e i figli l`€™8,4%; sole con figli l`€™8,5%; in coppia senza figli il 31,4%.

 

Salute e terza età 
Come stanno i nostri anziani?

C`€™è un modo di dire che recita pressappoco: «un bambino senza affetto cresce male, ma un vecchio senza affetto muore». E, come tutti i detti popolari, anche questo ha un fondo di verità . La malattia che provoca più sofferenze ai nostri anziani è, infatti, la solitudine, che toglie loro la voglia di vivere e aggrava ogni patologia preesistente. Ma, oltre ad avere garantita la giusta dose di affetto, quale stile di vita deve condurre un anziano per mantenersi in buona salute? E, in caso di malattia, a chi deve rivolgersi? Di tutto ciò abbiamo discusso con il professor Stefano Maria Zuccaro, presidente della «Società  italiana geriatri ospedalieri».


Msa. Per una migliore tutela della salute dell`€™anziano, in che modo si devono raccordare il medico di base, o di famiglia come si diceva un tempo, e lo specialista?

Zuccaro. Il medico di famiglia rappresenta la figura fondamentale di riferimento per la salute dell`€™anziano. Tuttavia, è opportuno che il medico di base si rivolga anche alle consulenze e ai consigli dei vari specialisti: in quest`€™ambito spicca per rilevanza il ruolo del geriatra. È, infatti, al geriatra che bisogna affidare la continuità  assistenziale delle persone avanti con l`€™età  per poter «programmare», nei limiti del possibile, la propria vecchiaia. Noi come «società  italiana geriatri ospedalieri» abbiamo proposto da tempo la figura del geriatra di base, che dovrebbe diventare il punto di riferimento sanitario sul territorio per gli ultrasettantenni.

E, in tema di prevenzione, ci può dare qualche consiglio pratico per quanto riguarda l`€™alimentazione e l`€™attività  fisica?

Per quanto concerne l`€™alimentazione, questa deve essere, sempre che non vi siano specifiche controindicazioni, ricca, variata e appetibile per prevenire l`€™anoressia e la malnutrizione proteica. Una dieta lievemente ipocalorica, dato che la persona anziana, in genere, non ha un grande dispendio energetico. La classica dieta mediterranea rappresenta senz`€™altro il modello di riferimento. L`€™attività  fisica rappresenta un mezzo fondamentale di prevenzione per mantenere l`€™efficienza della persona anziana. È indispensabile che l`€™anziano compia ogni giorno la passeggiata quotidiana e che anzi, se non ha gravi malattie, compia anche esercizi fisici più sostenuti.

Per il benessere generale dell`€™anziano, quanto sono importanti i fattori affettivi e i legami con la propria famiglia?

Sono fondamentali e svolgono un ruolo rilevantissimo anche nell`€™allontanare il pericolo di un`€™eventuale istituzionalizzazione. Nella mia esperienza, ho potuto notare che anziani anche malati, ma che vivono in famiglia, stanno certamente meglio di persone sane ma sole, perché ricoverate in istituti. Sia per le patologie semplici, sia per quelle più gravi, la probabilità  di guarire aumenta con l`€™aumentare del «calore familiare». Per di più, la solitudine è l`€™anticamera della depressione. Una realtà  che nel nostro Paese riguarda, purtroppo, un anziano su quattro.

 

Le proposte dei sindacati

Cgil, Cisl e Uil pensionati, dopo aver lamentato che l`€™aumento delle pensioni fino a un milione di lire ha interessato un numero ristretto di persone, propongono, quando si tratta di valutare il reddito di coniugati per esenzioni o altro, di considerare il solo reddito coniugale, elevato a 13 mila 427,88 euro (26 milioni di lire), ossia il doppio del limite individuale. Che nella valutazione dei redditi non siano incluse le somme modeste derivanti da interessi bancari e postali, da Bot o da Cct. Che il reddito sia sempre considerato al netto delle trattenute fiscali.. Che sia abbattuto il limite di reddito per chi vive in affitto, per non discriminarlo rispetto a chi è proprietario di casa.


 
Il nostro punto di vista
Gli anziani: una ricchezza

Gli anziani, un peso o una ricchezza? Ci siamo chiesti nel dossier. Pur non nascondendoci l`€™aspetto di «peso», spesso presente, soprattutto quando lo stato è poco attento a questi problemi, concludiamo con l`€™affermare che essi sono soprattutto una ricchezza. Una ricchezza che passate culture, più della nostra, valorizzavano, mantenendo gli anziani inseriti nella vita familiare nella quale svolgevano la loro preziosa missione di testimoni del passato e di ispiratori di saggezza per i giovani e per l`€™avvenire.

Oggi, specialmente a causa del disordinato sviluppo industriale e urbanistico, gli anziani sono spesso ridotti a forme inaccettabili di emarginazione, origine  di acute sofferenze per loro stessi e di impoverimento spirituale per tante famiglie.

È necessario, e bene per tutti, riscoprire e valorizzare i compiti degli anziani nella comunità  civile e nella Chiesa, e in particolare nella famiglia, perché `€“ come dice Giovanni Paolo II nella Familiaris consortio `€“ «la vita degli anziani ci aiuta a far luce nella scala dei valori umani, fa vedere la continuità  delle generazioni e meravigliosamente dimostra l`€™interdipendenza del popolo di Dio». Gli anziani, inoltre, hanno il carisma di oltrepassare le barriere fra le generazioni, prima che queste insorgano.  Quanti bambini hanno trovato comprensione e amore negli occhi, nelle parole e nelle carezze degli anziani!  E quante persone anziane hanno volentieri sottoscritto le ispirate parole bibliche che «corona dei vecchi sono i figli dei figli».

 

Anziani e vacanze
Estate in città 

Gruppi e iniziative perché gli anziani non restino soli.

di Riccardo Giacon

Per i 20 milioni di italiani che rimangono a casa durante il periodo estivo è un serio problema trovare un negozio aperto e, per chi vive da solo, una persona con cui parlare. Sono soprattutto gli anziani e le persone disabili a subirne le conseguenze.

Negli ultimi anni, associazioni di volontariato e comuni hanno avviato dei progetti di sostegno per garantire alcuni servizi in città  durante i mesi di luglio e agosto. Se in alcuni centri urbani, ancora troppo pochi, a dire il vero, l`€™anziano è inserito in una rete di assistenza e solidarietà  che lo seguirà  per tutto il resto dell`€™anno, in molte zone l`€™aiuto rivolto agli anziani rimane assistenziale e di emergenza.

Quali consigli dare, dunque, agli anziani e alle persone disabili per vivere bene questa estate?

Per prima cosa, è necessario conoscere le iniziative che comuni e associazioni offrono ai propri cittadini.

A Torino, Roma, Bari, Milano, per citare alcune città , ci sono i pony della solidarietà : giovani che, in sella alle due ruote, consegnano a domicilio farmaci, pasti caldi, la spesa e si rendono disponibili ad accompagnare gli anziani dal medico o a fare una passeggiata. A quanti sono appassionati di letture, alcuni comuni offrono il servizio gratuito di prestito libri a domicilio. Chi, invece, è interessato a iniziative culturali e di intrattenimento (mostre, feste, cinema all`€™aperto, gare di bocce, musica, corsi) deve contattare l`€™assessorato alle Politiche sociali del proprio comune.

Se dovrete passare gran parte del vostro tempo da soli e cercate una persona con cui parlare, il telefono si rivela un punto di ascolto prezioso: si possono ottenere informazioni sui numeri di emergenza, sui negozi e ambulatori aperti o, più semplicemente, comprensione e disponibilità .

Meno soli in città , quindi, grazie alle numerose organizzazioni di volontariato «aperte per ferie». Di seguito riportiamo alcuni numeri telefonici dove poter trovare preziosi suggerimenti.

 

Il servizio Filo d`€™Argento, il telefono amico degli anziani gestito dai volontari dall`€™Auser (Associazione per l`€™autogestione dei servizi e della solidarietà ), è attivo in tutta Italia da oltre 10 anni. Vi si possono rivolgere gli anziani e le famiglie per avere informazioni sull`€™accesso, il funzionamento e le attività  riguardanti la vita sociale e culturale del proprio territorio.

Per far fronte ai bisogni di assistenza e di aiuto, soprattutto durante il periodo estivo, in molte città  è avviato un servizio di soccorso sociale e domiciliare: compagnia, accompagnamento, consegna di pasti, medicine e altri commissioni a domicilio. Il servizio è disponibile tutto l`€™anno dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18.

 

Per informazioni:

- numero verde (gratuito) 800 904160 attivo in 31 città  italiane

- oppure contattare la sede nazionale dell`€™Auser: tel. 06 8440771

- sito internet: www.auser.it

 

Roma. Il comune ha attivato un numero unico per le emergenze di tipo sociale: 06 77200200 (per il giorno) 06 4469456 (per la notte). È in funzione, inoltre, il servizio di teleassistenza, dalle 8 alle 20 di tutti i giorni per compagnia, assistenza psicologica, informazioni: tel. 06 57088700. Un aiuto concreto è poi offerto dalla Caritas di Roma: tel. 06 4464641, che ha avviato una serie di servizi per gli anziani soli.

Milano. I Centri multiservizi anziani promuovono l`€™iniziativa estiva «pane e rose per gli anziani»: consegna a domicilio del pasto alle persone disagiate costrette a passare le vacanze in città . Per ricevere altre informazioni sui servizi offerti dal comune, telefonare allo 02 88463115.

Napoli. Il Filo d`€™argento risponde tutti giorni feriali allo 081 297056 aiutando gli anziani soli che si trovano ad affrontare le difficoltà  quotidiane. Inoltre, in collaborazione con altre associazioni cittadine, organizza momenti di aggregazione culturale e di svago.

Bari. Con il progetto «Serenitanziani» l`€™assessorato ai Diritti civili e sociali del comune ha predisposto un ricco ventaglio di iniziative in collaborazione con numerosi enti locali. Dal 1 luglio al 30 settembre, telefonando al numero verde 800 63538, gli utenti possono usufruire di servizi medici, di consulenza e di informazione sulle numerose attività  ricreative e culturali: visite guidate, tornei, feste, cineforum; altre informazioni presso il Centro aperto polivalente per anziani tel. 080 5214055 gestito dalla cooperativa sociale Gea;

Torino. Si ripete anche quest`€™anno l`€™iniziativa «Pronta estate»: al numero verde 800 019531 si possono avere informazioni sui servizi aperti, negozi, farmacie; l`€™Ufficio iniziative terza età  informa sulle attività  del tempo libero per gli anziani tel. 011 4425833. Il Filo d`€™argento, numero verde 011 4368950, organizza, inoltre, varie attività  culturali, come l`€™iniziativa «Conosci la tua città » e, come ogni anno, invita gli anziani rimasti in città  al pranzo di ferragosto.      

 

Limiti di reddito
Le proposte dei sindacati

Quali sono le richieste più pressanti portate avanti dalle federazioni dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil? Ne abbiamo parlato con Antonio Uda, segretario generale della Cisl pensionati.

Msa. Partiamo dalla non autosufficienza. Questa è una delle più acute e gravi condizioni di disagio umano e sociale per la quale i sindacati dei pensionati affermano che sono necessarie risposte immediate.

Uda. È indispensabile un programma nazionale che porti all`€™attivazione del «Fondo per la non autosufficienza», attraverso un progetto specifico.

Ciò porterebbe a concreti e positivi interventi di sostegno per le persone e le famiglie interessate, ma costituirebbe anche il segnale visibile di un impegno e di una responsabilità  collettiva. Si pensi, infatti, che la spesa privata per l`€™assistenza a completo carico delle famiglie è stimata in oltre 5 miliardi di euro l`€™anno.

Le situazioni di maggiore disagio, che sono, per l`€™appunto, rappresentate da coloro che percepiscono pensioni di importo limitato, vanno affrontate con una politica sociale che tenga nettamente separata assistenza e previdenza?

Il governo ha deciso di aumentare le pensioni fino a un milione di lire. Però i criteri fissati dal legislatore costituiscono una griglia talmente restrittiva che ha escluso in prima istanza i due terzi dei pensionati che hanno prestazioni inferiori al milione. Nell`€™applicazione pratica ha determinato, poi, un ulteriore restringimento del numero delle persone che godrà  del beneficio rispetto agli stessi 2 milioni e 299 mila soggetti previsti dal governo.

Quali sono, in concreto, le proposte delle federazioni dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil?

In primo luogo: per i soggetti coniugati, la considerazione del solo reddito coniugale che va, peraltro, elevato a 13 mila 427,88 euro (26 milioni di lire), ossia il doppio del limite individuale. Secondo: la tutela del piccolo risparmio, escludendo dalla considerazione dei redditi le somme modeste derivanti, ad esempio, da interessi bancari e postali, da Bot e da Cct. Terzo: la valutazione del reddito al netto delle trattenute fiscali. Infine: un abbattimento del limite di reddito per chi vive in affitto, per non discriminarlo rispetto a chi è proprietario di casa.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017