Canada. Autostrada per il paradiso

22 Ottobre 2013 | di

Un’autostrada per il paradiso? Una direttissima per il cielo? Highway to heaven è denominata la Number 5 road di Richmond, una città del Canada occidentale che sorge a metà strada tra il confine con gli Stati Uniti e il centro di Vancouver. Sede dell’aeroporto internazionale e dell’antico villaggio di Steveston, con i suoi circa 200 mila abitanti Richmond fa parte dell’area metropolitana della Greater Vancouver, costituita a sua volta da ben ventidue municipalità: in totale due milioni e mezzo di residenti, cresciuti dalle poche migliaia di un secolo e mezzo fa.

Nell’area, Richmond è al quarto posto per numero di abitanti, dopo Vancouver (circa 600 mila), Surrey (470 mila) e Burnaby (230 mila). Ma ciò che la rende particolare è la composizione etnica della sua popolazione, per il 60 per cento immigrata dall’Asia. Metà dei cittadini di Richmond si identifica come cino-canadese, sia perché discendenti dei pionieri arrivati oltre un secolo fa, sia perché arrivati nei primi anni Novanta da Hong Kong, Taiwan e dalla Cina continentale. Numerosi sono anche gli indo-canadesi e i filippino-canadesi. Quanto ai giapponesi, la loro prima immigrazione in Canada risale al 1800 ed è legata a Steveston, dove la comunità nipponica – a seguito dell’attacco di Pearl Harbour del ’41 – venne devastata e, in molti casi, trasferita nei campi di internamento di British Columbia e Alberta.

Richmond – vasta isola sulla foce del fiume Fraser, da cui è abbracciata prima dell’incontro con le acque del Pacifico – è sede dei due più importanti templi buddisti nordamericani: l’International Buddhist Temple e il Ling Yen Mountain Temple. Quest’ultimo, costruito qualche anno fa lungo la Number 5 road, conta 10 mila aderenti della Greater Vancouver ed è abitato da una dozzina di monaci buddisti. A Richmond convivono templi regionali, chiese cristiane, moschee e varie scuole associate. Una decina di istituzioni che parlano di reciproca cooperazione, di colloquio e tolleranza. Anche questo è un volto del multiculturalismo canadese.

Sempre a Richmond, tra la quarantina di chiese di varie denominazioni, sette sono cattoliche, aperte a tutti coloro che stanno camminando su questa terra, ma con lo sguardo ben fisso sull’infinità del cielo. Italiani? Non necessariamente. La loro presenza a Richmond, infatti, non è rilevante, anche se di recente nel modernissimo Aberdeen Centre ha trovato ospitalità Ciao Italia, esposizione di costume, arte, design, turismo e moda.
Tra tradizione e modernità, Italia e Cina si sono trovate a braccetto in terra canadese. Anche senza Marco Polo.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017