Basilica e dintorni Giovani verso Assisi

Il tradizionale incontro dei giovani ad Assisi, organizzato dalla famiglia francescana dei frati conventuali, ha avuto quest’anno un prologo, con un pellegrinaggio partito dalla Tomba di sant’Antonio...
05 Novembre 1999 | di

Padova
Si sono dati appuntamento alla basilica di Sant'Antonio, la sera del 22 agosto. Un avvio un po' faticoso: il disagio di essere stranieri con stranieri, la stanchezza del viaggio, la delusione dei bagagli rimasti negli aeroporti, l'impatto con la novità  in assoluto, l'ambiente ignaro, indifferente a quei giovani raccolti sul grande piazzale.
Perfino le prove di canto faticano a decollare. Le parole dell'inno ufficiale: «Gioia che corre nel mondo, fuoco che accende desideri e speranze», pochi le capiscono e ancora meno le cantano. Dopo una settimana, ad Assisi, sarà  un'altra cosa: altra partecipazione, sorrisi che coinvolgono, mani che stringono, volti contagiati da una complicità  comune.
Da Padova inizia il pellegrinaggio, presso la tomba di Antonio, il primo figlio santo di Francesco. Pellegrinaggio è attività  giubilare, ma è, soprattutto, vocazione intima dell'uomo chiamato a «ritornare al luogo delle sue origini»: Dio. La vita, dice Giovanni Paolo, «è un grande pellegrinaggio verso la casa del Padre». Vocazione dimenticata dall'uomo di oggi che tende sempre più a impiantarsi nella sua zolla di terra, nel suo pezzo di pavimento, facendone un regno, un insediamento stabile, un possesso, rivolgendo cuore, interessi e sguardi alle cose mai sufficienti. Ma chi nel cuore ha un po' di cielo, ha bisogno d'altro: in quel pezzetto di terreno ci vive prigioniero; col possesso delle cose e delle persone finisce nell'angoscia. I santi poi, nel cuore hanno molto cielo. Antonio, cuore da pellegrino, conduce i suoi passi veloci e brevi, solo 36 anni di vita, verso il vero traguardo: «Vedo il mio Signore». Il modo di «pellegrinare» dei santi resta per quasi tutti noi un sogno. Ma tra noi e loro, chi sta interpretando meglio la vita?

 Loreto
Presso la casa di Maria testimone dei primi passi del bambino Figlio di Dio e del silenzioso operare del giusto Giuseppe, l'interrogativo trova altre soluzioni. Maria, secondo una classica definizione sulle icone dell'Oriente, è detta «Odighitria», cioè «colei che indica la strada».
Maria è «il segno di sicura speranza e di consolazione per il pellegrinante popolo di Dio». L'intensa preghiera alla Madre iniziata la sera del 23 davanti alla basilica che racchiude la sua casa, offre ai giovani quelle speranze e quelle certezze che nessuno riesce a dare e che solo nello stordimento e nell'illusione si riesce a soffocare.

Assisi
Finalmente, il pomeriggio del 24 appare ai giovani pellegrini la città  di Francesco e Chiara. È ancora una città  che porta le ferite e i disagi del terremoto e della successiva ricostruzione. Ma lo spirito di Francesco non ha subito i sobbalzi della terra e la sera Francesco vede tutti i suoi giovani pellegrini del mondo attorno al suo altare a pregare, a cantare, a gioire. È l'inizio di tre giorni intensi dedicati ad altri itinerari per ripercorrere i passi di Francesco e di Chiara e rivivere i loro sentimenti, il loro coraggio, le loro scelte.
È il Francesco dal cuore libero, pieno di amore per il creato, per gli uomini e per Dio, e pieno di preghiera che è canto, a mostrare a questi giovani i sentieri da percorrere perché il nuovo millennio sia il segno e il sogno di una nuova avventura.

Roma
«Comunicate ciò che avete sperimentato». Poi, il giorno 28, tutti a Castelgandolfo a incontrare Giovanni Paolo e, soprattutto, a rinnovare quella fedeltà  alla Chiesa che Francesco aveva vissuto con radicale coerenza. I giovani hanno voluto ripetere quel gesto che Francesco aveva compiuto con i suoi compagni davanti a papa Onorio III:

«Andiamo, fratelli, dalla nostra Madre, la Santa Chiesa romana e comunichiamo al Sommo Pontefice ciò che il Signore ha cominciato a fare per mezzo nostro...».
E al Papa hanno consegnato un modesto contributo, frutto di un digiuno penitenziale, per aiutare dei loro coetanei a partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù dell'anno 2000.
Il Papa li ha accolti, incoraggiati, benedetti. Un Papa segnato ancor più dalla sofferenza ma che, con la sola presenza, sa incutere nei giovani forza ed entusiasmo vitali.
«Tornando alle vostre case, comunicate ai vostri coetanei quanto in questi giorni avete sperimentato. Questo pellegrinaggio è stato certamente una provvidenziale opportunità  d'incontro con Cristo e con voi stessi.
Riprendendo le vostre normali occupazioni, diffondete attorno a voi la luce che ha illuminato il vostro spirito. Amate e seguite Cristo! Se talvolta, quando il cammino si fa difficile, vi assale la stanchezza, riposatevi nell'ombra della preghiera. Nel dialogo con Dio troverete pace e riposo...
Cristo vi vuole suoi collaboratori per costruire il nuovo millennio... Vivere il Vangelo è certamente un compito esigente; ma solo con Cristo è possibile edificare efficacemente la civiltà  dell'amore.
Vi saranno compagni di strada i 'testimoni' che in questi giorni avete imparato meglio a conoscere e ad amare(...): Antonio, Maria 'la Vergine fatta Chiesa', Francesco».
Dunque un pellegrinaggio non solo verso grandi santuari, ma dentro la vita ove questi luoghi diventano segno della «memoria» efficace di un Dio sempre all'opera, della «presenza» della sua azione salvifica, della «profezia» della meta verso la quale è diretta la nostra vita e la nostra storia, perché, dice il profeta Amos, «cercate Dio e vivrete» (5,6).
Due ragazze «volontarie» dell'organizzazione, Marika e Maria Luisa, hanno così riassunto la loro esperienza: «L'itinerario del pellegrinaggio è stato lungo e faticoso, ma allo stesso tempo gioioso e ricco di emozioni: la prima, e forse la più grande, l'abbiamo vissuta a Padova, quando, tenendoci per mano, abbiamo pregato insieme nelle varie lingue, il nostro 'unico' Padre che è nei cieli»

 

   
   
Lo scorso 2 settembre hanno emesso la professione temporanea nelle mani del padre provinciale, Luciano Fanin, i frati (nella foto, da sinistra) Giulio Cesareo, Mirko Montaguti,  Liborio Corriere, Dennis Franch, Matteo Franco, Samuele Antonello, Antonio Ramina, Pedro Manuel Perdigà£o Pinto e Ricardo José Ferreira Vasconcelos.      

La famiglia religiosa dei francescani conventuali ha tre nuovi sacerdoti: padre Marco Moroni, padre Riccardo Giacon e padre Alessandro Ratti. Sono stati ordinati sabato 18 settembre in basilica del Santo dall'arcivescovo di Gorizia monsignor Antonio Vitale Bommarco. Eccoli, nella foto, insieme al ministro provinciale padre Luciano Fanin (il primo a sinistra) e a padre Marco Tasca, rettore dei Chierici (ultimo a destra).

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017