AUMENTO DELLA PENSIONE

Buoni auspici dalle festività natalizie. L’Inps riserva, infatti, un «dono» (meritato) a qualche nostro lettore.
10 Gennaio 1997 | di
Nel 1971 sono andato in pensione d'invalidità , ricevendo dall'ente previdenziale francese una pro-rata di 299,50 franchi francesi al mese. Con questa somma abbiamo dovuto vivere per più di tre anni io, mia moglie e i miei tre figli di età  inferiore a dieci anni. Nonostante i solleciti fatti dall'ente francese e dal patronato Inas, dopo molto tempo ho ricevuto la notifica della pensione assegnatami, pari a lire 11.050 mensili. Ho subito contestato presso la sede centrale Inas di Roma, la quale dopo tre mesi e mezzo mi ha mandato un resoconto della mia pensione che non ha subito alcun aumento dal 1980. Nel gennaio del 1984, entrando nel sessantesimo anno di età , la mia pensione è stata modificata in pensione di vecchiaia. Nel febbraio del 1987, in base alla legge 140 del 15 aprile 1965, ho inoltrato domanda per la maggiorazione come ex-combattente. Nel giugno del 1989 ho ricevuto dalla sede centrale Inps di Roma una comunicazione di ricostruzione della mia pensione, con la somma corrispondente a partire dal 1 gennaio 1985. Il 21 giugno ho ricevuto una lettera che mi faceva presente le disposizioni dell'articolo 7 della legge 407 del 29 dicembre 1990; ciò significa che il diritto all'integrazione al trattamento minimo delle pensioni in regime internazionale è riconosciuto solo a coloro che fanno valere un'anzianità  contributiva di lavoro svolto in Italia non inferiore a un anno, e che la mia pensione restava comunque congelata fino all'esame della mia posizione assicurativa italiana. Ho più di sei anni di versamenti per lavoro svolto in Italia, e quasi quattro anni di servizio militare. Con questi contributi penso di avere diritto all'integrazione del trattamento minimo. Secondo un mio calcolo, dal 1 gennaio 1991, la mia pensione è aumentata di 7.140 lire italiane mentre il trattamento minimo per le pensioni italiane è aumentato molto di più. Può precisarmi a quanto ammonta la somma del trattamento minimo per una pensione come la mia?».

Pompeo Gali

Longlaville, Francia

 

Innanzitutto va sottolineato che prima della legge 407, bastava anche un solo anno di contribuzione italiana per accedere all'integrazione al minimo (sempre che vi sia stata una copertura assicurativa all'estero che, raddoppiata con quella versata in Italia, desse diritto alle prestazioni). Con le leggi successive i requisiti furono di volta in volta modificati (e ne abbiamo dato ampia informazione). Ma sia prima della 407 che dopo, l'integrazione al minimo veniva tolta o decurtata in presenza di una pensione estera. Pertanto succedeva spesso che per effetto della diversità  dell'età  pensionabile, prevista dalle leggi di sicurezza sociale, il pensionato poteva riscuotere la pensione italiana integrata al minimo per circa cinque anni. Nel suo caso, la questione si presenta in forma diversa in quanto la pensione italiana di invalidità  e poi di vecchiaia, è stata definita e messa in pagamento contestualmente a quella francese. Pertanto la sua pensione, e quindi l'integrazione al minimo italiano, è condizionata dalla pensione francese. In altre parole l'integrazione al minimo verrà  data in parte, solo se, sommando la pensione francese e il pro-rata italiano, il totale sarà  inferiore al minimo di pensione previsto dalla legge. Questa operazione viene fatta annualmente. Le abbiamo scritto solo ora perché attendevamo la riforma previdenziale, la quale ha introdotto per gli emigrati, una rata di pensione minima che equivale a circa 15.500 lire al mese (per 15 mensilità ) per ogni rata di contributo italiano. Ora se ha versato, per esempio, 10 anni di contributi avrà  diritto a un minimo garantito di almeno 155.000 lire mensili di pensione. Dunque se ha diritto a maggiorazioni per effetto di altre leggi italiane, come nel suo caso per ex-combattenti, queste saranno pagate in aggiunta alla sua rata di pensione.

 

Pensione in pagamento

Nel 1991 ho iniziato la pratica di pensione di vecchiaia. Da allora solo il 22/01/96 ho ricevuto dall'Istituto nazionale della previdenza sociale di Torino una dichiarazione giurata di redditi corrispondenti agli anni che vanno dal 1991 al 1996. Dopo essere state compilate le pratiche da un patronato di Buenos Aires, i moduli sono stati immediatamente rispediti. Vorrei sapere a che punto è l'iter».

Giuseppe Salatino
Buenos Aires, Argentina

 

Ci siamo interessati della sua pensione di vecchiaia, e con piacere le comunichiamo che la sua pratica è stata evasa dalla sede Inps di Torino il 28 giugno '96. La pensione porta il numero VO/S 45121705, e l'Inps sta predisponendo il suo pagamento. Se non le dovesse essere ancora giunta, inoltri un sollecito a gennaio, tramite il suo patronato.

 

Domanda accolta

«Sono abbonato da tempo al 'Messaggero' e chiedo un vostro aiuto in quanto, attraverso un patronato, ho fatto domanda per la pensione già  dal marzo del 1991 ma non ho mai ricevuto una risposta. Ho lavorato molti anni in Italia e molti anche in Australia, versando sempre i rispettivi contributi. Il governo australiano mi ha già  riconosciuto invalido perché non posso lavorare per motivi di salute, ma dall'Italia non mi è giunta nessuna notizia in merito. Allego tutti quei documenti in mio possesso che forse vi posso essere d'aiuto».

Antonio Severino
Maylands, Australia

 

La sua domanda di pensione di vecchiaia (e non di anzianità ) presentata nel 1991 a seguito dell'interessamento del suo patronato e successivamente del «Messaggero», ora è stata accolta. La definizione è avvenuta nell'estate scorsa e la pratica porta il numero 45008327. L'Inps, tramite la sede provinciale di competenza, sta perfezionando i necessari meccanismi per il pagamento (rata di pensione e arretrati). Se non ha ancora ricevuto tali pagamenti si rivolga al patronato per un sollecito.

 

Documento illeggibile

«Ringrazio il 'Messaggero' perché entra nelle nostre case dandoci la possibilità  di leggere qualche messaggio di speranza e di pace. Vorrei chiedere all'esperto un chiarimento sul fatto che, già  da alcuni mesi, non ricevo più gli assegni familiari di mia moglie ».

Biagio Paolozza
Sunshine West, Australia

 

Se non riceve più gli assegni familiari per la moglie a carico, innanzitutto è bene che lei verifichi il modello che l'Inps invia annualmente a tutti i pensionati. Se lo ha già  ricevuto lo porti in visione al suo patronato altrimenti lo richieda, sempre tramite il patronato, all'Inps di Benevento fornendo le sue generalità  anagrafiche e il numero della pensione (VO/S 50601950).

Dalle nostre verifiche presso il nostro ente previdenziale risulta che nel 1994 è stata iniziata una ricostruzione della sua pensione per motivi contributivi. Tale ricostruzione è stata sospesa. Nella documentazione che ci ha fatto pervenire c'è la copia della dichiarazione reddituale ma è purtroppo illeggibile, pertanto le chiedo di inviarcene una più leggibile.

 

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017