Campioni di evangelizzazione

Il presidente Ciampi: Il vostro impegno va sviluppato con istituzioni e volontariato per affermare quei principi di libertà, solidarietà e giustizia su cui si fondano democrazia e convivenza.
18 Marzo 2005 | di

ROMA
Un sistema che promuova le sinergie già  in atto. Meglio ancora: una grande alleanza tra fede e italianità  nel mondo per sostenere le nostre comunità  italiane all";estero nella loro missione di ambasciatrici di valori e cultura italiana. È questo il senso di uno storico appuntamento che in molti, ora, si augurano non rimanga isolato. Il ministro per gli Italiani nel Mondo, Mirko Tremaglia, cullava da qualche anno l";idea di raccogliere a Roma i missionari italiani in emigrazione. Finalmente, sostenuto dalla Fondazione Migrantes e con la collaborazione dei missionari scalabriniani, si è potuto dar vita al Primo Convegno Internazionale a loro dedicato, celebratosi a Roma dal 22 al 24 febbraio, presso il Complesso Monumentale di Santo Spirito in Sassia, a due passi dalla Basilica di san Pietro. Oltre 200 sacerdoti, religiosi e religiose, si sono incontrati per scambiarsi esperienze, preoccupazioni, speranze. E tanta amicizia. Si sono vissuti momenti molto toccanti la sera degli arrivi presso l";Hotel Ergife, quando molti sacerdoti o suore si rivedevano anche dopo 30 anni, e per questo i calorosi e sinceri abbracci sottolineavano la sorpresa e la soddisfazione di poter stare ancora insieme per qualche giorno.
Piuttosto intenso il programma dei lavori gestiti con una regia impeccabile dall";organizzazione: tutti i continenti e le aree di presenza dei missionari erano rappresentati al convegno, come numerosi erano anche i consoli che hanno tributato e confermato la stima dello Stato Italiano a «persone sconosciute o ignorate», come le ha definite padre Giovanni Tassello. Anche l";incontro con il Capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, va inquadrato in quest";ottica. E, infatti, il convegno per la prima volta ha voluto riconoscere ufficialmente il ruolo dei missionari nel mondo dell";emigrazione, offrendo la giusta visibilità  al lavoro silenzioso svolto in più di cento anni di storia dai preti italiani al fianco delle nostre comunità  all";estero.
Tra gli invitati anche molti vescovi figli di italiani, come monsignor Valentini di San Paolo del Brasile, e gli argentini monsignor Frassia di Avellane da Buenos Aires, e monsignor Garlatti da Bahia Blanca; o gli italiani come il francescano monsignor Martinelli da Tripoli, e il passionista Mencuccini da Sanggau, in Indonesia.
Numerose le autorità  intervenute, tra le quali il cardinale Renato Raffaele Martino, il presidente della Regione Lazio, Storace, e il sindaco di Roma, Veltroni, che ha definito i missionari «angeli caduti in terra, che si spendono per gli altri con fratellanza, e che non temono di rischiare in prima persona. Oggi "; ha aggiunto il primo cittadino della capitale "; diciamo sentitamente ai nostri missionari di essere orgogliosi di loro».
Anche secondo Girolamo Sirchia, ministro della Salute, intervenuto nella mattinata inaugurale, «i missionari rappresentano il punto di riferimento della popolazione più bisognosa, soprattutto nelle zone più disastrate; con la loro opera sono vicini alla povera gente, curandoli, occupandosi della loro istruzione e di molti altri aspetti fondamentali della loro vita».
Da parte della Chiesa cattolica, il saluto e i ringraziamenti ufficiali sono arrivati per bocca di monsignor Giuseppe Betori, segretario generale della Conferenza episcopale italiana. «Nel vostro sguardo ritrovo il volto del vostro operato pastorale in giro per il mondo "; ha affermato ";. Il vostro impegno quotidiano aiuta sensibilmente le comunità  italiane all";estero che devono essere considerate delle risorse e non un problema. Insieme "; ha concluso Betori "; dobbiamo continuare a camminare con tutta quella povera gente che ha bisogno del nostro lavoro».
«Il lavoro dei missionari è un";opera umile e nascosta, lontana dalle luci mediatiche "; ha affermato padre Isaia Birollo, superiore generale dei missionari scalabriniani ";. È importante ricordare come le comunità  degli italiani all";estero, anche grazie al lavoro dei religiosi, siano riuscite a crearsi un futuro migliore; pertanto "; ha concluso Birollo "; è necessario dare la giusta visibilità  al modo con cui i missionari sono riusciti a leggere il flusso dell";emigrazione italiana, rimanendo sempre vicini agli emigrati e alle loro famiglie».
Molto seguito l";intervento di padre Tassello che ha cercato di analizzare e ripercorrere la storia di oltre un secolo di migrazioni, vista attraverso gli occhi dei missionari italiani, arrivando a precisare alcuni grossi meriti dei missionari fino a definirli costruttori del futuro ed edificatori dell";Italia perché «l";emigrazione italiana, composta inizialmente da emigranti provenienti da varie regioni di un";Italia unita solo sulla carta ma non nel cuore, ha trovato nelle parrocchie e nelle missioni un genuino luogo identitario e di superamento dei regionalismi. Per questo, l";Italia è stata fatta all";estero!».
Sul versante della collaborazione tra i missionari e le istituzioni, si è espresso monsignor Silvano Ridolfi, oggi parroco a Cesenatico, ma in passato missionario in Germania, e per 18 anni direttore generale dell";Ucei (l";attuale Fondazione Migrantes). Tre sono, secondo monsignor Ridolfi, gli ambiti d";impegno comune: l";assistenza, la cultura e l";integrazione.
La strada è dunque tracciata: grazie a questo convegno, lo Stato italiano e la Chiesa cattolica sanno di avere una responsabilità  in più, che è quella di onorare un";alleanza a favore dell";altra Italia e dei suoi missionari.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017