Biagio Antonacci scrive a fra Julio Riscopriamo le cose semplici

11 Dicembre 1998 | di

Caro Julio,

La condizione giovanile, la droga, i malati di Aids, i valori da proporre ai giovani, le mie canzoni... non sono poche, né di poco conto, le domande che mi hai posto. Ti risponderò alla buona, offrendo a te e a chi ci leggerà  più che soluzioni, spunti di riflessione e stimoli.

Cominciamo dai giovani, destinatari diretti dei messaggi lanciati dalle mie canzoni. Considerare giovani solo quelli di una determinata età , mi sembra riduttivo: giovani possiamo esserlo tutti, perché lo si è, soprattutto, nella testa. Essere giovani vuole dire farsi promotori di qualcosa, non aspettare che altri facciano tutto per te, ma essere tu il primo a farlo. Nell'anima dei giovani di oggi sembra ci sia la «bandiera bianca» della resa. Con le canzoni, cerco di stimolarli a farsi promotori di quello che può migliorare la vita.

La droga? Penso sia un flagello che, purtroppo, non si riesce a fermare. Sono cresciuto in provincia di Milano, in un quartiere di periferia, ho visto giovani stare male e morire, ho perso molti amici per la droga. Io ho cercato di starne lontano e nelle mie canzoni sostengo con forza che la droga non serve: la forza di vivere l'abbiamo dentro di noi, non abbiamo bisogno di altre sostanze.

La droga è un vizio. Certo. Però stiamo attenti a trattare nel modo giusto sia i drogati che i malati di Aids. Non li emarginiamo, come spesso facciamo. Non per cattiveria, ma per ignoranza, per mancanza di cultura.

In Italia, ma anche nel resto del mondo, ci preoccupiamo di tante cose, ma poi dimentichiamo l'educazione a tutti i livelli, che è la cosa più importante. È l'ignoranza ad allontanarci dalla gente che ha bisogno di noi. Io prendo sempre l'esempio da quel grande uomo che è stato Nostro Signore, il quale ci dice che bisogna stare vicino alle persone che hanno bisogno e non a quelle che hanno già  tutto. Per fortuna, e questo ci apre il cuore, ci sono giovani che non stanno a guardare e si impegnano in silenzio nel volontariato.

Mi chiedi se conti, e quanto, la voglia di vivere e di aiutare, in una società  che ti propone solo chi vince, solo i potenti. Che vuoi che ti dica? Televisione e stampa questo ci contrabbandano. E tanti ci cascano e così molti, che potrebbero dare di più, stanno in disparte, in silenzio. I giovani dovrebbero credere meno ai cantanti, a chi appare in tv e non propone nulla. E diventano idoli.

Che povera una società  che si crea questi idoli. «Idoli» dovrebbero essere altri: un maestro o una maestra che si dedicano con amore a insegnare e educare come Dio comanda, genitori che fanno il loro mestiere con coscienza, un prete, una suora che si fanno in quattro per gli altri, per i drogati e i malati di Aids, magari. Questi devono diventare idoli per i giovani.

Mi chiedi anche, come se la risposta fosse facile, che cosa proporre a un ragazzo che sta tentando di tirarsi fuori dalla droga. Vedi, io ho collaborato con la comunità  «Incontri» di don Pierino Gelmini; ho lavorato con ragazzi usciti dal tunnel della droga. Mi sono fatto un'idea e credo che sia importante anche aiutarli a riscoprire e godere le cose semplici della vita: andare in piscina, giocare a pallone, passeggiare liberi, andare al cinema, innamorarsi... La vita è fatta di queste cose. Io vorrei offrire al ragazzo che esce dalla droga questo sogno: di riscoprire il mondo, la natura, assieme a molti amici che gli stiano vicino.

Il mio sogno, invece, caro Julio, è di continuare a fare ciò che sto vivendo. Sono fortunato perché faccio il lavoro che amo, ho una famiglia felice, ho un bambino; mi pare di essere equilibrato, con quel tanto di difetti che mi fa sentire come tutti gli uomini. La libertà  vera, grande, quella con la «elle» maiuscola, io la vedo realizzata compiutamente dopo, non nella vita terrena, anche se per essa dobbiamo lottare a nome di tutti. Nella vita, le cose che ti rendono felice, sono spesso le cose più semplici, all'apparenza le più banali,

tuo Biagio

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017