Autostrade: fummo i primi...

Era il 1924 quando l’ingegner Piero Puricelli celebrò la nascita della prima strada al mondo riservata alle automobili.
22 Febbraio 2008 | di


Era una bella domenica di settembre, per l’esattezza il giorno ventuno. L’anno era il 1924. Sulla distesa di prati della periferia milanese verso nord, dominati dal profilo dell’antica certosa di Garegnano e disseminati di imponenti officine, soffiava un’arietta tiepida con qualche leggera pennellata di fresco: scoccava il primo giorno d’autunno. Mentre la banda eseguiva canzoni e inni cari alla Patria, l’ingegner Piero Puricelli si aggirava emozionato tra le varie autorità in abito da cerimonia. Quella era la sua festa, si stava celebrando la nascita della sua creatura: la prima strada al mondo riservata alle automobili. L’aveva infatti battezzata «autostrada»: un’idea che nessuno sulla faccia della terra aveva ancora messo in pratica, anche se in altre grandi nazioni le automobili erano molto più diffuse che in Italia. Ma il genio italiano, in questo caso il genio dell’ingegner Puricelli, aveva battuto tutti in velocità: l’autostrada Milano – Varese, con diramazioni verso il Lago Maggiore a ovest e verso Como a est per un totale di 85 kilometri, era una velocissima striscia di asfalto cui potevano accedere, pagando un pedaggio, solo gli automezzi. Questa invenzione avrebbe rivoluzionato il traffico stradale, allora caotico e confuso, rendendo immensamente più veloci i collegamenti automobilistici, soprattutto sulle grandi distanze. L’inaugurazione della prima autostrada del mondo è una gloria sconosciuta del nostro Paese. O meglio, una gloria dimenticata. E guardando la «tragedia» del traffico di oggi possiamo capire perché l’abbiamo dimenticata: in fatto di viabilità ci troviamo nel gruppo dei peggiori.
Ma eravamo partiti per primi…




Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017