Capra, il papà dei nonni
Sydney
Chi l'ha notato vicino a Oscar Luigi Scalfaro, a dicembre, nelle cronache televisive sulla visita del presidente della Repubblica italiana a Sydney, in Australia, potrebbe averlo scambiato per Enzo Biagi, tanta è perfetta la sua somiglianza col giornalista italiano. E padre Nevio Capra, fra gli italiani d'Australia, è forse altrettanto famoso, anche se per tutt'altri motivi. 65 anni, sacerdote scalabriniano, originario di Merlara, in provincia di Padova, padre Nevio è una singolare figura di prete che riesce a conciliare la passione della fede, l'entusiasmo della solidarietà e dell'amore, con le rigorose logiche del manager, creando un cocktail irripetibile, ma indispensabile per concepire, mettere in piedi dal nulla e gestire con razionalità ed efficienza, una complessa struttura per l'assistenza agli anziani; affrontando così di petto uno dei problemi più gravi a cui deve far fronte la comunità italiana in Australia: il fortissimo invecchiamento degli emigranti italiani della prima generazione. Secondo i dati del censimento del 1991, infatti, il 47,8% degli australiani nati in Italia ha ora più di 60 anni, mentre le proiezioni annunciano che nei prossimi cinque anni i nostri connazionali ultrasettantenni saranno in Australia oltre 122 mila. Con quali problemi è facile intuire, considerato che molti di loro sono interessati da situazioni di isolamento sociale e da un approccio ancora difficile con la lingua e il territorio.
Aiutare e assistere questi connazionali è la missione che si sono dati da tempo gli Scalabriniani. «Siamo venuti in Australia con loro, li abbiamo sposati, abbiamo battezzato i loro figli. Ora stiamo invecchiando assieme»: così descrive l'azione dell'Ordine, un confratello di padre Nevio, il vicentino padre Emilio Vaccaro, 65 anni, che a sua volta gestisce due villaggi per anziani nella zona di Melbourne, con 240 ospiti. Padre Nevio, che è in Australia da 39 anni, di villaggi a Sydney, a partire dal 1968, ne ha realizzati ben sei, con un totale di oltre 700 ospiti (e 550 dipendenti), e un investimento complessivo che supera i 50 milioni di dollari, per un terzo finanziati dal Governo, il resto raccolto con donazioni e attività benefiche. L'ultima unità , con 110 posti letto, è stata inaugurata a Drummoyne, nel sobborgo di Sidney. Prima c'erano Bexley inaugurato due anni fa per 92 ospiti, Chipping Norton per 105 ospiti, di cui 60 ospedalizzati, Griffith e Allambie Heights...
In uno di questi villaggi, Austral, 40 chilometri dal centro di Sydney, che è un po' il fiore all'occhiello di questo «impero della solidarietà », il sacerdote ha ricevuto il presidente Scalfaro a dicembre. 110 mila metri quadrati di estensione, oltre 200 ospiti, 145 addetti, il villaggio è circondato da un vasto parco dove scorrazzano canguri, emu, cervi, pony, e due cani che seguono padre Nevio dovunque. La metà degli anziani vive in dignitose stanzette, 76 hanno bisogno di assistenza ospedaliera, altri 20 abitano, da soli o in coppia, negli appartamenti ricavati in alcune villette autonome la cui struttura, tipicamente italiana nei colori e nelle forme, ha ottenuto importanti riconoscimenti nei premi di architettura. Buona parte della mobilia e degli arredi di Austral proviene da libere offerte di imprenditori veneti, emigrati e non, mentre la chiesa al centro del villaggio, con belle e coloratissime vetrate di Murano, è stata realizzata in dieci mesi di lavoro volontario da centinaia di italiani. Qui padre Nevio, fianco a fianco con gli altri ospiti, ha il suo ufficio e la sua camera, tappezzati di foto dell'Italia ma anche di molti altri Paesi del mondo che il sacerdote, anticonformista e appassionato di viaggi, ha visitato nel corso degli anni. Ma buona parte della sua giornata è spesa saltabeccando con la sua familiare (e gli immancabili pastori tedeschi dietro) da un villaggio all'altro, a risolvere problemi, donare una parola di incoraggiamento quando serve, impostare nuove iniziative.
«Per la gestione economica chiediamo agli ospiti l'85% della pensione sociale - spiega il sacerdote - a cui si aggiungono sussidi statali variabili in relazione al livello di autosufficienza dell'anziano e alle sue necessità sanitarie. In media il Governo stanzia 34mila dollari l'anno per ogni posto letto». Ad Austral, come negli altri villaggi, la mensa e gli altri servizi naturalmente sono in comune, ma qui ci sono spazi ricreativi più ampi, e anche una vasta area per i pic-nic e le vivacissime feste di quartiere, a disposizione di tutta la comunità per le manifestazioni tradizionali e le rassegne di musica e cabaret, con ballo liscio, lotteria e gastronomia tipica.
L'iniziativa più apprezzata è il Festival Italiano, che si tiene verso la fine di novembre - che quaggiù è l'inizio della primavera - ed ha già superato la boa della 23° edizione, richiamando ogni volta fino a 1500 persone dall'esterno. In occasione della Melbourne Cup , che ai primi di novembre blocca l'intera Australia, si svolge, all'interno del villaggio, una mini sfilata di moda, che coinvolge, oltre alle animatrici, molte delle anziane ospiti, che esibiscono con orgoglio i loro splendidi e impossibili cappellini, come le più belle signore della Melbourne high-society all'ippodromo della capitale del Victoria. «I nostri anziani non sono per niente isolati dalla società che li circonda, anzi sono parte viva delle rispettive comunità - assicura padre Nevio - . Le attività esterne sono molteplici. Una volta la settimana, ad esempio, li accompagniamo in paese a fare la spesa, e poi ci sono spesso escursioni, gite in battello». E poi c'è chi si arrangia da solo: un arzillo settantenne di Austral ha scoperto la bicicletta e da allora non è mai nel villaggio. E così anche la moglie ha dovuto trovarsi delle nuove amiche per passare il tempo in compagnia.
Intervista a padre Nevio Capra Siamo matti? No, abbiamo solo tanta voglia di vivere Msa. Quali sono state le motivazioni che l'hanno spinta a rivolgere la sua attenzione, come sacerdote, agli italiani anziani? Di che cosa hanno maggiormente bisogno i nostri anziani in Australia? Lei è in Australia ormai da 39 anni. Come sono cambiate le condizioni degli anziani in questi decenni? Parliamo del futuro dell'anziano: lo vede «parcheggiato» in casa di riposo o come un soggetto attivo nella comunità ? |