Brad Pitt l’angelo nero

Letterati e teologi hanno riacceso l’attenzione sul mondo dell’invisibile di cui le celesti creature alate sono la più popolare espressione. Anche i registi, e non da oggi, da Frank Capra a Luis Buñuel, da Wim Wenders a Martin Brest.
06 Aprile 1999 | di

Chissà  se quando è andato dal Papa per mostrargli La vita è bella Roberto Benigni si sarà  ricordato di dirgli che in uno degli episodi del primo film da lui diretto, Tu mi turbi, interpretava il ruolo di un personaggio disperato per aver smarrito il suo angelo custode.
La ricerca dell'angelo e il bisogno sempre più diffuso di una sua presenza, sono un tema oggi in gran voga. Nella musica (da Ron a l'Equipe 84, da Bob Dylan a Jimi Hendrix), nella pubblicità  (basti pensare all'angelo di Tullio Solenghi nello spot per il caffè), nella pittura (gli oltre 1500 quadri di Andy Lakey), nella scultura (il museo di Joyce Berg negli Usa), nella saggistica (fra tutti il libro del sindaco di Venezia Massimo Cacciari, L'angelo necessario edito da Adelphi, ma anche Il ritorno degli angeli a cura di Eugenio Fizzotti della Las, e Il Dio della California - La New Age cinematografica di Claudio Siniscalchi edito dall'Ente dello spettacolo), ma soprattutto nel cinema che sembra aver ritrovato un filone sfruttato negli anni '40 (da Accade domani di René Clair a L'inafferrabile signor Jordan di Alexander Hall), probabilmente favorito da un periodo in cui l'umanità  invocava un intervento del soprannaturale che potesse salvarla dai pericoli di un conflitto mondiale.
Perché gli uomini cercano gli angeli? E chi sono gli angeli? Prendiamo in prestito un'espressione di Roberto Bolt, il commediografo inglese che alla figura di san Tommaso Moro dedicò Un uomo per tutte le stagioni. Bolt disse che gli angeli sono stati creati da Dio per facilitare il contatto fra la terra e il cielo, intermediari fra l'umano e il divino, deputati degli uomini nei confronti del trascendente. Per questo l'immaginario popolare li ha sempre dotati di ali, per questo quell'immaginario collettivo che è il cinema se ne è appropriato lasciando in seconda fila altre forme espressive.

L'angelo più conosciuto del cinema è probabilmente l'angelo di seconda categoria di La vita è meravigliosa di Frank Capra, che deve salvare la vita di James Stewart. Ma l'angelo non è soltanto un amico, una figura familiare e simpatica, una specie di ombra fraterna che ci portiamo appresso per proteggerci: c'è anche l'angelo giustiziere che ci chiama alla resa dei conti per le nostre malefatte e questo è L'angelo sterminatore di Luis Buà±uel, che si presenta all'improvviso, ospite inatteso e indesiderato che arriva quando uno meno se l'aspetta.

Questo tipo di angelo è tornato a far sentire la sua presenza sugli schermi proprio in questa stagione con Vi presento Joe Black di Martin Brest, rifacimento di La morte in vacanza, film diretto da Mitchell Leisen nel 1934. Il Joe Black della storia, interpretato da Brad Pitt, è un angelo nero della morte, come lascia intuire il suo cognome, venuto sulla terra per prelevare un magnate della comunicazione e scortarlo nell'aldilà .

Joe Black non è che l'ultimo di una lunga serie di angeli comparsi sul grande schermo in tempi recenti. Il via lo ha dato Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders nel 1987. In un mondo diviso (e la città  di Berlino prima della caduta del muro nell'89 assume su di sé il significato simbolico di questa divisione), inquieto, separato da una trascendenza di cui si è perso il senso, gli angeli di Wim Wenders cercano di risvegliare negli uomini l'aspirazione a riannodare il filo che lega il visibile all'invisibile. Ma ben presto si invertono i ruoli: molti angeli avvertono attrazione per la fisicità  dell'umano e aspirano alla materialità  terrena; scoprono che fra gli uomini ci sono molti altri angeli che hanno rinunciato alle ali (il loro primo incontro con un angelo decaduto è quello con il tenente Colombo/Peter Falk) ma che non hanno dimenticato la loro provenienza e la loro origine celeste.

Sei anni dopo, Wim Wenders ritorna sull'argomento ma per un'operazione contraria con Così lontano così vicino. Rimasto solo - dopo che il suo amico e collega Bruno Ganz è diventato umano e ha sposato la trapezista Solveig Dommartin - l'angelo Otto Sander si immalinconisce in una profonda tristezza. Il suo desiderio di vivere l'avventura umana lo proietta in sembianze carnali e gli fa vedere il mondo a colori. Ma la sua esperienza è effimera: tornerà  a essere un angelo e a vegliare sulle spalle degli uomini affidati alla sua custodia.

Il cielo sopra Berlino e Così lontano così vicino hanno avuto, sempre in questa stagione, il loro remake con City of angels di Brad Silberling, dove le ansie esistenziali di Bruno Ganz (uno dei due angeli di Wim Wenders) si trasformano nelle pulsioni amorose di Nicholas Cage per la dottoressa Meg Ryan.

Altro film uscito in questa stagione che affronta il tema dell'angelo, dell'aldilà  dei rapporti fra l'uomo e l'eternità  è Al di là  dei sogni di Vincent Ward, con Robin Williams e Annabella Sciorra nel ruolo di una coppia che assieme ai due figli forma una famiglia felice. Un incidente stradale strappa alla vita i due bambini: la madre impazzisce di dolore e finisce in manicomio, lui muore e si ritrova in paradiso, dove scopre che anche la moglie è morta ma sta all'inferno. Da quel momento si trasforma in un angelo che tenterà  di salvarla.

Sono tanti i film che in questo ultimo periodo hanno toccato questo argomento. E tutti con gli angeli a far da protagonisti: Uno sguardo dal cielo di Penny Marshall, con Denzel Washington; Michael di Nora Ephron, con John Travolta; Una vita esagerata di Danny Boyle, con Evan McGregor e Cameron Diaz.

   
   
VOGLIA DI SPIRITUALITà€?      

Se Hollywood insiste tanto sugli angeli una ragione dovrà  pur esserci. Secondo don Dario Viganò, responsabile dell'Ufficio cinema della Cei, il motivo sta nel fatto che «il cinema ha percepito, forse più di altre forme spettacolari, l'urgenza del problema spirituale. In questo passaggio di millennio, perduta la sicurezza nelle ideologie, l'uomo vive la fatica di trovare un senso a cui destinare se stesso. E mentre il mondo celebra le continue conquiste della scienza e della tecnica, esso continua a essere visitato dalla morte, ineluttabile compagna di viaggio». Per non sentirsi solo, per farsi coraggio, l'uomo del nostro tempo ha dunque riscoperto l'angelo e il senso di protezione che esso infonde. Questo bisogno di spiritualità  e di misticismo, spesso vago e raffazzonato, forse più che un bisogno di sacro porta con sé un senso di inquietudine e di incertezza che affonda le sue radici nell'ansia della vita moderna, nei timori, nello stress e nella depressione che accompagnano il vivere quotidiano, nella solitudine e nell'isolamento che si prova nell'indifferenza dei grandi agglomerati urbani, nella mancanza di comunicazione e solidarietà , nel fallimento delle ideologie, nella caduta di tante certezze. E l'urgenza di aggrapparsi a qualcosa per salvarsi dal naufragio ha favorito il ritorno dell'angelo. Un angelo spesso indefinito e frutto di ingenuità , dai contorni un po' ambigui, confuso e contraddittorio, il più delle volte prodotto di una New Age che, in un impasto di sincretismo e panteismo, si accontenta di valori deboli e vie facili. E in questo caso, come ha scritto il critico Francesco Bolzoni, gli angeli diventano «assicuratori di polize che garantiscono giornate tranquille a gente ansiosa».

 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017