Apriamoci ai giovani!

250 mila calabresi più vicini al Mediterraneo. Il nodo dell’«italiese». L’opera del predecessore, Tony Silipo. Al via i lavori per la costruzione del Centro Calabria.
19 Aprile 2005 | di

TORONTO
Giornalista e scrittore, Antonio Nicaso è nato in Calabria ma è cresciuto in Sicilia, dove si è laureato e dove, fin da giovanissimo, ha iniziato la carriera di giornalista alla Gazzetta del Sud, collaborando anche all";Ansa e a Panorama. Nel 1989 ha lasciato l";Italia dopo aver subito un attentato in seguito alla pubblicazione di un suo libro sulla criminalità . Grazie a Giovanni Falcone, Nicaso è riuscito a trasferirsi dapprima negli Stati Uniti e poi in Canada, dov";è stato per diverso tempo condirettore di un quotidiano in lingua italiana. Oltre alla pubblicazione di 11 libri sulla criminalità  organizzata "; tradotti in molte lingue, uno dei quali sul «caso Andreotti» ";, oggi Nicaso collabora con l";Università  di Toronto, di York e con il Middlebury College, Vermont, Stati Uniti. Per approfondire le sue ricerche, è stato in Giappone, in Cina e in Russia e si è convinto che le grandi mafie, sorte in quei Paesi, hanno le stesse caratteristiche e gli stessi rituali della mafia italiana. Una volta trovata la «lingua» per comunicare, esse hanno infatti dato vita a partenariati criminali, prima in Nord America e poi negli altri continenti, frutto di organizzazioni diverse, saldate da alleanze strategiche.
Di recente, Nicaso è stato nominato presidente della Federazione dei Calabresi dell";Ontario. Grazie all'interessamento di Antonio Caruso, collaboratore della nostra rivista, ho potuto incontrarlo a Toronto analizzando con lui la realtà  dell";associazionismo italiano e le prospettive della sua Federazione.
Segafreddo. Quando è arrivato in Canada che comunità  italiana ha trovato?
Nicaso. In Canada ho subito apprezzato la tolleranza per il fatto che vi convivono tante etnie. Mi accorsi subito che gli italiani appartenevano ormai ad una realtà  diversa: non erano più italiani e non erano neanche canadesi. L";unico modo per relazionarmi era quello di non giudicarli, ma di capirli; non individuando quindi le differenze, ma cercando tutto quello che ci univa. Allora ho trovato in loro realtà  interessanti, persone dinamiche che avevano lavorato tanto per realizzare questo Paese, e mi sono subito trovato bene.
Da quando è coinvolto nell";associazionismo? E quali progetti intende sviluppare per la sua Federazione?
Sono coinvolto da poco tempo perché come giornalista non avevo la possibilità  di legarmi alle associazioni italiane. Dato, però, che mio padre era siciliano e mia madre calabrese, ho potuto apprezzare queste due realtà , senza però partecipare alla loro vita associativa. Da qualche mese ho ereditato l";impegno di presiedere una comunità  numericamente forte, ma politicamente debole, nel senso che i 250 mila calabresi che vivono nell";Ontario per molto tempo sono stati divisi, senza la possibilità  di creare momenti di coesione e di progettualità . Sono fortunato perché chi mi ha preceduto "; il presidente Tony Silipo "; mi ha spianato il terreno, ed ora la Federazione è una grande realtà , con l";adesione di 40 club e associazioni. Rappresenta quindi migliaia di persone, ed è riuscita a trovare una coesione nel progetto del Centro Calabria, un sogno lungamente accarezzato, che ha motivato entusiasmo in tutti. Il Comune di Vaughan ha già  dato la sua approvazione, e presto inizieranno i lavori grazie alle prime donazioni che copriranno i costi per la realizzazione della prima fase. Abbiamo trovato grandi convergenze perché vogliamo costruire un Centro nel quale tutti possiamo identificarci, e nel quale possiamo progettare il futuro, vivendo il presente e riscoprendo il passato. Dovremo coniugare la tradizione con la modernità . Uno degli elementi caratterizzanti del Centro sarà  infatti il Teatro, con 300-500 posti, dove intendiamo fare cultura e coinvolgere i giovani. Oltre al Teatro ci sarà  l";«internet-caffè», un ristorante, campi di calcio, bocce, una palestra e una «piazza». L";obiettivo è quello di far coesistere i giovani con i meno giovani, dando così un futuro alla Federazione. Poiché sono molti i giovani che sentono forte il legame con la Calabria, abbiamo pensato che bisognava ideare il nuovo Centro modellandolo sulle loro aspettative.
Tenendo conto di una certa crisi dell";associazionismo italiano, questo progetto non va forse controcorrente?
Il nostro obiettivo è di coinvolgere sempre più gente e sempre più organizzazioni, per poterci confederare con le altre province canadesi, e poi creare un";unica rappresentanza per il Nord America. Sono giovani coloro che ci stanno più vicini per la realizzazione del Centro: lo sentono come qualcosa che appartiene a loro. E questo va controcorrente perché il grande problema dell";associazionismo è il ricambio generazionale. Quando, infatti, mancherà  la cultura della nostalgia; quando la gente non si riunirà  più per la festa del santo patrono del paesello d";origine, tante associazioni cadranno, perché i giovani non aderiscono a tale tipo d";aggregazione. Da una necessaria autocritica, dobbiamo capire le ragioni della crisi, offrendo ai giovani la libertà  di organizzare autonomamente ciò che preferiscono: invece della «spaghettata», un torneo di golf organizzato per raccogliere soldi per beneficenza, un settore in cui sono sensibili.
Come fate a mantenere i rapporti con i club e le associazioni calabresi? E come si può essere orgogliosi dell";italianità ?
È già  operante un sito internet ma lo svilupperemo perché il nostro desiderio è di metterci in contatto con tutti, non solo con i calabresi. Il mio appello è di «non ghettizzarci». Qui nell";Ontario le associazioni dei veneti, dei friulani, degli abruzzesi ecc., hanno il loro Centro. Ora è il nostro turno. Invece di lanciare un appello di collaborazione solo ai club e alle associazioni calabresi, l";allarghiamo a tutta la comunità  italiana perché vogliamo che il Centro sia una nuova proposta culturale e associativa, valido punto di riferimento per relazioni culturali e commerciali con la Calabria. Alla nostra regione d";origine "; con la quale, grazie al consultore Basilio Policaro, abbiamo un rapporto costruttivo "; non chiediamo sovvenzioni ma presentiamo iniziative tese a promuovere i saperi, i sapori e i colori della nostra terra in Ontario. Come calabresi, cerchiamo quindi di aprirci agli altri affinché colgano la validità  dei progetti che intendiamo realizzare. Un gruppo di agenti ha dato vita ad un Tour Operator che offrirà  pacchetti turistici convenienti a chi sceglierà  la Calabria come meta per le proprie vacanze. E organizzazioni come Provveditorati scolastici o come il Centro Scuola e Cultura di Toronto, puntano sempre più sulla Calabria per scambi culturali e vacanze per giovani italocanadesi e non.
Sulla realizzazione del nostro Centro e su queste iniziative, ho già  informato i membri del Comites e le altre realtà  istituzionali. Sul nostro impegno, infine, di promuovere l";italianità , parto dalla considerazione che la lingua e la cultura italiana hanno un futuro. Ci sono i presupposti anche se è sempre più difficile, qui a Toronto, parlare in italiano. Quando sono venuti in Canada i primi italiani da tutte le parte d";Italia, dal lontano 1867 al flusso migratorio del secondo dopoguerra, hanno dovuto crearsi come strumento di comunicazione un ibrido tra l";inglese e l";italiano "; l";italiese "; che è servito per rapportarsi con gli altri e per superare le iniziali difficoltà . Ma ciò ha creato delle ibridazioni per quanto riguarda la nostra lingua. La promozione dell";italianità  deve puntare sugli scambi culturali, facendo capire ai nostri giovani che nel mondo della globalizzazione c";è bisogno di distinguersi ritornando alle radici. Un retaggio italiano che trova oggi nell";arte, nella cultura, nel design e anche nella Ferrari, motivazioni nuove per essere orgogliosi della nostra italianità .

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017