Assistenza a tutto campo
Una legge "amica" della vita dei cittadini. La legge quadro di riforma dell`assistenza ridisegna lo stato sociale e definisce la nuova assistenza sanitaria e previdenziale, il cosiddetto welfare delle persone e delle famiglie. Essa rappresenta una vera rivoluzione con un obiettivo preciso: essere uno strumento al servizio della dignità e del benessere di tutti. Una rivoluzione, almeno sulla carta, davvero imponente. La normativa è strutturata in trenta articoli, la cui attuazione richiederà impegno e capacità , ma porterà a un completo rinnovamento del modo di fare assistenza. Prima di analizzare i contenuti della riforma occorre precisare che per stato sociale, quello che comunemente viene chiamato welfare state, si intendono sostanzialmente tre ambiti di tutela e protezione dei cittadini: Su questi aspetti interviene appunto la legge quadro approvata di recente.
I precedenti Fino ad oggi in Italia c`era un solo testo di legge che affrontava in modo complessivo le politiche sociali: la legge Crispi, risalente al 1890, che si occupava essenzialmente delle Ipab, gli Istituti pubblici di assistenza e beneficenza. L`unico intervento successivo di una certa ampiezza fu il decreto legge numero 616 del 1970, che trasferiva tutte le competenze in materia socio-assistenziale (compreso il controllo sulle Ipab) ai comuni e alle regioni, così come avvenne in quegli stessi anni per la sanità . Il trasferimento delle competenze alle amministrazioni locali per il settore sanitario, fu accompagnato da una legge di riordino della materia ` la Riforma sanitaria ` che definì anche i compiti dello Stato, mentre questo non avvenne per le politiche sociali. Fino a questa riforma, quindi, gli interventi statali in campo sociale sono stati sempre limitati alla tutela dei diritti della persona previsti dalla Costituzione, quali il sostegno ai più poveri, ai disabili, l`indennità d`accompagnamento, la pensione sociale e così via.
Dalle categorie alla persona La filosofia della nuova legge, invece, punta a costituire "un sistema di protezione attiva" che vada incontro alle famiglie e agli individui in difficoltà . In altre parole, per aiutare nuclei familiari poveri o con disabili e anziani non autosufficienti la normativa prevede l`erogazione di prestazioni personalizzate e non più interventi rigidamente legati alle diverse categorie (disabili, tossicodipendenti`¦). Inoltre, dove prima per sostenere i soggetti più deboli erano previsti interventi esclusivamente monetari, la nuova normativa rende disponibili non solo assegni economici ma anche servizi "in rete", di tipo formativo, sanitario, sociale e di avvio al lavoro. L`obiettivo è di creare uno standard di assistenza valido per tutto il territorio nazionale, che riesca a superare l`attuale divario tra Nord e Sud. Lo Stato avrà l`obbligo di elaborare ogni tre anni un piano generale e controllare che il servizio sociale funzioni in tutte le zone, anche se la regia degli interventi sarà dei singoli comuni, d`accordo con le regioni e le province.
Ecco i punti principali intorno ai quali la legge si sviluppa Il governo provvederà a riorganizzare le Ipab e a sciogliere quelle inattive. Per quanto riguarda il quadro economico di riferimento occorre considerare che le Ipab ` direttamente investite dalla legge di riforma ` secondo l`ultimo censimento del Ministero per la Solidarietà Sociale sono circa 4200 con patrimoni stimati in 37mila miliardi e gestiscono servizi residenziali per anziani pari ad 1/3 dei posti letto. Il provvedimento prevede "assegni di cura" e altri interventi a sostegno della maternità e della paternità responsabile. "Interventi di sollievo" per aiutare le persone che devono accudire familiari non autosufficienti, che includono la presenza di operatori professionali che sostituiscono i parenti durante l`orario di lavoro. Assistenza domiciliare e benefici economici per i nuclei che accolgono disabili, anziani e minori in affidamento. Politiche di conciliazione tra i tempi di lavoro e i tempi necessari per la cura dei familiari. La legge, inoltre, prevede anche la progressiva scomparsa degli orfanotrofi, per favorire soluzioni come l`affido familiare e l`accoglienza in "case famiglia". Inoltre i comuni, su richiesta degli interessati, potranno fornire buoni validi per l`acquisto di servizi sociali erogati dalle strutture pubbliche e private accreditate. Finanziamenti a tasso zero potranno essere concessi dai comuni, in alternativa ai contributi assistenziali, per venire incontro alle esigenze di mamme sole, di coppie giovani con figli e di famiglie che hanno in casa handicappati gravi che si trovino temporaneamente in difficoltà economiche. Il prestito potrà essere concesso anche alle famiglie di recente immigrazione con gravi difficoltà di inserimento.Sempre le amministrazioni municipali potranno prevedere agevolazioni fiscali e tariffarie, incluse eventuali ulteriori riduzioni dell`Ici sulla prima casa. Tutti gli enti e le organizzazioni che erogano prestazioni sociali dovranno adottare una "carta dei servizi" che sulla base di uno schema predisposto dal governo definirà le modalità di funzionamento dei servizi con i relativi criteri di accesso e renderà noti agli utenti gli strumenti per la propria tutela. . Il governo è delegato a riordinare gli assegni di invalidità civile, che saranno riclassificati, ma senza diminuire economicamente i trattamenti concessi oggi. Nei prossimi tre anni, poi, 20 miliardi saranno destinati esclusivamente a interventi per i poveri e per i senza casa. La riforma promette la realizzazione di quello che per tanti anziani e disabili è ancora un sogno, cioè l`assistenza domiciliare. Questa potrà permettere di rimanere nella propria abitazione, evitando il ricorso "improprio" agli istituti e ai cronicari e consentendo, così, una riduzione delle spese a carico del servizio pubblico. Le prestazioni domiciliari, infatti, hanno un costo intorno alle 200mila lire al giorno mentre la spesa quotidiana sostenuta per un ricovero ospedaliero è di circa 700mila lire. La normativa, inoltre, prevede tabelle unitarie per le rette delle case di riposo convenzionate, in modo da evitare disuguaglianze di trattamento e di servizio. . Saranno riclassificati dalla nuova legge in tre diverse categorie: - reddito minimo per la disabilità totale; - reddito minimo per la disabilità parziale; - indennità per favorire la vita autonoma e la comunicazione, rivolta ai disabili gravi e pluriminorati e agli ultrasessantacinquenni totalmente dipendenti. Si interviene, per la prima volta in sede nazionale, per sostenere la cura e l`assistenza delle persone non autosufficienti realizzando così un intervento atteso da almeno due milioni di famiglie italiane. Tante sono infatti le famiglie che nel corso del 1999 sono scese al di sotto della soglia di povertà , proprio a causa del carico di spesa sostenuto per la cura di un parente affetto da una malattia cronica. Oltre ai 40mila miliardi annui che sono spesi dallo Stato per le diverse invalidità , saranno messi ogni anno a disposizione 1800 miliardi per i servizi all`infanzia, alle famiglie e per il fondo a favore delle politiche sociali. Altri 1800 miliardi saranno utilizzati nel triennio 2000-2002 per l`attuazione della riforma, senza contare l`utilizzo delle oltre 4200 Ipab il cui valore si aggira sui 37mila miliardi. Una ulteriore entrata sarà infine assicurata dai fondi strutturali destinati all`Italia dall`Unione europea. Come si vede, la legge di riforma dell`assistenza è senz`altro una normativa molto complessa che richiederà anni per la sua completa attuazione. Restano ancora da chiarire le modalità concrete di accesso dei cittadini a molti dei benefici previsti, sulla carta, dalla riforma. Quel che è certo è che con essa il nostro paese ha compiuto un salto di qualità nel modo di concepire l`assistenza verso le categorie più deboli. Un punto di non ritorno che pone l`Italia finalmente al passo con l`Europa.