Carabinieri, nei secoli fedeli

Nicola Di Cesare: "essere Carabinieri a vita ci aiuta a trovare un'identità che ci fa superare il disagio di sentirci sia stranieri all'estero che stranieri in Italia".
26 Agosto 2003 | di

C'è chi attende con ansia il 2 giugno di ogni anno per poter portare i propri alamari all'Ambasciata d'Italia. C'è chi pazientemente scava nel passato della nostra storia contemporanea per riesumare gesti e ideali altrimenti dimenticati. C'è chi si adopera con tutte le energie per portare aiuti concreti a famiglie italiane indigenti.
È un caleidoscopio multiforme quello che popola le 18 sezioni dell'Associazione Nazionale dei Carabinieri sparse nei vari angoli della Terra, ma fuori dai confini d'Italia. Un mondo che raccoglie intorno a sé l'orgoglio di appartenere ad un'associazione pregna di ideali, e unita da un legame alla causa che si identifica pienamente nel motto Nei secoli fedele.
Non sono famosi come gli alpini che dei loro raduni hanno fatto un evento mediatico, e non sono coreografici come i bersaglieri che sfilano di corsa, ma nei loro incontri annuali scende in strada tutto il peso e la solennità  di un Corpo Militare che va ben al di là  del puro spirito d'aggregazione. C'è l'orgoglio di una divisa che affonda le proprie radici nella storia del nostro Paese e che, soprattutto, fuori dalla penisola, viene percepito come una vera seconda pelle.
Non è soltanto l'aspetto associativo quello che ci preme portare avanti. Marco Ruggiero, presidente della Sezione di Lugano, è impegnato da mesi in una ricerca storica che vede protagonisti l'ultima nata della grande famiglia delle Associazioni dei Carabinieri.
In una piccola via di Lugano abbiamo scoperto una lapide che ricorda decine di ticinesi accorsi in difesa del Risorgimento italiano e arruolati nel Regio Esercito, anche tra le fila dei Carabinieri. Eroi dimenticati che la nostra associazione vuole riportare alla luce per garantire loro il giusto rispetto. Siamo nati soltanto nell'ottobre del 2002 ma vogliamo recuperare il tempo perduto utilizzando il prestigio del nostro nome anche in favore di queste memorie storiche dimenticate.
Inserita in una Confederazione che conta la presenza di almeno 500 mila italiani, la sezione di Lugano non ha incertezze sul proprio futuro, certa di un prossimo coinvolgimento di decine di commilitoni. Composta attualmente da 20 soci (tra essi figurano due generali di Corpo d'Armata), l'associazione si è subito distinta per il suo attivismo, e lo scorso 4 novembre ha portato il suo contributo alla commemorazione degli italiani caduti nei vari teatri bellici.
Il monumento ai caduti italiani, posto nel parco dell'Ospedale italiano, fondato nel 1902, ricorda 158 martiri italiani residenti all'estero (tra essi vi sono anche due carabinieri). Insieme al sindaco di Lugano, Giorgio Giudici, e al console d'Italia, Giovanni Ceruti, abbiamo reso onore alla loro memoria ricordandone la peculiarità : essi erano, infatti, tutti cittadini italiani residenti o nati nel Canton Ticino, e alla chiamata alle armi potevano rimanere in Svizzera al riparo degli eventi, anziché onorare con la vita la propria patria d'origine.
Aperta a militari che prestano o hanno prestato servizio nell'Arma dei Carabinieri e a simpatizzanti che abbiano congiunti o siano discendenti di carabinieri in servizio o in congedo, l'Associazione ha saputo trovare anche una sua particolare strada nel difficile cammino del rinnovamento dei ranghi. Se infatti è facile trovare nuovi iscritti in Italia (attualmente sono 300 mila gli iscritti, di cui 110 mila sono militari in servizio), non è possibile fare altrettanto con i membri residenti nel mondo, destinati a scomparire per ovvie ragioni naturali.
Il nostro sodalizio - spiega Antonio Giallonardo, presidente della sezione di Toronto e protagonista della cattura del bandito Giuliano in Sicilia - è nato nel 1973 e forse siamo tra le associazioni più longeve in seno alle 1.632 sezioni presenti attualmente. Il nostro serbatoio, però, si va assottigliando perché il grande flusso migratorio degli anni Cinquanta e Sessanta si è esaurito, e con esso si sono fermati gli arrivi di potenziali associati. Per questo motivo abbiamo aperto completamente le porte ai figli e ai nipoti dei nostri associati, tutti motivati da una comunanza di ideali e orgogliosi di perpetuare i valori dell'Associazione.
In effetti quello che lega i tanti associati tra loro è più di una semplice divisa. Il lungo cammino storico, iniziato il 13 luglio 1814 su iniziativa di Vittorio Emanuele I di Savoia (fu lui ad istituire il Corpo dei Carabinieri Reali), ha sempre visto gli uomini in divisa nera operare contemporaneamente su due fronti: quello strettamente militare e quello di forza di polizia. E in entrambi i compiti, i militi dell'Arma hanno sempre dato prova di abnegazione. Il contingente inviato in Iraq nel mese di giugno rappresenta infatti soltanto l'ultimo anello di una catena ricchissima di date ed eventi. E ricca di eroi. Membro della Mississauga Canadian Benevolent Association, dell'International Police Association, Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica italiana, e decorato con medaglia commemorativa del 125° anniversario della Confederazione Canadese, Giallonardo incarna la stima che gli associati riscuotono da parte delle comunità  ospitanti.
La nostra professionalità  viene rispettata a migliaia di chilometri di distanza, anche quando siamo in congedo. Anche qui a Toronto esiste un intenso scambio culturale e d'informazioni tra la nostra sezione e le polizie canadesi. Veniamo interpellati per molti aspetti logistici e tecnici e l'interscambio è utilissimo per migliorare costantemente il bagaglio professionale di chi opera per la salvaguardia della sicurezza sociale.
Stretta la collaborazione anche tra i carabinieri di Melbourne e la Polizia Federale Australiana. I contatti con i comandi della Polizia del Victoria - conferma il presidente della sezione, Felice Prattico - con la Crime Commission e il Governo del Victoria, si sono intensificati costantemente dalla data della fondazione della nostra sezione (1972) e rappresentano il cardine sul quale cresce il rispetto nei confronti dei nostri associati, considerati cittadini di grande sensibilità  sociale e di grande rispetto nei confronti delle istituzioni australiane.
Sono due le date importanti per i soci dell'Anc nel mondo. In giugno, infatti, gli associati partecipano con entusiasmo alla commemorazione della fondazione dell'Arma, che vede spesso presenti delegazioni di alti ufficiali provenienti dall'Italia. Altrettanto sentito è inoltre il festeggiamento, in novembre, della Virgo Fidelis, patrona dell'Arma, che aiuta i presenti a ricordarsi dei meno abbienti.
Le feste servono a finanziare i nostri sodalizi - spiega Serafino Antimo Savastano, presidente dell'Anc di Valenca, Brasile - ma anche a dare un concreto contributo agli anziani e agli orfani della città , e alle casse dell'Oaomac, un ente con sede a Roma che assiste i familiari di carabinieri caduti che si trovano in stato di bisogno.
Orgogliosi di poter esibire la propria uniforme (un privilegio accordato ai membri delle sezioni estere), i soci di Ottawa partecipano al servizio di rappresentanza, insieme alle famose Giubbe Rosse presso la Corte Suprema del Canada, per il giuramento di connazionali che ottengono la cittadinanza canadese.
È un evento speciale - conferma Rolando Rofani, presidente della sezione di Ottawa, nata nel 1995 - che ci lega ancora di più alle nostre origini: siamo testimoni di un'accettazione ufficiale da parte dello stato che ci ospita, e idealmente garantiamo per l'integrità  dei nuovi cittadini canadesi.
Con il nostro impegno cerchiamo di non essere dimenticati - sintetizzano, infine, Nicola Di Cesare, presidente della sezione di Parigi, nonché ristoratore affermato - dai nostri connazionali in patria. Abbiamo istituito un gemellaggio con la Gendarmerie di Parigi che una volta l'anno vede uniti i due sodalizi alla presenza del Comandante Generale dell'Arma.  

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017