Barcellona, 10 e lode

Attivo, soprattutto sul fronte del cinema italiano, il nostro Istituto raccoglie centinaia di iscritti ai corsi di lingua e di cucina. Presto una mostra sui liuti italiani e sulle macchine di Leonardo.
16 Settembre 2005 | di

BARCELLONA

Ennio Bispuri è direttore dell";Istituto Italiano di Cultura di Barcellona dall";11 settembre del 2000. Presto s";insedierà  in quello di Buenos Aires, in Argentina. «Sono a Barcellona da cinque anni, "; dice Bispuri ";: è una città  piena di dinamismo culturale come poche altre». Prima di approdare a Barcellona, Bispuri era stato a Mosca, a Santiago del Cile, e ancora ad Algeri, a Colonia e a Stoccarda, toccando aree culturali e zone del mondo differenti per clima politico, cultura, tradizioni, lingue, ecc. «Barcellona mi ha dato grandi soddisfazioni "; osserva ";. Spero di aver dato anch";io un contributo determinante alla conoscenza e alla diffusione della lingua e della cultura italiana»
Bettero. Quali iniziative ha promosso l";Istituto Italiano di Cultura di Barcellona?
Bispuri. Citare a memoria tutte le cose che abbiamo fatto in cinque anni è impossibile. Posso ricordare quelle più importanti. Soprattutto sul piano cinematografico. Il cinema è stata l";attività  quasi prevalente, alla quale ho dedicato più energie, anche perché sono un addetto ai lavori. Ho scritto parecchi libri e articoli sul cinema italiano. Qui sono venuti molti registi: da Luciano Emmer a Guido Chiesa, a Citto Maselli, Montaldo, Ferrara, Ettore Scola, grazie anche alla collaborazione della Filmoteca di Catalogna. E al culmine di questa attività  abbiamo promosso un omaggio a Fellini durato quasi cinque mesi. Con un Congresso internazionale, esposizione dei disegni originali del maestro, le fotografie, i manifesti. È venuto due volte il presidente di Cinecittà , Carlo Fuscagni. Poi, in campo linguistico, è stato nostro ospite Tullio De Mauro. Sono venuti autori come Roberto Calasso, Claudio Magris, Giorgio Barberi Squarotti, Silvio Ramat, e poi Consolo, Dacia Maraini.
In genere gli incontri avvengono all";Università . Abbiamo organizzato un Congresso su Totò, e poi su Zavattini. Abbiamo reso un grande omaggio all";attrice Maria Mercader, oggi 85enne, che è nata qui a Barcellona, la moglie di Vittorio De Sica, e madre di Christian e Manuel.
Numerose sono state le mostre, i concerti e le manifestazioni culturali. E tutte sempre di altissimo livello.
Quali altre iniziative sono in cantiere?
Dopo cinque anni, per legge, ho concluso il mio mandato qui. Ma ho già  programmato, d";accordo anche con il mio successore, un grande evento sui liuti italiani, violini Stradivari, ecc. da tenersi al Liceu: uno dei più grandi teatri lirici del mondo. Poi facciamo un";esposizione delle macchine leonardesche, cioè i prototipi ricostruiti sui progetti di Leonardo.
Organizzate corsi di lingua e cultura italiana, di cucina, di altre tipologie didattiche? Che tipo di pubblico partecipa, e che riscontro avete?
Qui abbiamo un";attività  molto solida per quanto riguarda i corsi di lingua italiana, e gli iscritti sono andati aumentando di anno in anno. Anzi abbiamo dei problemi per quanto riguarda il numero di aule a disposizione. Ciò significa che c";è un aumento graduale, un interesse crescente, nei confronti della lingua italiana che si accompagna, com";è evidente, alla cultura. Chi studia l";italiano, non lo fa per lavorare ma perché apprezza la cultura italiana, e vuole capire la lingua per riuscire a leggere Dante, Boccaccio, Calvino, ecc. Questo è un dato molto importante poichè per noi è anche una risorsa economica. Abbiamo più di mille iscritti.
Per quanto riguarda sia la specificità  della cultura italiana, sia quella della lingua, e della lingua legata alla tradizione popolare italiana, noi organizziamo corsi di cucina. Abbiamo fatto tantissime iniziative dedicate al vino, al formaggio, al pane, al gelato, alla pasta, all";olio. Abbiamo sempre tanta gente che si incuriosisce, che vuole sapere come si fa il caffè italiano, ecc. I corsi di cucina sono seguitissimi. Abbiamo un esperto molto bravo: si chiama Alessandro Castro, è uno storico della gastronomia italiana. Ma questo a noi serve moltissimo perché ci permette di dilatare il discorso e di affrontare argomenti squisitamente culturali. Parlare di Caravaggio ad una persona che ha apprezzato il caffè italiano, per esempio, è un completamento: inserire ogni esperienza culturale italiana, sia pure artistica come questa del Caravaggio, nella storia dell";Italia, nella storia dei costumi, delle abitudini, nel tessuto culturale, porta ad un risultato altissimo.
Quanti sono gli italiani a Barcellona?
Dovrebbero essere attorno ai 20 mila, compresa la grande Barcellona. E non sono pochi. Quasi tutti sono di alto livello: professionisti, imprenditori, persone che si sono sistemate bene anche perché c";è una vicinanza con l";Italia che permette uno scambio frequente.
Per quanto riguarda l";organizzazione di corsi ed eventi, l";Istituto Italiano di Cultura interagisce con Comites e Associazioni italiane presenti sul territorio?
Diciamo che non c";è l";obbligo di questo dialogo. Però la realtà  ci ha convinti che è necessario questo dialogo. È importante che vengano anche gli italiani a queste nostre manifestazioni perché vivendo qui, è giusto che vedano, che collaborino con i presidenti delle Regioni italiane, o con i sardi, con i friulani, con i piemontesi, con i siciliani. Abbiamo organizzato, con la Regione Siciliana, una grande mostra al Museo marittimo, dal titolo «Il Novecento Siciliano»: tutti i più grandi artisti siciliani del Novecento. Abbiamo allestito al Museo de La Virreina una grande mostra dal titolo «Dal Futurismo al Laser», cioè tutta l";arte italiana del Novecento. Con altre regioni abbiamo promosso, per esempio, una rassegna sul cinema sardo. Collaboriamo anche con il MACBA, il Museo d";Arte contemporanea di Barcellona. E poi una mostra dei gioielli di Gerardo Sacco: un grande gioielliere che ha lavorato per Elizabeth Taylor, Zeffirelli ed altri. Abbiamo proposto rassegne su Pasolini, Canaletto, ecc.
Uno dei fiori all";occhiello di questo Istituto, è il Centro Studi sul Cinema Italiano. Come opera sul territorio?
Il Centro Studi sul Cinema Italiano è stato il coronamento di un mio sogno. Cioè quello di fondare, all";interno dell";Istituto, una sezione specifica che potesse essere messa a disposizione degli studiosi, sia italiani che spagnoli, per conoscere meglio la grande tradizione cinematografica italiana. Adesso pubblichiamo una rivista e diamo anche dei premi a chi fa delle tesi di laurea su argomenti italiani. Ci sono due televisori, per cui si può venire qui a studiare film o a consultare la biblioteca sul cinema italiano. Insomma, un";attività  a vasto raggio che va dall";organizzazione di eventi importanti, al fatto di mettere a disposizione degli utenti libri o cassette che abbiano, appunto, attinenza con il cinema italiano.
L";Istituto Italiano di Cultura  e gli altri Istituti in Europa, ma anche nel resto del mondo, riescono cioè a fare rete, riescono a circuitare informazioni e a condividere iniziative comuni?
Questa rete esiste già  per area. Le faccio un esempio: noi siamo a Barcellona, e quindi Madrid, Lisbona e Marsiglia costituiscono quasi un blocco unitario come area geografica. Più difficile, invece, è creare una macro rete in modo che io sappia giorno per giorno che cosa sta facendo in questo momento Rio de Janeiro o Helsinki perché effettivamente c";è meno possibilità  di confronto. Creare delle microreti per area è importante perché fa anche risparmiare. Se viene qui un regista, poi può andare con un treno o un aereo, ecc. in una città  vicina, partecipando a più di un evento.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017