Argentina. Riccardo Merlo, un giovane emergente. La politica delle idee

06 Giugno 1998 | di

Passato e presente dell'Argentina, vissuti dagli oriundi italiani, nelle parole del responsabile dell'Utrim', e rappresentante di 'Rinnovamento italiano'.

Buenos Aires

Abbiamo conosciuto Riccardo Merlo in occasione di qualche incontro dell'Utrim, l'Unione dei triveneti nel mondo, a cui ha partecipato come delegato per l'America latina, lasciando in tutti un'impressione positiva per la sua preparazione professionale, per l'attaccamento all'Italia e per l'attenzione a un'associazionismo capace di offrire nuovi stimoli a sostegno dell'identità  delle giovani generazioni. Nato a Buenos Aires nel 1962, possiede, oltre alla cittadinanza argentina, anche quella italiana. Suo padre Antonio, è nato a Treviso; la madre, Rosa Carrete, proviene invece dalla regione spagnola della Galizia e dal loro matrimonio sono nati, oltre a Riccardo, Paolo e Alicia. Laureato in scienze politiche all'Università  argentina del Salvador, Riccardo si è specializzato in 'Diritto, economia e politica della comunità  europea' all'Università  di Padova. Oggi è socio gerente di una società  immobiliare e direttore di una società  edile di Buenos Aires. L'abbiamo intervistato.

Msa. Qual è il tuo rapporto con l'Italia e quale ruolo ha avuto nella tua vita la cultura italiana?

Merlo. Avendo la doppia cittadinanza, mi sento partecipe di due spazi continentali: quello dell'Unione europea e quello del Mercosur, formato da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. La cultura italiana ha avuto, fin da quando ero piccolo, un ruolo determinante nella mia identità , soprattutto attraverso mio padre e la sua famiglia. La lingua italiana, le abitudini familiari, la cucina, ma soprattutto l'amore per l'Italia sono realtà  presenti in tutti i giovani che, come me, considerano il Paese d'origine dei loro padri come nostra patria.

Quando ti sei inserito nel mondo associazionistico italiano? L'esperienza con l'Utrim è un ponte sul futuro o un retaggio del passato?

Mi sono inserito prima di tutto nella 'Gioventù veneta argentina', un'associazione nella quale ho trovato tanti amici e che mi ha dato la possibilità  di conoscere il Veneto, grazie ai viaggi culturali finanziati dalla regione, e di vincere una borsa di studio bandita da un concorso organizzato dall'Ivral. Ho potuto così frequentare, nel 1990, un corso di specializzazione all'Università  di Padova. Due anni dopo, ho conosciuto l'onorevole Dino De Poli, fondatore e presidente dell'Utrim, che mi ha nominato responsabile di questa organizzazione per l'America latina, con un progetto che io considero rivoluzionario, perché interpreta le realtà  e le attese delle nuove generazioni di italiani nel mondo in una visione totalmente nuova.

Oggi, il riconoscimento, più vicino che mai, del diritto degli italiani all'estero a esercitare il voto politico in loco ci apre la possibilità  di essere maggiormente coinvolti su temi e obiettivi della politica italiana, soprattutto per quanto riguarda l'emigrazione, e di essere così presenti nella sede dove si prendono le decisioni, cioè il Parlamento italiano. I partiti italiani stanno già  individuando le persone più rappresentative, in ogni area del mondo, e io stesso, dopo un incontro con il ministro degli Esteri Lamberto Dini, ho accettato di rappresentare in Argentina 'Rinnovamento italiano' (il partito cui appartiene il ministro Dini, ndr). Questo costituisce per me una grande sfida, ma è anche una possibilità  per continuare a lottare a favore dei diritti degli italiani all'estero e dei loro discendenti.

In Argentina vive una nutrita comunità  italiana, certamente tra le più numerose nel mondo. Quali sono le domande sociali oggi emergenti da parte dei nostri connazionali?

Le domande sociali sono differenziate a seconda delle fasce d'età : i più anziani chiedono assistenza sociale e soprattutto pensioni e assistenza medica. La fascia media, cioè quelli che hanno uno o più bambini, sono interessati affinché nell'educazione scolastica dei loro figli sia garantita la loro identità  originaria. Purtroppo la loro domanda rimane un sogno, perché è molto difficile accedere alle poche scuole che offrono questa possibilità , a causa dei loro alti costi. Diverse, e rivolte al futuro, sono invece le istanze dei giovani, figli o discendenti di italiani. Essi chiedono di instaurare un rapporto culturale con la terra d'origine dei padri, attraverso borse di studio, corsi e stage, interscambi tra università  argentine e italiane, e tra imprese dei due Paesi.

La loro preoccupazione è che i rapporti con gli enti e le istituzioni regionali siano continuativi ed efficienti. Non vogliono piangere per ottenere dei vantaggi, ma essere trattati allo stesso modo degli altri con uno spazio di potere reale, che oggi non c'é, dove discutere sui loro diritti come cittadini italiani all'estero. Malgrado la diversità  delle richieste delle diverse generazioni, ce n'è una che le unisce: l'esercizio, finora negato, del diritto di voto, per avere un rapporto con l'Italia basato su principi democratici.

Quale ruolo possono avere le regioni italiane in tale compito? Hai qualche proposta in merito?

Le regioni hanno un ruolo fondamentale per risolvere i problemi degli italiani nel mondo. La loro struttura burocratica è meno pesante della struttura nazionale e il loro rapporto con i corregionali residenti all'estero, motivato da specifiche iniziative o programmi annuali, diviene personalizzato e più efficiente. La qualità  del rapporto dipende, in ogni caso, dalla capacità  e dalla sensibilità  dei funzionari. Credo che si debba lavorare molto in questo ambito, anche modificando alcune cose. Per esempio, i funzionari regionali addetti al settore dell'emigrazione non potrebbero essere scelti direttamente dai corregionali residenti all'estero? Sarebbe un segno di democrazia e si affermerebbe un principio che riguarda l'etica e l'efficienza di una istituzione.

In che modo la cultura italiana tout-court e le sue istituzioni (scuole superiori, università , centri di ricerca, musei, ecc.) possono trasformarsi in un business per l'Argentina e per l'Italia?

Penso che questo potenziale esista veramente. Ma dipende dai dirigenti italiani di queste istituzioni scolastiche e culturali, dai presidenti delle associazioni e della camere di commercio, dai politici e dai funzionari far sì che ci sia uno spazio dove la cultura e il mondo degli affari collaborino insieme, senza pregiudizio alcuno.

Presente e passato allo specchio: cosa sopravvive nelle giovani generazioni della tragedia dei 'desaparecidos', tornata di recente alla ribalta anche in Italia, e che ha coinvolto negli anni della dittatura militare migliaia di giovani italo-argentini?

Le giovani generazioni hanno ancora presente la tragedia di aver avuto, qui in Argentina, tanti anni di dittatura militare. I 'desaparecidos', il non riconoscimento dei diritti fondamentali dei cittadini, la censura, sono alcune cose che non dimenticheremo. Malgrado tutti i problemi che oggi dobbiamo risolvere, siamo convinti che la democrazia sia il sistema politico più conveniente per l'Argentina. Quel periodo è stato un momento triste della nostra storia. I militari appoggiati da una parte della società  argentina, con la complicità  degli Stati Uniti e l'indifferenza di altri, ci hanno lasciato un Paese distrutto, con un'inflazione e un debito pubblico incontrollati, una generazione distrutta (i giovani degli anni Settanta) e una guerra senza senso (quella delle Malvinas), alla quale hanno partecipato tanti figli di italiani. Sarà  difficile dimenticare tutto questo; anzi, penso sia bene ricordarlo sempre, per non ripetere gli stessi errori.

Dopo il convegno dell'Utrim a Buenos Aires, quali sono le prossime iniziative dei triveneti-argentini? C'è un risveglio dell'italianità ?

L'Utrim sta continuando a lavorare fortemente in Argentina e in America latina. Sebbene ogni area abbia le sue iniziative locali - con conferenze, incontri, iniziative di promozione culturale - , la prossima tappa è quella di organizzare dei convegni nazionali (in Uruguay, Cile, Brasile e Argentina), allo scopo di preparare e discutere sui principali problemi che le nuove generazioni d'origine triveneta hanno in ogni area del mondo. E tutto questo in preparazione al convegno mondiale che si terrà  a New York il 1° maggio del Duemila.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017