Australia. 54 anni di vita e 32 congressi
In uno scantinato di Fitzroy, a Melbourne, nel 1960 nasce la Federazione cattolica italiana (Fci), oggi al suo cinquantaquattresimo anno di vita. Il congresso si è tenuto nel gennaio scorso all’interno del St. John’s College dell’Università statale di Sydney, con la partecipazione di 120 delegati, provenienti dagli stati del Queensland, Victoria e New South Wales. L’apertura del congresso ha avuto inizio con la concelebrazione eucaristica presieduta da uno dei vescovi ausiliari di Sydney, monsignor Terry Brady, che ha benedetto i lavori che si sono conclusi con la celebrazione eucaristica presieduta dal Superiore generale dei Missionari scalabriniani, padre Alessandro Gazzola. La Fci è un movimento laicale nato, come pochi altri, durante il periodo di maggior movimento d’emigranti dall’Italia verso l’Australia, quando la società e la Chiesa australiana stessa facevano fatica ad accettare la massiccia invasione fisica e morale di coloro che provenivano dalla Penisola italiana. Ma la Fci, con obiettivi apostolici prevalentemente rivolti ai loro connazionali, è riuscita a ricavarsi inaspettatamente una sua nicchia in un ambiente freddo e ostile alla cultura mediterranea.
Dopo cinquantaquattro anni, in un mondo attraversato da continui mutamenti e a volte sconvolgimenti che spiazzano e che hanno costretto un folto numero di associazioni a chiudere i battenti, la Fci ha avuto la capacità di riflettere sulle sue iniziative confrontandosi con le sue forze e con le intuizioni provenienti dall’alto. Negli ultimi due anni ha svolto un lavoro di revisione e riflessione del proprio operato.
Il «piano d’azione», concordato durante il precedente congresso, è stato portato a termine e i risultati sono stati analizzati e discussi durante l’attuale congresso. Si è concluso di potenziare il ruolo della comunicazione interna, creando il ruolo di animatore al servizio di tutta la Fci; di dare un ulteriore impulso a un possibile adattamento del nome finora legato con orgoglio alla stragrande maggioranza dei membri; di apportare un possibile potenziamento dell’organizzazione laicale a livello operativo, sia al proprio interno che all’esterno.
Questa vivacità d’intenti prende vita in un momento in cui l’associazionismo cattolico in genere, e quello di matrice cattolica italiana in particolare, non gode di buona salute in Australia. Molti movimenti laicali tradizionali sono scomparsi, ma la Fci ha goduto di una sua vitalità che si esprime a molteplici livelli, costruiti e testimoniati con la collaborazione e l’impegno dei suoi membri. Come affermava papa Giovanni Paolo II: «I movimenti ecclesiali son mossi da una riscoperta della grazia battesimale e operano sotto l’azione dello Spirito di Dio». Non sono mancati tentennamenti errori e fraintendimenti anche, ma non solo, con le autorità ecclesiastiche.
Ma questi momenti d’incomprensione sono serviti a purificare le proprie intenzioni e a badare all’essenziale della testimonianza cristiana. Sono stati cinquantaquattro anni di vita associativa, scandita da trentadue congressi in cui si è voluto non solo dare espressione tangibile a una comune appartenenza ma, attraverso lo scambio di idee, esperienze, delusioni e successi, creare spazi utili per immaginare il futuro e sognare insieme. È così importante oggi sognare! La presenza dei media, con messaggi martellanti tutti prefabbricati, non ha la forza né il fine di generare ideali di convivenza improntati all’attenzione e alla cura reciproca; ideali che hanno invece sempre caratterizzato la lezione del grande maestro: il beato Giovanni Scalabrini, vescovo e fondatore delle famiglie religiose scalabriniane.