Benvenuto papa Francesco

Jorge Mario Bergoglio è il primo Papa latinoamericano e la sua famiglia ha origini italiane . Anche per questo avverte in sé il bisogno di mettere in dialogo luoghi e culture tra loro distanti, creando spazi reali di autentica fraternità.
10 Aprile 2013 | di

Questo numero della rivista offre ampio spazio all’elezione di papa Francesco. I tempi del mensile ci hanno permesso di ricevere anche dagli italiani all’estero significative testimonianze dell’ottima accoglienza che egli ha avuto in tutto il mondo, per la sua umanità, l’intensa spiritualità e la francescana semplicità. Fin dai primi interventi, papa Francesco ha manifestato, in modo empatico e con parole essenziali, il suo stile e ideale di Chiesa: comunicare al mondo la verità, la bontà e la bellezza del messaggio di Gesù e «condurre l’uomo all’incontro con Gesù Cristo, realmente presente nella Chiesa e contemporaneo in ogni uomo». Nel suo intervento del 22 marzo al corpo diplomatico presso la Santa Sede ha sottolineato: «Uno dei titoli del vescovo di Roma è Pontefice, cioè colui che costruisce ponti, con Dio e tra gli uomini». E, riferendosi alle sue origini, ha aggiunto: «Come sapete la mia famiglia è di origini italiane; così in me è sempre vivo questo dialogo tra luoghi e culture tra loro distanti, tra un capo del mondo e l’altro, oggi sempre più vicini, interdipendenti, bisognosi d’incontrarsi e di creare spazi reali di autentica fraternità».
 
Un’affermazione che ha suscitato simpatia, orgoglio e desiderio d’approfondire la sua conoscenza sia nelle associazioni piemontesi nel mondo che nelle comunità di italiani residenti all’estero in genere. Papa Francesco «ha anche tracciato la strada della nostra azione nella vita di ogni giorno, mettendo al centro la dignità di ogni essere umano – ha sottolineato l’onorevole Angela Nissoli, rappresentante delle comunità italiane al nostro Parlamento –. Oggi possiamo dire che abbiamo un esempio limpido del nostro stile migliore che ci fa onore nel mondo e che la politica deve riscoprire». Nell’epopea migratoria italiana, si calcola che siano stati cinque milioni i piemontesi che hanno popolato la pampa gringa per costruirsi un futuro migliore. Il legame di papa Francesco con i parenti residenti nell’astigiano è sempre stato vivo. Due giorni dopo l’elezione, al cardinale Severino Poletto, arcivescovo di Torino dal 1999 al 2010, il Papa ha consegnato nomi e numeri telefonici dei cugini, chiedendogli di trasmettere a tutti un saluto. Gesto che rispecchia il suo calore umano e conferma la vicinanza che esprimeva alla comunità degli italiani residenti a Buenos Aires (nella foto, la bandiera vaticana issata in città all’indomani dell’elezione).

Li incontrava nelle chiese di Nuestra Senora de los Emigrantes, nel quartiere della Boca, in quella di San Gaetano o di Cristo Obrero dov’è sepolto padre Carlos Murias, francescano conventuale, ucciso ai tempi della dittatura.
Interprete del verso del poeta Antonio Machado «Camminando si apre il cammino», il cardinale Bergoglio era, a Buenos Aires, un instancabile camminatore. Da testimonianze emerge la sua opzione per i poveri, unita alla missione d’essere profeta di giustizia, promotore della dottrina sociale e del giudizio autentico della Chiesa in materia di fede e di morale. «Se si segue Cristo si capisce che calpestare la dignità di una persona è peccato grave», ha affermato al Sinodo dei vescovi del 2001. Monsignor Virgilio Bressanelli, vescovo nella Patagonia argentina, scrive che «con papa Francesco è possibile si apra un nuovo capitolo della storia della Chiesa: ha il polso e il fiato sufficiente per affrontare le sfide interne ed esterne della Chiesa. Non gli mancherà la grazia, né l’appoggio incondizionato di quelli che, con fede, vedono in lui il successore di Pietro e pregano per lui». 

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017