Australia. La missione di padre Luca

28 Gennaio 2014 | di

Padre Luca Pirone, ospite da due anni della casa di riposo Sant’Ilarione di Adelaide è un frate minore francescano. È in Australia da quarant’anni, al servizio della comunità italiana ma non solo. Nel tracciare la sua lunga carriera di sacerdote ed educatore, padre Luca è stato coinvolto nel processo di integrazione delle comunità etniche nella società australiana proprio nel periodo dei grandi cambiamenti che è seguito alla massiva immigrazione post-bellica degli anni ’50 e ’60.

Nato a Napoli da famiglia di origini irpine, padre Luca fu ordinato sacerdote nel 1960 nella chiesa della Madonna delle Grazie a Benevento. Dapprima si recò in Inghilterra, per apprendere la lingua inglese, quindi in Corea. In quel periodo i francescani avevano fondato una scuola a Seul: Myong-Do. Lo scopo era quello di ospitare i missionari, soprattutto irlandesi e americani, che arrivavano in Corea per studiare la lingua e i costumi del Paese prima di entrare nella comunità. Padre Luca aveva il compito di assistere questi missionari, nei due anni in cui rimanevano nella scuola, per dar loro le basi della lingua aiutandoli ad abituarsi agli usi e ai costumi del posto. Per perfezionare questo lavoro, Luca fu mandato in Canada a frequentare un corso di un anno di social leadership. Ottenuto il diploma, tornò in Corea. Qui il direttore della scuola era gravemente malato. E così padre Luca lo sostituì rimanendo in quel ruolo per altri cinque anni, fino al 1971.

Continuando a studiare e a insegnare, si prese cura degli oltre cento studenti, tra missionari cattolici e protestanti e suore di diversi ordini, facendo anche stampare un testo di lingua coreana da utilizzare all’interno dell’istituto. Poi, in seguito al calo delle vocazioni, la scuola perse molti studenti. In Australia, invece, proprio in quel periodo, c’era una forte richiesta di sacerdoti italiani. Per questa ragione il nunzio apostolico gli suggerì di recarsi in questo Paese. «Dovevo rimanere per un paio di anni e invece sono qui da quarantadue» afferma padre Luca, che in Australia ha anche dei parenti. Trasferitosi ad Adelaide, nella parrocchia di Albert Park, rappresentò la comunità nei Community Council del Sud Australia adoperandosi per formare un Centro comunitario per gli emigranti. Si recò, poi, a Sydney dove rimase sei anni nella parrocchia di Paddington, nella quale fece parte dell’Ethnic Community Council, un organismo governativo che proponeva al governo australiano suggerimenti e cambiamenti nelle comunità etniche in Australia. Tornato ad Adelaide, lavorò all’idea di costruire una casa di riposo per anziani italiani tanto da essere uno dei promotori e fondatori dell’«Italia Village», progetto che anticipava la realtà delle case di riposo per emigrati italiani realizzate poi in Sud Australia. Dopo il ritiro dei frati minori dalla parrocchia di Albert Park, continuò la sua opera di missionario in altre zone del Sud Australia, da Hectoville, dove rimase vent’anni, alla Barossa Valley.

Negli ultimi due anni padre Luca, che oggi ha 80 anni, è stato ospite della casa di cura Sant’Ilarione fondata da John Costa, francescano secolare. L’istituto accoglie sacerdoti anziani , i quali celebrano la Santa Messa per gli emigrati italiani due volte la settimana. «Alla mia età e in condizioni di salute precarie, è il massimo che il Signore mi concede di fare» ci dice padre Luca. Nel suo appartamento, grazie a un computer ricevuto in regalo, ha iniziato a usare internet rimanendo in contatto con molti amici e fedeli conosciuti nella sua lunga e proficua opera di missionario, un’opera che, in questo modo, continua.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017