Attualità

29 Dicembre 2008 | di


Senza spigoli

Protagonisti a ogni costo


Votiamo e poi controlliamo i nostri rappresentanti con tutti i mezzi a disposizione.

Tra gli appuntamenti più importanti e meno sentiti del 2009 ci saranno le elezioni europee. In realtà neppure gli elettori italiani sottovalutano il valore dell’Europa, visto che non disertano mai questo appuntamento elettorale e di sicuro non diserteranno neanche le relative votazioni a giugno. Ma il loro interesse sembra finire lì. Dopo, l’attività politica europea non interessa più.
Eppure la politica europea è sì molto tecnica e poco comunicata, ma più interessante e incisiva di quanto si creda comunemente. Soprattutto i giovani d’oggi potrebbero trovarla utile da seguire quanto e più di quella italiana. Loro che studiano all’estero, e in Francia, Gran Bretagna o Germania seguono corsi di lingue; loro che viaggiano molto più dei genitori grazie ai voli low cost e agli sconti ferroviari; loro che, in virtù di internet, sono abituati a considerare vicino anche ciò che sta a centinaia o migliaia di chilometri. Insomma, i nostri giovani sono naturalmente più cosmopoliti che in passato, più europeisti nei fatti delle generazioni precedenti.
L’Europa e la sua costruzione riguarda moltissimo questi ragazzi. Non si dice di leggere noiosissimi tomi sulle leggi, le direttive e i trattati, a meno che non si ami il settore. Ma per la generazione di internet è uno scherzo fare un salto nei siti dei Parlamenti e delle varie Commissioni per approfondire qualsiasi argomento di cui ci si stia occupando, perché a Bruxelles, checché se ne dica, ogni giorno ci sono tali e tante iniziative da far girare la testa. Sprovincializzarsi non fa mai male. Così come richiede poco tempo visitare i siti dei deputati che abbiamo eletto, per tenere sotto controllo ciò che fanno e inondarli di e-mail, se è il caso di far sentire la propria voce di cittadini. Le democrazie più avanzate e che funzionano meglio, non dimentichiamolo, sono quelle nelle quali i cittadini tengono d’occhio il potere e gli fanno sentire la propria voce e le proprie critiche.
Ma questo richiede forse un sentimento della politica ancora troppo poco diffuso in Italia e un suo linguaggio e una sua vicinanza al mondo reale che i nostri eletti dovrebbero decisamente riformare. La società civile ha frecce al proprio arco che in genere non utilizza, e chi sta al potere ha tutto l’interesse che non le utilizzi, salvo poi stupirsi quando deve constatare che non è esattamente al primo posto nel gradimento dei cittadini.
Allora non resta, a noi elettori, che fare il primo passo per riprenderci un po’ di protagonismo. Votiamoli e poi controlliamoli, con tutti i mezzi che il mondo moderno mette a nostra disposizione.

Rosanna Biffi


Non fa notizia

Guatemala

Una buona notizia: il parlamento guatemalteco ha approvato una legge che creerà un fondo, il Fondo del Petroleo, per le comunità indigene che vivono nei pressi delle industrie petrolifere. In sostanza, le grandi compagnie del greggio, nazionali e straniere, presenti in Guatemala verseranno una fetta dei ricavati delle loro attività per finanziare progetti di sviluppo delle comunità locali. Parte dei proventi saranno utilizzati per finanziare le organizzazioni locali che si occupano di difesa dell’ambiente.

PeaceReporter


Osservatorio Onu

Tempo di bilanci


A due anni dalla sua elezione, quale giudizio sull’operato di Ban Ki-moon alle Nazioni Unite?

Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, è al Palazzo di Vetro ormai da due anni. La prima parte del suo mandato, che dura cinque anni, è stato costellato da crisi internazionali: dalla dichiarazione d’indipendenza del Kosovo alla guerra tra Georgia e Russia dell’estate scorsa, passando per il conflitto che ha insanguinato la repubblica democratica del Congo, per citarne solo alcune.
In qualche caso le Nazioni Unite sono sembrate paralizzate, bloccate dai giochi di potere dei Grandi Cinque, i Paesi vincitori della seconda guerra mondiale che hanno potere di veto nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu (Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia). In particolare, l’empasse è sembrata drammatica sul Kosovo e sulla Georgia: Mosca, in entrambi i casi, ha puntato i piedi. Ma il 20 gennaio ci sarà un nuovo presidente alla Casa Bianca: il democratico Barack Obama prenderà il posto del repubblicano George W. Bush. E gli equilibri internazionali potrebbero cambiare.

Matteo Bosco Bortolaso


Cristiani nel mondo

Giappone. Alla segreta ricerca di Dio

Potrà giungere dal cristianesimo quella speranza di cui la società nipponica ha un gran bisogno?



p. Bernardo Cervellera


Ieri accadde

Il Pendolino: prodigio italiano


In epoca di treni ad alta velocità, ripercorriamo i primi passi di un convoglio che ha portato il genio italiano a viaggiare… su rotaia.


L’idea vincente fu di creare un treno ad assetto variabile: speciali apparecchiature inclinavano la «cassa», cioè l’abitacolo dei passeggeri, fino a 8 gradi verso l’interno delle curve, compensando la forza centrifuga e permettendo così una velocità molto alta, che raggiungeva i 250 chilometri l’ora. E fu per questo suo pendolare, ora a destra ora a sinistra, che fu chiamato appunto Pendolino. Il progetto, europeo, dopo anni di ricerche fu messo sui binari dall’Italia nei cantieri Fiat. Il primo Pendolino ETR 401 circolò dal 1976 sulla linea Roma-Ancona a scopo sperimentale. Oggi è un cimelio destinato, si spera, a un degno museo. Tra gli anni ‘80 e ‘90 il più famoso modello di Pendolino, l’ETR 450, costruito in molti esemplari, percorse 26 milioni di chilometri, passando da 220 mila passeggeri l’anno a 2,2 milioni.
Dopo molte innovazioni, il Pendolino effettua oggi i percorsi Eurostar Italia e nel frattempo si è diffuso in dieci Paesi europei. In Svizzera è usato come intercity veloce su linee di montagna. Un modello è in preparazione per la Cina, un altro per la Russia e porterà a 440 i Pendolini venduti in 12 Paesi del mondo: il genio italiano viaggia anche su rotaia.

Paolo Pivetti
 

Oblò. Dio e la società

Mi ha colpito, qualche tempo fa, una frase con cui una showgirl abbastanza nota ha risposto a un giornalista che le chiedeva notizie a proposito del suo rapporto con Dio. Risposta: «Ci sentiamo di tanto in tanto…». Una frase che può apparire banale ed è invece la fotografia dell’atteggiamento di molti individui e istituzioni di questa società. Una società che, dopotutto, non è anticlericale, salvo alcuni gruppetti marginali e più o meno estremisti. Né ignora veramente Dio e la sua presenza: molti chiedono il suo aiuto di fronte alla morte e alle tragedie della vita. Manca invece, per molti e in questa società secolarizzata, contrariamente a quanto succedeva in altre società e in altri tempi, la percezione di una Sua presenza psicologica più o meno costante, di sostegno nella gestione della vita quotidiana. In una parola, sembra che uomini e donne rinuncino a imparare a dialogare con un Dio con cui, appunto, «si sentono di tanto in tanto». Ma è possibile dialogare con un Dio vissuto come estraneo? E in che modo? In realtà, sarebbe necessaria una preparazione psicologica che spesso manca nell’intero ciclo della vita. Talvolta, anche di persone che si definiscono credenti.

Sabino Acquaviva

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017