Canada. Maria Francesca Giardini, donna e giudice
Ispira gentilezza e serenità. Evita qualsiasi forma di pubblicità. Non ama parlare della propria vita privata se non per informare di essere nata in Calabria e di essere arrivata in Canada in tenera età, con i genitori e un fratello. È orgogliosa delle origini italiane, altrettanto (forse più) della cittadinanza canadese. Cresciuta a Vancouver, qui ha studiato inseguendo tenacemente il sogno di un’affermazione personale combinata con il servizio sociale. Un contributo forte alla legalità, nel rispetto delle persone e delle regole rivolte al bene comune: è il suo lavoro di tutti i giorni. La giudice Maria Francesca Giardini è una donna realizzata e rispettata, una figura pubblica, e non solo nell’ambito del sistema giudiziario della British Columbia. Interessante conoscere il percorso da lei compiuto per giungere a ricoprire l’importante ruolo che sta brillantemente svolgendo.
Completati gli studi umanistici all’Università della British Columbia, non ritenendosi adatta all’insegnamento («non avrei avuto abbastanza pazienza» dice scherzosa), la giovane Maria Francesca decide di laurearsi anche in giurisprudenza. Nel 1975 entra a far parte dell’Ordine degli avvocati. Nel 2006 – donna matura e ricca di esperienza dopo tre decenni di attività dedicata a centinaia di cause civili e di presenza in consigli di amministrazione e commissioni pubbliche (tra l’altro, il Labour Relations Board e il Workers’ Compensation Board) – è nominata giudice presso la British Columbia Provincial Court. Un ruolo che la impegnerà ancora per una decina d’anni. Donna tra donne, felice della calorosa accoglienza riservatale dalle socie del Club femminile, Maria Francesca Giardini è stata, di recente, loro ospite presso la sede del Centro culturale italiano. Descritto a grandi linee il sistema giudiziario della federazione canadese, la relatrice ha illustrato l’organizzazione della giustizia in British Columbia, descrivendo in particolare leggi e regolamenti dello Youth Criminal Justice Act che riguarda i minori tra i 12 e i 17 anni d’età. In lingua italiana e con invidiabile chiarezza di comunicazione, ha parlato di diritti e doveri degli incriminati, dei comportamenti e obblighi della polizia, delle funzioni di pubblico ministero e avvocato difensore, e naturalmente della grande responsabilità del giudice nell’emettere la sentenza.
Molto utili anche i dati statistici offerti a conclusione, che vedono in netta decrescita i crimini contro la legge commessi da minori. È seguito un vivace scambio di idee, con accenti sul ruolo educativo della famiglia (quando c’è), della scuola (quando è formativa), e di un ambiente sociale che offra esempi di giustizia e di speranza a tanti ragazzi che spesso soffrono e sbagliano non per cattiveria ma per debolezza, povertà e solitudine.