Bambini vittime delle nostre follie
La signora Adele Lo Presti, di Napoli, mi scrive queste righe, estratte da una lunga lettera: «Ma che cosa sta succedendo? Possibile che non si salvino dalle nostre follie neppure i bambini? Perché gli innocenti devono pagarle?... Siamo davvero in pericolo, anche in Italia, come ci dicono i fatti scoppiati nel nostro paese, al centro della civiltà cristiana?». | Grazie a un seminarista milanese che naviga in Internet, cara signora, conosciamo un'altra infamia: i pedofili, attraverso un falso sito, Pokèmon, forniscono ai loro potenziali clienti addirittura un catalogo in cui si offrono, come una merce qualsiasi, dodici piccoli in pose oscene. È l'ultima, adescante risorsa messa in atto dalla più miserabile delle turpitudini. Ma c'è di più: alcuni bambini dell'intermarket , perché di mercato si tratta, sembrano essere gli stessi che le cronache, da qualche anno, hanno dato per rapiti in varie parti del mondo. Ce ne informa Telefono Arcobaleno, che si batte contro la pedofilia «in rete», la quale è in grado di stabilire contatti diretti con fanciulli, maschi e femmine, in ogni luogo del pianeta. E già si teme che nella «rete» |
sia finita anche «una bimba italiana, di nome Francesca, anni nove, somigliante - leggo su un quotidiano - a V. la creatura scomparsa in Sicilia due anni fa».
Sono già 24 mila gli «indirizzi» elettronici denunciati, e l'export-import vede all'opera i pedofili di almeno trenta Stati. Pagando una sorta di tassa d'iscrizione (per l'Italia circa cinquanta dollari) si possono ricevere e rivendere cassette e Cd-Rom porno. Il pagamento è on line, tramite carta di credito. I cataloghi più spinti, con l'indicazione di tutti i dettagli occorrenti per raggiungere bambini e bambine (le femmine, se accompagnate da un asterisco, devono intendersi «non vergini»), raggiungono il costo di 500 dollari. La pedofilia, ormai, non è più solo perversione: è diventata un'industria che remunera bene e si fa largo ovunque. Di fronte a tanto scempio c'è chi si interroga sull'animo, sulla psiche, sul gene. Chi, genericamente, sul mondo. Ma che cosa abbiamo fatto perché questa realtà mutasse, intanto, in alcune delle sue premesse? Non abbiamo abusato, noi stessi, trasformando la realtà più violenta nella fiction di ogni ora, per ogni età e in ogni forma? Non stiamo forse prendendo dal reale il peggio di noi per trasformarlo in spettacolo? Non è forse la violenza l'ingrediente per garantirsi, su tanti fronti, il successo? Molte responsabilità andranno affrontate e discusse da chiunque trasmetta valori.
Famiglia, scuola, società , Chiesa, comunicazione: c'è lavoro per tutti. Gli educatori dovranno sempre più assumersi la responsabilità di informare la gioventù, perché impari a difendersi. Invece, o perché imbarazzati e timorosi, bigotti e ignavi, spesso diventano complici, magari involontari, dell'indifferenza, del cinismo e della brutalità . È tempo di temere per i bambini. Non basteranno i moniti del Papa, le denunce dell'Unicef, la «Magna Charta dei doveri» che Rita Levi Montalcini reclama da tempo; occorre capire che la loro crescita sta passando non di rado per mani insicure, se è vero che famiglia e scuola stentano sempre più a competere con un sistema di vita che fa dei bambini i testimoni, se non anche i destinatari, di ogni sorta di violenza. È vero, signora: cronache recenti ci hanno detto, drammaticamente, che l'Italia stessa va tenuta sotto rigida sorveglianza; intanto, guardiamoci attorno. A Manila, nelle Filippine, un Comitato governativo ha reso noto che i parchi della capitale, di notte, sono popolati da bambini intorno ai dieci, dodici anni, e persino al di sotto, che «battono». Essi incontrano stranieri amichevoli, da cui ricevono cure e attenzioni che rimarranno un segreto. Qualche fanciullo, ogni tanto, va all'ospedale perché vittima di eccessi. Di cui non vuole parlare. Perché? Perché, paradossalmente, finisce per proteggere quello stesso adulto che abusa di lui, ma che gli parla, lo ascolta, lo nutre, gli fa regali, talvolta difendendolo dalle angherie dei suoi coetanei. In un rapporto del Comitato si legge: «Un bambino riceve, mediamente, 10 dollari per un breve incontro. Capita spesso che un pedofilo affitti, per un'orgia, anche 10 bambini». Le riviste dei pedofili, in Australia e in Europa, definiscono le Filippine un «paradiso»; gli incontri migliori, e a minor prezzo, avvengono a Pasanjan, nota negli ambienti dei pedofili come «la capitale dei bambini», cioè un luogo di delizie.
In Cambogia la verginità di una bambina si paga con 600 dollari. In India le piccole prostitute, dagli otto ai dodici anni, sono 500 mila. A Bombay, una metropoli che il settimanale statunitense «The Nation» definisce «il più grande bazar del sesso di tutta l'Asia», le prostitute-bambine, molte tra nove e dieci anni, vengono vendute all'asta. Sono contese dai compratori arabi del Golfo Persico, oltretutto convinti che accoppiarsi con una vergine guarisca dalla gonorrea e dalla sifilide; senza il rischio, così si crede, di contrarre l'Aids. «Quei ricchi - osserva un funzionario dell'Osservatorio dei diritti umani, Maureen Aung Thwin - se ne vantano apertamente».
Il novanta per cento dei dieci milioni di prostitute dell'India - 100 mila soltanto a Bombay, dove nella Falkland Road sono esposte in gabbie come quelle dello zoo per richiamare i clienti - è in stato di schiavitù. Non superano, mediamente, i quattordici anni. Sono state vendute agli sfruttatori da famiglie povere delle campagne.
In Thailandia la prostituzione infantile è parte rilevante di un business del sesso che attira dal mondo ricco i voli charter cosiddetti «a luci rosse». Due bambine - hanno una dodici, l'altra tredici anni - dicono di vendere «fiori e anche altre cose». Guadagnano l'equivalente di venticinque, trentamila lire per volta.
Non avete paura delle malattie, dell'Aids?
No, abbiamo fatto le analisi del sangue, ci hanno fatto le punture. Così non è possibile prendere l'Aids.
Preferite i clienti maschi o femmine? E vero che vi cercano entrambi?
Si, ma è uguale.
Ma tu, se ti innamorerai, sarà di un ragazzo...?
Quando mi innamorerò sarà di un ragazzo. E normale, no? Che domanda stupida!
Cara e giustamente allarmata signora, lo scandalo del male, di cui la sofferenza degli incolpevoli è l'aspetto più lacerante, ha turbato in ogni tempo la coscienza dell'uomo. «Rifiuterò fino alla morte di amare questa creazione dove i bambini sono torturati», afferma l'ateo Albert Camus ne La peste. E Dostojevskij, credente, in una pagina famosa de L'idiota si è chiesto: «Perché, Signore, la sofferenza dei bambini?».
La risposta, per tutti e per sempre, non c'è. Quella dei grandi spiriti del passato, da sant'Agostino a Rosmini, da Schopenhauer a Leopardi, appaga o no a seconda che si accetti un mistero insondabile per atto di fede, o lo si rifiuti perché inaccettabile dalla ragione. Ma una cosa è certa: non possiamo rifugiarci nella fatalità , sorda e cieca, per farcene un alibi. Il Vangelo ci impegna a «far nuove, anche noi, tutte le cose», e dunque non possiamo sottrarci al dovere, anzitutto, di difendere la dignità umana da chi la calpesta nei modi più turpi.
Va mobilitata l'anima del mondo, ma anche la politica e la legge. È tempo di farlo. Subito, e con ogni energia possibile.