Belgio. Scristianizzazione?
11 Dicembre 2012
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Che fine ha fatto la fede cristiana in Belgio? C’è proprio bisogno di chiederselo, visti i recenti episodi di cronaca che hanno rivelato un inedito profilo a rischio scristianizzazione nel Paese, membro dell’Unione europea.
Qualche esempio? Prendiamo la cittadina di Binche, a una cinquantina di chilometri a sud di Bruxelles, finita sui giornali perché le autorità locali hanno messo in vendita – per la cifra simbolica di un euro – la chiesa del Santo Sacramento, otto secoli dopo la sua costruzione. Nel 1976 l’edificio era stato ceduto dalle suore del Santissimo Sacramento al Comune.
E ora quest’ultimo, nell’impossibilità di coprirne le spese di manutenzione, ha deciso di metterlo in vendita. Così, tra le proteste dei pochi fedeli rimasti a difendere l’edificio, lo scorso giugno è stata celebrata l’ultima messa nella chiesa del Santo Sacramento. Un triste ma isolato episodio? Purtroppo no. Nel 2008 a Malines, nelle Fiandre, il convento e la chiesa neogotica dei frati minori sono stati trasformati nel lussuoso hotel Martin’s Paterhof. Mentre a Bruxelles, nel quartiere di Ixelles, da una chiesa è stata ricavata addirittura una discoteca. È solo l’inizio di un lento processo di scristianizzazione che in Belgio ha portato molti luoghi sacri del passato a essere completamente stravolti e riadattati.
Quali sono i motivi di questa decadenza in un Paese che, all’atto della sua fondazione, contava una popolazione al 99 per cento cattolica? Se nel 1977 la percentuale dei neonati belgi battezzati si attestava intorno all’85 per cento, nel 2011 è scesa al 50. In compenso, cresce di anno in anno il numero dei cattolici che chiedono di essere «sbattezzati». Per la diocesi di Bruxelles sono circa un migliaio ogni anno (metà nella diocesi di Tournai) coloro che rinnegano la propria fede e si rivolgono all’associazione Amici della morale laica, incaricandola di trasmettere la dichiarazione di rinuncia al vescovo competente. Secondo le statistiche più recenti, ormai la pratica della messa domenicale è passata dal 29,4 per cento nel 1977 a poco più del 4 per cento. E solo un matrimonio su quattro viene celebrato in chiesa, dopo la cerimonia civile.
Ma quali sono le cause di questo «distacco» dalla religione? Innanzitutto lo stato belga si professa sempre più laico. È stato il secondo Paese europeo, dopo l’Olanda, esattamente dieci anni fa, nel maggio 2002, a depenalizzare l’eutanasia. Da allora si è passati, secondo le statistiche ufficiali, da 235 casi nel 2003 a più di mille nel 2010. Nel giugno 2003 il matrimonio tra persone dello stesso sesso è stato equiparato a quello delle coppie eterosessuali, e da allora si sono registrati in media un migliaio di «matrimoni» all’anno tra uomini e poco più tra donne. Nel frattempo, il numero di divorzi nelle unioni tradizionali è salito dai 20.300 casi del 1990 a quasi 29 mila nel 2010.
Ad aggravare la situazione, poi, il numero sempre più ridotto dei sacerdoti: per undici milioni di abitanti si contano 2.776 preti, di cui 332 stranieri (per la maggior parte congolesi o dell’Europa dell’Est), con un’età media che, nel 57 per cento dei casi, supera i 55 anni. Sono tutti segnali di una crisi di cui la scristianizzazione è solo uno degli aspetti. Il conflitto non ancora risolto tra fiamminghi e valloni, lo statuto incerto della capitale contesa tra le due regioni (Fiandre e Vallonia), le difficoltà politiche del governo (per formare l’attuale governo di coalizione ci sono voluti diciotto mesi di serrate trattative, dalle elezioni del giugno 2010 fino al dicembre 2011), l’importante debito pubblico, la disoccupazione giovanile; tutto questo crea un clima di incertezza e di timore per il futuro.
Qualche esempio? Prendiamo la cittadina di Binche, a una cinquantina di chilometri a sud di Bruxelles, finita sui giornali perché le autorità locali hanno messo in vendita – per la cifra simbolica di un euro – la chiesa del Santo Sacramento, otto secoli dopo la sua costruzione. Nel 1976 l’edificio era stato ceduto dalle suore del Santissimo Sacramento al Comune.
E ora quest’ultimo, nell’impossibilità di coprirne le spese di manutenzione, ha deciso di metterlo in vendita. Così, tra le proteste dei pochi fedeli rimasti a difendere l’edificio, lo scorso giugno è stata celebrata l’ultima messa nella chiesa del Santo Sacramento. Un triste ma isolato episodio? Purtroppo no. Nel 2008 a Malines, nelle Fiandre, il convento e la chiesa neogotica dei frati minori sono stati trasformati nel lussuoso hotel Martin’s Paterhof. Mentre a Bruxelles, nel quartiere di Ixelles, da una chiesa è stata ricavata addirittura una discoteca. È solo l’inizio di un lento processo di scristianizzazione che in Belgio ha portato molti luoghi sacri del passato a essere completamente stravolti e riadattati.
Quali sono i motivi di questa decadenza in un Paese che, all’atto della sua fondazione, contava una popolazione al 99 per cento cattolica? Se nel 1977 la percentuale dei neonati belgi battezzati si attestava intorno all’85 per cento, nel 2011 è scesa al 50. In compenso, cresce di anno in anno il numero dei cattolici che chiedono di essere «sbattezzati». Per la diocesi di Bruxelles sono circa un migliaio ogni anno (metà nella diocesi di Tournai) coloro che rinnegano la propria fede e si rivolgono all’associazione Amici della morale laica, incaricandola di trasmettere la dichiarazione di rinuncia al vescovo competente. Secondo le statistiche più recenti, ormai la pratica della messa domenicale è passata dal 29,4 per cento nel 1977 a poco più del 4 per cento. E solo un matrimonio su quattro viene celebrato in chiesa, dopo la cerimonia civile.
Ma quali sono le cause di questo «distacco» dalla religione? Innanzitutto lo stato belga si professa sempre più laico. È stato il secondo Paese europeo, dopo l’Olanda, esattamente dieci anni fa, nel maggio 2002, a depenalizzare l’eutanasia. Da allora si è passati, secondo le statistiche ufficiali, da 235 casi nel 2003 a più di mille nel 2010. Nel giugno 2003 il matrimonio tra persone dello stesso sesso è stato equiparato a quello delle coppie eterosessuali, e da allora si sono registrati in media un migliaio di «matrimoni» all’anno tra uomini e poco più tra donne. Nel frattempo, il numero di divorzi nelle unioni tradizionali è salito dai 20.300 casi del 1990 a quasi 29 mila nel 2010.
Ad aggravare la situazione, poi, il numero sempre più ridotto dei sacerdoti: per undici milioni di abitanti si contano 2.776 preti, di cui 332 stranieri (per la maggior parte congolesi o dell’Europa dell’Est), con un’età media che, nel 57 per cento dei casi, supera i 55 anni. Sono tutti segnali di una crisi di cui la scristianizzazione è solo uno degli aspetti. Il conflitto non ancora risolto tra fiamminghi e valloni, lo statuto incerto della capitale contesa tra le due regioni (Fiandre e Vallonia), le difficoltà politiche del governo (per formare l’attuale governo di coalizione ci sono voluti diciotto mesi di serrate trattative, dalle elezioni del giugno 2010 fino al dicembre 2011), l’importante debito pubblico, la disoccupazione giovanile; tutto questo crea un clima di incertezza e di timore per il futuro.
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017