ANZIANI: UN BENE DA VALORIZZARE

Sono sempre di più. Non godono della stima e della protezione che meriterebbero. Molti faticano a vivere per la povertà.
02 Ottobre 1996 | di

Giulia ha 73 anni e abita da sola nella casa dove viveva fino a pochi anni fa insieme al marito e alle due figlie «che ora sono felicemente convolate a nozze», come dice lei stessa con orgoglio. La pensione è quella che è, ma Giulia non si lamenta più di tanto e riesce a tirare avanti in maniera più che dignitosa: «Sarebbe inutile dire quanti soldi prendo ogni mese, non mi piace mettere in piazza queste cose. E poi è profondamente ingiusto nei confronti di chi non ha veramente nulla: quelli sono problemi...».
Pimpante e piena di vita, Giulia non può fare a meno di domandarsi cosa l'aspetta in futuro: «Mio genero e mia figlia mi invitano spesso a casa loro e io di questo sono felicissima. Ma oltre non vado, nel senso che non ho assolutamente intenzione di stabilirmi da loro quando non sarò più autosufficiente. L'appartamento è piccolo, hanno due bimbi e tanti problemi da risolvere; e io non voglio essere di peso».
Che fare allora? «Tanti consigliano l'istituto: in fin dei conti, dicono, là  si prendono cura di te e puoi riposarti come e quando vuoi. Sarà ; ma a me l'ipotesi non va proprio giù. Forse è colpa anche del mio carattere: ho bisogno del mio spazio, le mie abitudini sono sacre, per cui avrei solo problemi. C'è chi ci sta volentieri, ma io non riesco a immaginarmi dentro un istituto...».
Se l'assistenza domiciliare funzionasse a dovere... «Già , ma non è affatto così, anche se la legge lo prevede. So solamente una cosa: tante persone come me vogliono poter scegliere in pace se vivere a casa o essere costretti a ritirarsi in un istituto. Ma dobbiamo decidere noi. E temo che se l'assistenza a domicilio non dovesse svilupparsi in tempi brevi, permettendoci di vivere come desideriamo gli ultimi anni, allora significa che ci avranno tolto anche la possibilità  di scegliere per l'ultima volta».
Alberto, 78 anni, vedovo da quindici, vive una realtà  più triste: deve arrangiarsi con una pensione di 700 mila lire, con la quale riesce a stento a pagare l'affitto: «A volte il proprietario mi viene incontro...». Due figli, entrambi sposati, ma «non li vedo quasi mai», ammette con gli occhi lucidi.
Alberto avrebbe bisogno anche di cure urgenti per controllare la gamba destra, sottoposta a un intervento vent anni fa e mai guarita del tutto. Per camminare si serve di una gruccia di fortuna, fabbricatagli da uno degli amici che frequenta in un centro anziani di Roma, dove trascorre qualche ora nel pomeriggio. Lì, per un attimo, riesce a dimenticare gli stenti di una vita che da qualche anno gli riserva solo amarezze.
«Non mi vergogno di dire che qualche volta, quando sono in compagnia, bevo un bicchiere di troppo, pur di trovare un attimo di pace. Un minuto dopo, però, sono lì, ancora solo. Per fortuna nel silenzio ho riscoperto Dio, che avevo abbandonato per troppo tempo: è lui che mi da la forza di andare avanti e che riesce a infondermi coraggio, facendomi sentire che non è finita. Certo, se solo lo stato si ricordasse di noi vecchi: prima ti usano come uno straccio, poi ti gettano in un angolo e tanti saluti».
Come si vede, dal punto di vista sociale, economico e culturale sono ormai un gruppo a forte rischio di emarginazione. E le previsioni non sono certamente improntate all'ottimismo. A meno di un radicale cambiamento delle politiche sociali, gli anziani, nel giro di pochi anni, rischiano di vedere peggiorate le loro condizioni di vita, nonostante seminari e tavole rotonde prospettino, ma solo a parole, un futuro radioso per la terza età . Difficile accettare il fatto che una società  «civile» emargini una larga fetta della popolazione in nome dell'utilità  economica e dell'efficienza lavorativa.
Ecco perché la rotta va invertita immediatamente, prima che sia troppo tardi, prima che sia gettato alle ortiche un patrimonio umano e di esperienza indispensabile anche oggi, dove sembra contare solo la precisione dell'ultimo modello di computer. Nelle parole degli anziani, però, c'è la volontà  di rimanere aggrappati alla vita con la forza di chi è consapevole di aver dato tanto, di chi sa di poter dare ancora molto.

Cosa si fa per loro

UNA RETE DI PROTEZIONE
Dal recente progetto europeo alle varie iniziative di volontariato: per dire che non tutto è indifferenza ed egoismo.

Nel 1992 Camera e Senato hanno approvato il progetto Tutela della salute degli anziani, indicando alle regioni la linea da seguire per organizzare servizi omogenei in favore degli anziani su tutto il territorio nazionale. Ma lo stato fa ancora troppo poco per venire incontro alle esigenze della terza età . Se si escludono iniziative quali l'Università  della terza età  o i centri per anziani dei comuni e delle circoscrizioni, per il resto non si sono fatti sostanziosi passi in avanti. L'assistenza domiciliare integrata e l'ospedalizzazione domiciliare, ad esempio, stentano ancora a decollare.
I servizi utilizzati spesso risultano insufficienti: solo otto regioni, infatti, danno un «assegno di cura» alle famiglie che si occupano dell'anziano in casa. Per non parlare dell'ospedalizzazione a domicilio, presente appena in quattro regioni. I centri di riabilitazione diurna, invece, funzionano a pieno regime in dieci regioni, mentre l'assistenza domiciliare integrata è valida in sedici realtà  locali. Manca, insomma, un programma globale degli interventi e sono ancora preferiti quelli realizzati dalle case di riposo. Fortunatamente negli enti locali più attrezzati e nelle associazioni di volontariato c'è una presa di coscienza maggiore che permette di affrontare con la dovuta serietà  il problema anziani.
Nella scorsa primavera su iniziativa della Caritas spagnola e con il sostegno economico dell Unione Europea, è nata la Rete europea: una organizzazione che si propone di risolvere i problemi di emarginazione degli anziani nei nuclei urbani. Gli organizzatori vogliono promuovere una cultura che dia preminenza e dignità  alla figura dell'anziano, attraverso una serie di incontri tra i componenti della terza età  e le persone che si occupano di loro.
Il progetto prevede che gli anziani non siano solamente i destinatari delle attività  studiate, ma i protagonisti stessi, in modo da far acquistare loro una maggiore fiducia in se stessi ed evitarne l'esclusione dalla società  attiva. Un esempio illuminante viene da Placencia, una cittadina spagnola ai confini col Portogallo, dove è nato Il negozio della solidarietà : un centro di formazione professionale dove persone anziane insegnano ai più giovani arti e mestieri dimenticati.
In Italia l'iniziativa sta cominciando a prendere piede, come testimoniano le attività  promosse dal Centro culturale Ferrari di Modena che, grazie alla fattiva collaborazione della Caritas italiana e in collaborazione con le Caritas diocesane di Piacenza, Modena, Carpi e dell Enp-Cisl dell Emilia Romagna, rispondono in pieno al progetto della Rete europea.
In estate, la stagione durante la quale la terza età  va incontro ai maggiori problemi, non mancano iniziative degne di nota. Si possono citare, ad esempio: il servizio di telesoccorso, gestito dal 1991 a Milano dalla Cooperativa Crm, grazie al quale anziani e invalidi possono contare sul valido sostegno dei volontari spingendo un bottoncino collegato a una centrale unificata; e l'Associazione «Museum» di Roma che guida gli anziani alla scoperta delle bellezze artistiche e architettoniche della capitale.
La Comunità  di Sant'Egidio rimane, comunque, con la sua opera di servizio e di evangelizzazione, una delle strutture più valide in grado di aiutare gli anziani e di venire incontro alle loro esigenze. Nata alla fine degli anni Sessanta come associazione pubblica della chiesa, riconosciuta dalla Santa Sede, la comunità  è stata aperta agli anziani nel 1973: da allora sono migliaia le persone appartenenti alla terza età  che hanno ricevuto sostegno sia a casa che nelle istituzioni create appositamente per loro.
Ecco, in sintesi, alcuni dei movimenti più attivi in Italia che forniscono aiuto agli anziani: la Società  di San Vincenzo, che ha da tempo sperimentato l'aiuto domiciliare; la Società  Cooperativa «Servire» di Bergamo, nata nel 1980, che si occupa soprattutto dell'assistenza sociosanitaria; l'Associazione Volontari di Roma, fondata da un gruppo di persone appartenenti alla parrocchia di San Saturnino, che gravita in uno dei quartieri più «vecchi» della capitale; la Cooperativa che dal 1980 lavora in convenzione con il comune di Roma e che offre il proprio aiuto a circa 250 persone; le Case della carità  di Reggio Emilia, fondate nel 1940: ciascuna di esse ospita dalle 20 alle 30 persone; la Casa nostra di Verona, sorta nel 1969, che dà  asilo ai senzatetto.

DOVE RIVOLGERSI

· Società  cooperativa «Servire», via Ermete Novelli, 12 - 24100 Bergamo.
· Servizio domiciliare agli anziani, parrocchia dell'Aracoeli, suore Poverelle, via Torretti, 38 - 36100 Vicenza.
· Equipaggi della speranza, via del Pergolino, 4 - 50139 Firenze - tel. 055/416081.
· Comunità  di Sant'Egidio, piazza Sant'Egidio, 3 - 00153 Roma - tel. 06/585661.
· Progetto diocesano per la terza età , arcidiocesi di Milano, via Sant'Antonio, 5 - 20127 Milano.
· Opera diocesana per la pastorale degli anziani, via San Giovanni Bosco, 7 - 38100 Trento - tel. 0461/230039.
· Case della carità , via San Girolamo, 24 - 32100 Reggio Emilia - tel. 0522/438675.
· Casa nostra, via San Cristoforo, 4 - 37100 Verona.
· Casa di riposo Sant'Alberto, via Nigrisoli, 17 - 48020 Sant'Alberto di Ravenna - tel. 0544/528111.

ANZIANI E POVERTà€

Un altro dato da non sottovalutare è quello che stabilisce la relazione anziani-povertà . In Italia il 20 per cento delle persone indigenti ha oltre 65 anni, in rapporto ai dati della popolazione in generale che registrano il 12,2 per cento per le stesse fasce di età ; in pratica, più del 20 per cento delle persone tra i 66 e i 75 anni sono povere. Le cifre aumentano per quelli che hanno più di 75 anni. Piuttosto significativi i dati registrati secondo la ripartizione del paese: al Sud un anziano ultrasettantacinquenne ha oltre il 40 per cento di possibilità  di essere sotto la soglia della povertà . Inoltre, il 39,1 delle famiglie povere ha come capo famiglia un pensionato, il 37,9 per cento oltre i 65 anni. Il totale delle famiglie italiane guidate da una persona con più di 65 anni è pari al 22,1 per cento.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017