Assisi, città di pace

Per Benedetto XVI Assisi è soprattutto un luogo che richiama la conversione dell’uomo a Dio, percorso che san Francesco ha compiuto fino in fondo. Anche le religioni hanno bisogno di convertirsi, di ricentrarsi su Dio. Per meglio servire la pace.
26 Settembre 2011 | di

Il fatto che questo mese di ottobre, precisamente il giorno 27, vedrà Benedetto XVI pellegrino di pace in Assisi con i rappresentanti delle religioni, non è un atto dovuto alla ricorrenza di un venticinquesimo da solennizzare. Molti ricordano l’intensità dell’incontro promosso nella città del Poverello da Giovanni Paolo II nell’ottobre del 1986, in un mondo «prima» della caduta del muro di Berlino (1989) e nel quale le religioni non avevano il rilievo pubblico acquisito negli anni successivi. In quell’occasione, il trovarsi insieme dei capi religiosi a pregare per la pace, nel segno del digiuno e del farsi pellegrini sulle strade dell’Assoluto, colpì e smosse l’immaginario ecclesiale e venne salutato anche da molti laici come evento straordinario, inaspettato, dal carattere profetico. Mettere in chiaro che Dio rifiuta ogni violenza e che il suo nome non può essere usato per fini impropri, cioè contro qualcuno, pone al sicuro l’identità religiosa da facili strumentalizzazioni. E si può anche dire che con quell’evento le religioni, per la prima volta nell’epoca moderna, escono allo scoperto e in modo compatto e visibile comunicano la loro dedizione totale e sincera alla causa della pace, causa più volte tradita. Dio è un altro nome della pace, e la pace è il grande dono di Dio agli uomini, per il quale è però necessario pregare, pregare sempre, pregare uniti.
 
Perché quello che Benedetto XVI compirà non è un atto dovuto, scontato, celebrativo, di burocrazia ecclesiale per il mantenimento di buoni rapporti interreligiosi? Perché, in maniera del tutto singolare, il vescovo di Roma, il Papa, prima nella persona di Giovanni Paolo II e ora in quella di Benedetto XVI, è stato ed è riconosciuto – del tutto spontaneamente – come alfiere della pace, in grado di creare consenso e riunire intorno a sé le religioni del pianeta. Se all’interno della Chiesa cattolica è attribuito al Papa il carisma dell’unità, le religioni riconoscono al vescovo di Roma il ruolo di leader della pace. E questo, oltre a responsabilizzare, commuove! Un altro aspetto da sottolineare riguarda l’importanza dei gesti pubblici, oggi vistosamente amplificati dai media, nella vita della Chiesa. Abituati a un magistero soprattutto «parlato», con Giovanni Paolo II i cattolici sono stati educati al linguaggio dei segni: la prima visita di un Papa alla Sinagoga di Roma (1986), gli incontri di Assisi (a più riprese: 1986, 1993, 2002), la richiesta di perdono per i peccati dei figli della Chiesa nel corso del Giubileo del 2000, ecc. Quello dei segni è un linguaggio profondo, viscerale, incisivo, e per questo Benedetto XVI ha deciso di proseguire la strada del predecessore. Con la sua originalità di maestro di verità, certo, ma nel solco di una vicenda che da un quarto di secolo produce frutti di bene e li sparge nel mondo.
 
Ma veniamo ad Assisi, ormai eletta a capitale mondiale della pace, e alla forza ispirativa di una figura, quella di san Francesco, carica di ottocento anni di storia ma di attualità inossidabile. I testimoni del primo incontro, nel 1986, raccontano come i rappresentanti delle religioni, provenienti da contesti umani e culturali i più diversi, si sono subito sentiti come a casa. Avvolti dal clima magico della cittadina umbra, hanno intravisto le profondità spirituali coltivate e per sempre deposte in quei luoghi. Tornare ad Assisi è anche un desiderio che ciascuno di noi porta nel cuore: ci pare che in quel luogo tutto sia più semplice o almeno possa essere un po’ semplificato. Per Benedetto XVI Assisi è soprattutto un luogo che richiama la conversione dell’uomo a Dio, percorso travagliato ma entusiasmante che Francesco, figlio di Bernardone, ha compiuto fino in fondo. Anche le religioni hanno bisogno di convertirsi, di ricentrarsi su Dio, soprattutto di riconoscere e così annunciare che Egli è la nostra Pace.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017