Aspettando Natale
Natale è la festa della gioia, il momento lieto in cui si ritrovano la famiglia e gli amici. A noi credenti ogni anno il Natale ricorda la nascita del bambino Gesù, avvenuta più di duemila anni fa a Betlemme. Dopo quell’evento ovunque sono fiorite tradizioni curiose, poetiche e significative; ogni Paese ha le proprie ma tutte riflettono la gioia universale nel ricordo di quella notte. Sono soprattutto i bambini che in tutto il mondo preparano il grande avvenimento e ci aiutano a partecipare alla loro gioia.
I bambini Fusco
Ovunque la vigilia di Natale i fedeli si riuniscono: le campane suonano a festa, chiamando i cristiani a raccolta per accogliere la venuta di Gesù, gruppi di amici e famiglie intere assistono alla messa di mezzanotte e ad altre funzioni religiose. Tutti, sia nelle grandi cattedrali che nelle più modeste cappelle, pregano con fervore il Bambino Gesù che, tanto tempo fa, nacque in una stalla. Questo gli otto nipoti Fusco lo sanno benissimo perché provengono da famiglie nate a Nusco, in provincia di Avellino, e da Traiano in provincia di Salerno, quindi emigrate a Buenos Aires in Argentina e da alcuni anni approdate nel Queens.
I bambini Fusco ci hanno ricordato che la vigilia di Natale anche negli Stati Uniti continuano a cantare in coro per i vicini di casa e per gli amici, bussano alle loro porte e vengono accolti con dolci e bibite. Hanno anche l’abitudine di appendere ai piedi del letto le loro calze o anche una federa del cuscino. Talvolta scrivono una letterina a Babbo Natale (che loro di solito chiamano Santa Claus), e se hanno fatto qualche errore scrivendo, pazienza: Babbo Natale sa leggere fra le righe, e risponde a tutti, anche se ogni anno riceve migliaia di lettere.
Parlando di regali, i bambini più grandicelli come Daniela, Giuseppe e Lauren, hanno aggiunto che tutti ricevono regali anche il 6 gennaio, giorno della Epifania, o della Befana come sovente viene chiamata quella festa, in cui si festeggia la venuta dei re Magi. In quella occasione i loro nonni, Luigi e Angela, amano raccontare loro una leggenda simile a quella di Babbo Natale: durante la notte arriva la Befana a cavallo di una scopa. La Befana è una vecchia che, scendendo dal camino, porta regali a tutti i bambini buoni. Chi però è stato cattivo troverà nella calza solo qualche pezzo di carbone.
I bambini Biondi
Ariana e Aisan, i nipotini di Anna Biondi, oriunda di Itri in provincia di Latina nel Lazio, hanno l’abitudine di decorare l’albero di Natale assieme a tutta la famiglia, compreso il loro fratello Evander e i genitori Gianna e John. Con entusiasmo tutti partecipano alla cerimonia appendendo ai rami dell’abete palle colorate, oggettini, ghirlande e nastri d’oro e d’argento e pregustando già la gioia quando finalmente l’albero sarà acceso e tutte le decorazioni brilleranno nell’oscurità. Hanno detto inoltre che il 25 dicembre si ritrovano insieme, nonni, zii, e zie, cugini, amici e parenti vari che vengono anche da lontano per fare festa con un gran pranzo.
Aidan ha voluto sottolineare che di solito nella loro casa non si può fare assolutamente a meno del famoso Christmas pudding. Per tradizione si comincia molto tempo prima a preparare questo dolce che è composto di una quantità incredibile di ingredienti; tutti i membri della famiglia, mangiandolo, esprimono a turno un desiderio. Tra i vari desideri ci sono aiutare la povera gente, pregare ogni sera prima del pasto per i poveri del mondo e soprattutto invitare più spesso nella loro casa i nonni anziani, tutte cose che fanno regolarmente.
Secondo il parere di nonna Anna, Natale da troppi è identificato solo con il Babbo con i regali, San Giuseppe con la fiera, Pasqua con l’uovo di cioccolato, l’Assunzione di Maria con la festa di ferragosto. È dovuto alla secolarizzazione, un fatto universale e inarrestabile.
A Natale la visita al gigantesco albero, tutto illuminato, al Rockefeller Center attiguo alla cattedrale di San Patrizio in Manhattan, per la famiglia Biondi è un obbligo oltre che un piacere come lo è per tantissimi altri. Lí si soffermano scambiando auguri con i presenti e contemplando i vari ornamenti – dalle belle e preziose bocce di vetro con la punta svettante sulla cima, alle stelle filanti, ai tanti canti intonati da vari gruppi etnici – tra la commozione di tutti, e a tanti altri espedienti moderni che hanno cancellato il Natale come nostalgia e storia. Quindi nelle case non c’è più il Natale con la neve di una volta che ovattava e rendeva il paesaggio come immerso in una grande e autentica fiaba; non più il profumo naturale del vischio appena colto ed esposto sul pavimento; non più la messa di mezzanotte e il coro che canta in latino. Ora tutto è cambiato: l’abete natalizio è diventato di plastica per comodità; nei presepi l’elettronica sta pian piano soppiantando i vecchi giocattoli e sta per finire l’epoca delle bambole, dei trenini e della tombola; e il bambinello è stato sostituito nel cuore di tutti dal moderno e barbuto Babbo Natale.
Anche se sono bambini, per Ariana, Aidan e Evander non esiste più la fraganza e la devota genuità del Natale fatto e trascorso in famiglia, come si usava una volta, nella fanciullezza dei loro antenati e in modo particolare di nonna Anna.
Christa Nass de Maio
Christa ci ha detto che fin dall’inizio di dicembre i suoi familiari cominciano a preparare il Natale, una preparazione che dura i 24 giorni che precedono la festa: è l’Avvento. Avvento significa la venuta in terra di Gesù. In casa di Christa c’è l’abitudine di costruire una grande corona di rami di abete intrecciati che regge quattro candele gialle o rosse infilate in una ciotolina di rame. Ogni domenica di Avvento, cominciando dalla prima se ne accende una per indicare la Luce crescente finché il giorno della nascita di Gesù, che è Luce e Vita, le quattro candele brilleranno tutte insieme.
Christa ha aggiunto che in casa sua il 13 di dicembre non è un giorno come tutti gli altri: è Santa Lucia, grande festa in tutta la famiglia, perché i suoi nonni Franco e Carmela, nativi di Bagnara in Reggio Calabria, sono molti devoti di quella santa, e ogni anno ne raccontano la vita alla nipotina. Lucia fu una delle prime cristiane in un periodo in cui i discepoli di Gesù erano ferocemente perseguitati ed erano costretti a nascondersi per pregare. Si ritrovavano perciò nelle catacombe e di notte Lucia portava loro di nascosto qualcosa da mangiare. Per vedere meglio la strada al buio e al tempo stesso avere le mani libere per trasportare cibi e bevande, Lucia si metteva in testa una corona di candele accese. Un giorno i soldati dell’imperatore di Roma la catturarono e la uccisero, ma le sue buone azioni non furono dimenticate: la chiesa la proclamò santa. In occasione di Santa Lucia, Christa e famiglia iniziano la loro preparazione per il Santo Natale.
A differenza dei nonni, il santo preferito di Christa è San Francesco di Assisi perché amava in modo particolare tutte le creature, chiamava gli animali fratello e sorella, e soprattutto perché ha un posto tutto speciale nelle feste natalizie sia in Italia e sia in America e forse nel mondo. Al pari dei nonni Christa volle dirci la storia del santo: Francesco andò a Betlemme e vide il luogo dove tanti e tanti anni prima era nato Gesù. Tornato a casa, decise di rappresentare la storia della nascita di Gesù a Greccio per far vedere a tutti che il Salvatore era nato da una povera famiglia in una misera stalla. Allora fece entrare in una grotta un bue e un asino e poi costruí una mangiatoia con un po’ di legna e di paglia. Scelse alcuni abitanti del paese per rappresentare Giuseppe, Maria e i pastori e infine scolpí nel legno una statuetta che rappresentava Gesù Bambino.
Ben presto l’esempio di San Francesco fu seguito e al giorno d’oggi questa tradizione è entrata nelle chiese e nelle case di tutto il mondo, come nella casa di Christa e nella chiesa di San Vincenzo de Paoli a Elmont in Long Island, dove si reca per la messa con tutta la sua famiglia ogni domenica.