Buon compleanno, Papa Benedetto
«Sono nato il 16 aprile 1927, Sabato Santo, a Marktl sull’Inn. In famiglia veniva spesso ricordato che il giorno della mia nascita era l’ultimo della Settimana Santa e la vigilia di Pasqua, tanto più che io fui battezzato il mattino successivo alla mia nascita, con l’acqua appena benedetta della “notte Pasquale”, che allora veniva celebrata al mattino». Così racconta di sé il cardinal Ratzinger in un libro, La mia vita, che per ovvi motivi ha avuto notevole fortuna e nel quale si può apprezzare la vena autobiografica di un grande uomo, di un teologo raffinato e di un pastore illuminato. Ma veniamo al vero motivo della lunga citazione: dunque, Santità, si avvicinano gli ottanta tondi tondi, una quota di tutto rispetto visto che il salmo 89 sentenzia: «Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti». A onor del vero c’è da mettere in conto che da allora ne è passata di acqua sotto i ponti, e che oggi la meta degli ottanta non è per fortuna così rara, segnando spesso l’incedere di un’età particolarmente fruttuosa. Ne dà testimonianza il suo magistero lucido e coinvolgente, sia quello parlato che quello scritto; la sua pacata e ingegnosa laboriosità nel governare la Chiesa; la sua volontà di tessere un dialogo cordiale ma esigente con le culture e le religioni.
Ormai, caro Papa Benedetto, anche lei è entrato nell’album di famiglia. La sua immagine ci è familiare: quella dei viaggi nei quali si è speso per annunciare il Vangelo «da vicino», esercitando il singolare carisma dell’unità nella carità; o quella, più domestica, di un Papa che invita alla riflessione e incoraggia le folle. Queste, sempre più numerose e attente, riempiono piazza San Pietro guardando in su, perché c’è grande attesa delle sue parole, della sua voce dal timbro rassicurante e paterno, dell’agenda di priorità da attivare e di preghiere da destinare che lei detta e aggiorna con autorevolezza; da uomo che vive facendosi carico dei problemi del suo tempo, dei grandi dolori dell’umanità e delle speranze collettive che vogliono fiorire. Valutando ogni cosa attraverso quella ricchezza infinita – mai da mettere a repentaglio – che è la persona, alla quale vanno riconosciuti diritti inalienabili, con tutto ciò che questo comporta: «Una pace vera e stabile presuppone il rispetto dei diritti dell’uomo. Se però questi diritti si fondano su una concezione debole della persona, come non ne risulteranno anch’essi indeboliti? Si rende qui evidente la profonda insufficienza di una concezione relativistica della persona, quando si tratta di giustificarne e difenderne i diritti». Così leggiamo al n. 12 del suo secondo «Messaggio per la pace», un vero capolavoro nel recensire e contrastare – attraverso l’argomentata proposta cristiana – visioni riduttive dell’uomo e della società.
Il suo compleanno sarà molto vicino all’anniversario della sua elezione a Pontefice, il 19 aprile di due anni fa. Dopo un quarto di secolo e oltre, quando ormai per molti la parola Papa era tutt’uno con l’avvincente e carismatica figura di Giovanni Paolo II, lei è entrato nel particolarissimo ruolo di pastore della Chiesa universale con mite autorevolezza e serena determinazione. Ormai ci siamo abituati alle sue parole sapienti e ai suoi gesti garbati e le vogliamo bene. Davvero sentiamo tutta la forza e la dolcezza della sua paternità, e ci fidiamo.
Quale augurio, dunque, per il suo compleanno? Tanta salute innanzitutto, perché è facile vedere come lei cerchi di amministrare energie e tempi di lavoro. Va bene così, meglio non eccedere. Inoltre non ci faccia mai mancare il suo incoraggiamento a vivere i grandi «sì» della fede: sì a Cristo, speranza del mondo, sì alla vita, sì all’amore fedele, sì a ragione e scienza senza rigurgiti di arroganza, sì all’uomo amato da Dio, sempre. Da tutti i lettori del «Messaggero» buon compleanno, Papa Benedetto.