Argentina. Artista del make up
La passione per i colori. E non solo per quelli della natura. Cristina Ponzini guarda lo splendido sole che illumina le spiagge di Mar del Plata. Ringrazia Dio, e i suoi genitori, per aver potuto coronare il proprio sogno familiare e professionale.
«Se oggi posso dire di essere una brava professionista nel mio settore, lo devo in gran parte alla tenacia dei miei genitori, arrivati in Argentina nel 1948 lasciandosi dietro i disastri della guerra. Mio padre, Gino, era partito da Tornolo; mia madre, Anna Poloni, da San Quirico, entrambi in provincia di Parma. Lei, rimasta orfana insieme a undici fratelli, si aggregò a una famiglia migrante. Mio padre attraversò l’Atlantico, insieme ad altri amici, per cercare in Argentina opportunità in Italia purtroppo precluse a molti».
C’è il sole della primavera australe nella città costiera della provincia di Buenos Aires. Sulla targa del negozio, a chiare lettere, sta scritto: «Maquilladora professional», ma Cristina è molto più di una semplice truccatrice. Per lei, la trasformazione estetica è una vera e propria passione, che insegna anche alle sue giovani allieve. «Ho iniziato a lavorare come impiegata amministrativa per poi insegnare arte applicata. Nel 2009, dopo venticinque anni, ho lasciato la docenza e mi sono messa in proprio». Primogenita di tre figli, lavora per la televisione e il teatro, alternando il trucco scenico a quello per gli eventi (matrimoni, sfilate, set fotografici). «La famiglia di mia madre è sparsa per il mondo ed è riuscita a tenere il contatto solo con due dei suoi congiunti, una in California e l’altro in Argentina. Mio padre, invece, ha ancora diversi parenti nella provincia emiliana e ci ha permesso di avere la cittadinanza italiana. Non potete immaginare il grande valore che questo riconoscimento ha per noi, figli di emigranti».
L’artista del make up, madre di due figli, Ivan e Rocìo, è residente a Mar del Plata, ma si dichiara argentina di origine italiana. Se è vero che ha sempre vissuto a Comodoro Rivadavia, non nega il proprio affetto per la terra dei suoi padri. «Anche nelle piccole cose quotidiane siamo sempre consci delle nostre tradizioni. Per noi è ancora importante cucinare i piatti che mamma e papà portarono dall’Italia. Pasta e ravioli fanno parte del nostro bagaglio gastronomico e il ricordo dei pranzi di famiglia rimarranno indelebili nella memoria. Grazie a internet ho ritrovato corregionali e amici, mentre mia figlia ha voluto conoscere l’Italia».
Per lei avere la cittadinanza italiana è un orgoglio: «Poter partecipare alle elezioni politiche, eleggere un nostro rappresentante al Parlamento italiano e al Senato, mi fa sentire parte di un mondo senza confini, nel quale trova la propria dignità il grande sacrificio lavorativo di mio padre, che per anni si è prodigato con abnegazione per farci crescere sereni. Spero di poter venire finalmente in Italia per ripercorrere le tracce della mia famiglia a ritroso».