Argentina. Dante a Buenos Aires
«Benvenuti all’Inferno», esclama un giovane all’entrata di un vecchio e sontuoso palazzo che si affaccia su Avenida de Mayo, un corso storico, caotico e affollato, nel cuore di Buenos Aires. Siamo al civico 1370 e il palazzo in questione è il Barolo, un edificio imponente di cento metri di altezza, famoso perché ogni cosa al suo interno, dall’architettura ai simboli, alle frasi riportate sui muri, s’ispira alla Divina Commedia e a Dante Alighieri. Il giovane che ci accoglie è Tomas Thärigen, padrone di alcuni uffici che oggi si affittano e guida turistica per chi vuole scoprire il volto di Dante a Buenos Aires, rappresentato da questo strano palazzo in stile gotico veneziano con dettagli d’architettura indiana. L’edificio è stato voluto dall’industriale del tessile Luigi Barolo e realizzato dall’architetto Mario Palanti, due emigranti italiani di successo che si erano conosciuti a Buenos Aires nel 1910, nel padiglione italiano in occasione dell’Esposizione per il Centenario dell’indipendenza della giovane nazione argentina. Lì nacque l’idea di creare un edificio ispirato alla Divina Commedia.
La scelta non era casuale. Nel primo Novecento gli italiani in Argentina erano il 45 per cento della popolazione immigrata. In Europa infuriava la prima guerra mondiale e i venti della seconda erano già nell’aria. È in questo contesto che due italiani di Buenos Aires, abitanti di una terra di pace giovane e promettente, potevano permettersi di pensare che fosse giunto il momento di salvare dalla furia delle armi le spoglie di Dante, il più grande poeta italiano, trasferendole da Ravenna a un nuovo palazzo a Buenos Aires. I lavori iniziarono nel 1919 e il 7 luglio 1923, compleanno del padre della lingua italiana, il Barolo fu inaugurato. All’epoca era il più alto palazzo dell’America Latina. «L’edificio ha cento metri d’altezza come cento sono i canti della Divina Commedia – spiega la nostra guida –. È diviso in tre parti come la grande opera di Dante. La disposizione dei locali segue la metrica dantesca».
L’ipotesi era quella di riuscire a trasferire le spoglie in occasione dei settecento anni dalla morte di Dante, nel 1921, ma il palazzo non era ancora completato per quella data. Il piano terra rappresenta l’Inferno di Dante, i primi 14 piani sono il Purgatorio ed i restanti sono il Paradiso da dove partono 144 scalini stretti fino a un faro: l’occhio di Dio. Quando il palazzo fu costruito lo si vedeva dall’Uruguay, dall’altra sponda del Rio de la Plata. Il faro andò in rovina ma, dopo quarant’anni di buio, è tornato a illuminare il cielo di Buenos Aires in occasione del Bicentenario dell’Indipendenza argentina (2010), grazie a un finanziamento dello Stato Italiano. Il Palazzo Barolo è il miglior esempio dell’architettura esoterica dei primi anni del XX secolo. In esso hanno vissuto personalità dell’Argentina come l’ex presidente della Repubblica Marcelo Torcuato de Alvear e la pittrice Raquel Forner. Nel 1997 è stato dichiarato monumento storico nazionale. In questo 750º anniversario della nascita di Dante Alighieri che volge ormai alla fine (1265-2015), se per caso vi trovate a Buenos Aires, andate a bussare al civico 1370: la letteratura e la simbologia della Divina Commedia vi aspettano.