Brasile, Terra nostra

Cinquanta milioni di spettatori a puntata seguono le vicende di Giuliana e Matteo. Ora tutto ciò che è italiano fa tendenza. E molti oriundi si sono messi alla ricerca delle loro radici.
05 Aprile 2000 | di

San Paolo
I 25 milioni di italiani e di loro discendenti che vivono in Brasile non sono mai stati così famosi come in questo periodo. A provocare un'impennata di popolarità  senza precedenti, è stata la telenovela Terra Nostra, prodotta da Rede Globo, le cui vicende ruotano attorno ad alcuni emigranti italiani del secolo scorso, sullo sfondo della grande diaspora che vide partire per il Sud America migliaia di nostri connazionali in cerca di fortuna.

 Giuliana, interpretata da Ana Paula Arà³sio (origini brianzole e un presente come modella e attrice) e Matteo (Thiago Lacerda) sono i protagonisti principali di questa saga di oltre 200 puntate, diretta da Jayme Monjardim, e scritta dal giornalista Benedito Ruy Barbosa, uno dei più famosi autori brasiliani di telenovele. Sue sono Somos Todos Irmà£os, Pantanal, Renascer, O Rei do Gado. Barbosa - coadiuvato dalle due figlie Edmara ed Edilene - per scrivere Terra Nostra ha attinto al suo bagaglio di conoscenze della comunità  italiana di San Paolo, ma si è documentato anche sui giornali dell'epoca. Ad ispirarlo sono state pure le storie vere di molte persone che gli hanno scritto. «Quella di Giuliana e Matteo è una storia meravigliosa - dice Barbosa - . Il mio modo di conquistare il pubblico, punta sull'aspetto emotivo, e l'amore dei due, nonostante difficoltà  e colpi di scena, cattura i telespettatori che si attendono un finale felice».
Giuliana e Matteo si conoscono sulla nave che viaggia alla volta del Brasile. Dopo una traversata atlantica funestata da un'epidemia di peste e da una fame atroce, sbarcano nel porto di Santos, nei pressi di San Paolo. Qui si perdono. Ognuno approda in due mondi differenti, per molti versi opposti. Giuliana arriva in città  e trova ospitalità  presso la famiglia di un banchiere amico di suo padre. Matteo, invece, è reclutato in una fazenda come tanti altri connazionali: gli emigrati italiani, nei primi tempi, finirono per sostituire gli schiavi, soprattutto nell'industria del caffè. Solo più tardi inizieranno la coltivazione dell'uva e la produzione del vino. Altri si daranno al commercio e alle costruzioni edili.
Per gli italiani giunti in Brasile, nella fiction della telenovela come nella realtà  storica, la terra promessa, la mitica Merica, diventa teatro di nuovi drammi che si intrecciano con l'angosciante ricerca di un futuro da costruire per se e per le proprie famiglie, con la necessità  di trovare certezze e sicurezze negate o disattese in Patria.
  Ricordiamo che all'epoca dei fatti narrati dalla telenovela, l'allora Regno d'Italia era una nazione in fasce che scontava un ritardo secolare rispetto agli altri Stati nazionali europei; segnata da profonde differenze economiche, sociali e culturali, da nord a sud. L'industrializzazione verso cui stava correndo l'Europa fece da forbice: o si stava al passo oppure si era tagliati fuori. Una sfida spietata che costrinse anche il nostro Paese, nei decenni successivi, a una rincorsa affannosa. Un capitalismo a volte selvaggio conviveva con sacche di povertà , arretratezza di mezzi e analfabetismo diffuso che tagliavano fuori dallo sviluppo intere fette della popolazione: i più deboli ovviamente. Questi costituivano, loro malgrado, un «peso» sociale per l'Italia di allora che preferì lasciarli partire credendo di risolvere così molti dei suoi problemi strutturali. E lo fece - come capita spesso nella nostra storia nazionale - lavandosene le mani.
In quel diluvio di disperazione e abbandono, le uniche arche della speranza furono decine di navi che attraversavano l'Atlantico, identiche a quelle - mutati i tempi e i mari - che tutt'oggi trasportano migliaia di derelitti dai Paesi poveri all'«Eden» occidentale. Non è perciò un caso che proprio dal viaggio transoceanico inizino le vicissitudini dei protagonisti di Terra Nostra.
Una curiosità : le scene che narrano la traversata dei migranti italiani sono state girate a Southampton, in Inghilterra, dove la S.S. Shieldhall è stata trasformata nella Andrea I della telenovela. Nella città  inglese è stata trasferita una parte della produzione, oltre 50 persone, per girare le prime due puntate.
A San Paolo, il Museo dell'Immigrante ha rivissuto, per il tempo delle riprese, atmosfere e situazioni del suo lontano passato quando era luogo di approdo dei migranti in arrivo dall'Europa. Prima di girare gli interni negli studi di Rede Globo a Jacarepaguà¡, altre scene sono state filmate nella città  di Pinhal, per le piantagioni di caffè, e di Santa Rita de Jacutinga, dove è stata ambientata la fazenda di Gumercindo (Antà´nio Fagundes) e Altino (Odilon Wagner).
Un importante lavoro di ricerca è stato compiuto dagli scenografi che hanno ricostruito fedelmente l'ambiente dell'epoca, consultando fotografie, planimetrie e fonti iconografiche, e definendo, nei minimi dettagli, interni di abitazioni di città  e di campagna, negozi, vie e piazze pubbliche. Anche la colonna sonora ha un tocco di italianità : Toquino e Caetano Veloso hanno interpretato alcuni celebri brani del repertorio popolare italiano.
Quella di Terra Nostra non è però una novità . Negli ultimi anni, teatro e cinema hanno scoperto o riscoperto altre volte l'epopea migratoria italiana. Ricordiamo De là  del mar, la straordinaria pièce teatrale portata in scena nel 1997/98 dalla compagnia dei Miseri Coloni (testo e regia di José Itaqui, musiche dei Belumat): un successo sia in Sud America che in Italia. Pensiamo, prima ancora, al film di Fabio Barreto, O Quatrilho, che corse per l'Oscar nel 1996: affresco di due famiglie di italiani emigrati, la cui crisi di valori e d'identità  conduce a un travaglio di rapporti in cui si mescolano passioni amorose e rivalità  ideologiche.
L'onda lunga del successo dei nostri connazionali in Brasile è confermato da un'altra iniziativa: è in fase di studio un programma televisivo per la comunità  italiana. Nossa Italia, questo il titolo, gode già  dell'appoggio istituzionale della Camera di Commercio Italo-Brasiliana e sarà  dedicato all'imprenditoria, alla cultura, alle tradizioni, insomma a tutto quanto è «italiano» in Brasile. Per il Paese Latino Americano è un modo efficace per stimolare un confronto con le altre identità  etniche, il che può tradursi in un arricchimento reciproco. A tal proposito, il sociologo Ulderico Bernardi narra un episodio edificante: «a Caxias do Sul, sorta di capitale del Brasile italiano e venetofono, si discorreva sulle diverse etnie che compongono il Brasile, quando un brasiliano di origine africana disse in veneto: 'Nantri taliani sì che ven voia de lavorar. Altro che i lusitani'» (i portoghesi, evidentemente, non godevano della fama di grandi lavoratori, ndr). Un esempio significativo di come la diversità  di valori e costumi possa spingere all'emulazione piuttosto che alla divisione.
Terra Nostra   ha anche un altro merito. Piero Bassetti, già  presidente del Centro estero delle Camere di Commercio della Lombardia e grande sostenitore dell'italianità  nel mondo, è convinto che la simpatia per gli italici, alimentata da questa telenovela, «è la migliore conferma che il modo di stare al mondo, e nel mondo, degli italiani, dei loro discendenti e ammiratori, non solo è assai apprezzato, ma in tutto il pianeta si riconduce a una tavola di valori bene identificabili: lo spirito d'impresa, il coraggio dell'avventura, la capacità  decisionale, la disponibilità  a svincolarsi da rigidi schematismi di tipo nazionalistico. Si capisce - osserva ancora Bassetti - che una diffusione di valori italici può preservare la comunità  mondiale dal rischio di una globalizzazione che stritoli, che compatti incautamente tutto e tutti, annullando l'identità , vero punto di forza dell'aggregazione tra i popoli».
Per ora l'effetto più immediato del successo di Terra Nostra, è stato un sensibile risveglio di interesse per le origini italiane che ha spinto molti italobrasiliani a rivolgersi ai nostri consolati e alle associazioni di emigrazione per richiedere informazioni sui propri alberi genealogici e sulle modalità  per ottenere la cittadinanza italiana. In crescita sono pure le iscrizioni ai corsi di lingua e cultura italiana e, udite udite, attività  commerciali con nomi che si richiamano all'Italia. Inoltre, espressioni come Va bene così, Bambino mio, È vero oppure Benedetto, pronunciate dai protagonisti della telenovela, sono ormai entrate nel gergo popolare. Potere della Tv!

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017