Carismatici per amore
Ho potuto incontrare Patti Gallagher Mansfield a Padova, dopo la sua partecipazione all'annuale incontro di Rimini di «Rinnovamento nello Spirito», conosciuto nel resto del mondo come «Rinnovamento carismatico cattolico». Dopo un intenso momento di preghiera in Basilica del Santo, ho avuto la possibilità di trattenermi con lei, approfondendo la conoscenza della sua singolare esperienza e testimonianza dell'amore di Dio. Patti, nata il 20 novembre 1946 a Irvington, nel New Jersey, vive con il marito Al Mansfield e i loro quattro figli a New Orleans, in Louisiana. Era diciannovenne e frequentava l'Università cattolica di Duquesne, a Pittsburgh, in Pennsylvania, quando un fine settimana (17-19 febbraio 1967) partecipò con un gruppo di professori e studenti a un ritiro spirituale, che divenne famoso perché cambiò radicalmente la loro vita e diede inizio al «Rinnovamento carismatico cattolico». «Fui come sorpresa dalla grazia - mi confida - . Il Signore mi rivelò e mi battezzò nello Spirito Santo, comunicandomi la sua chiamata. In quel battesimo dello Spirito ho imparato più cose su Dio di quante ne avrei potute acquisire durante un'intera vita di studi. Ma il dono più grande, frutto di quella nuova Pentecoste, fu la capacità di incontrare, conoscere, amare Dio sempre più, giorno dopo giorno».
Da quel febbraio del 1967, Patti continua a rivolgere il suo impegno alla testimonianza del suo incontro con Dio e della presenza dello Spirito Santo nella Chiesa. Partecipa agli incontri del movimento negli Stati Uniti e in ogni continente, e dal 1985 cura sulla rivista «New Covenant» la rubrica: «Taccuino». Oggi, essa rappresenta un dono particolare non solo per i membri di «Rinnovamento carismatico», ma per tutta la Chiesa, come testimone dell'amore di Dio nella specifica manifestazione dell'effusione del suo Santo Spirito.
Msa. Quali sono le motivazioni dell'espansione dei movimenti carismatici cattolici nel mondo?
Gallagher Mansfield. Io credo che siano state le preghiere che la Chiesa ha rivolto per secoli al Signore, soprattutto da quando papa Leone XIII scrisse un'enciclica sullo Spirito Santo e chiese a tutti i vescovi di promuovere la novena in preparazione alla festa della Pentecoste affinché la Chiesa divenisse un cenacolo di preghiera. Il primo gennaio 1901, egli volle profeticamente dedicare il ventesimo secolo allo Spirito Santo. Mezzo secolo dopo, Giovanni XXIII, indisse il Concilio Vaticano II, invocando nuovamente lo stesso Spirito affinché rinnovasse nella nostra epoca i prodigi come una nuova Pentecoste. Sono stati questi eventi e la preghiera della Chiesa a promuovere la grande discesa dello Spirito Santo in questo tempo penetrato dal peccato ma in cui Dio, nella sua misericordia, ha permesso che «dove era abbondante il peccato, ancora più abbondante fu la grazia» Rom 5,20.
Come mai da quell'incontro spirituale di Duquesne, nacque il «Rinnovamento carismatico cattolico»?
In quel ritiro del 1967, noi abbiamo sperimentato una potente discesa dello Spirito Santo: un evento che ha permesso a un gruppo formato da docenti, studenti e da una persona ordinaria come me, di gustare l'amore di Dio dentro al proprio cuore e di sperimentare cose che credevamo riservate solo ai consacrati. L'esperienza ci ha fatto sentire, come afferma il Vaticano II, parte vitale di una Chiesa in missione. È stata un'esperienza dell'amore di Dio non legata alla santità della singola persona, ma all'impulso e all'effusione dello Spirito che ha trasformato delle persone ordinarie in testimoni, inviati a far conoscere Gesù. Nella saggezza di Dio, noi vediamo che ogni semplice credente può veramente sperimentare questo amore, e accogliere questa missione, avendo ricevuto dei doni e dei carismi che nel passato erano riservati alle grandi anime, come i santi.
Oggi si constata un'estesa diffusione di movimenti carismatici anche non cattolici. Come possiamo aiutare i cristiani a partecipare al dono dell'effusione dello Spirito Santo rimanendo fedeli alla Chiesa, madre e maestra?
Le modalità e i contenuti della nostra esperienza spirituale possono essere di aiuto e costituire un punto di riferimento per altri movimenti carismatici. Durante quel famoso ritiro del 1967, noi abbiamo chiesto l'effusione dello Spirito Santo cantando ripetutamente il Veni Creator Spiritus. La prima meditazione era rivolta alla Madre di Dio, tema e momento di riflessione per noi molto importante. Anche in seguito, nei nostri incontri, l'invocazione dello Spirito, la preghiera e la riflessione comunitaria hanno luogo davanti all'icona della Madonna, madre e modello del credente. Siamo infatti sicuri che se ci offriamo a lei, da lei abbiamo protezione e il dono di crescere in umiltà e saggezza, uniti alla Chiesa. Un'altra esperienza vissuta in quel ritiro è stata la grazia del sacramento della riconciliazione. Un'autentica discesa dello Spirito diviene presenza permanente: una luce che rende coscienti del peccato e promuove il pentimento. Dopo quella invocazione incessante dello Spirito, la meditazione sulla Madre di Dio e la grazia della riconciliazione, noi abbiamo potuto esperimentare in modo straordinario l'amore di Dio. Eravamo tutti uniti e inginocchiati davanti al tabernacolo, quando avvenne l'effusione dello Spirito. Tutto ciò che ne è seguito: il parlare in lingue, le guarigioni, le intercessioni e il discernimento è stata una conseguenza. Ricordo che aprii, come san Francesco, la mia Bibbia e a caso mi trovai davanti la pagina del Magnificat.
Quali sono state le sue scelte dopo il ritiro di Duquesne?
Quando, dopo l'effusione dello Spirito Santo nella cappella di Duquesne, sono tornata nella mia stanzetta al campus dell'università , ho preso in mano i documenti del Vaticano II, rileggendo le invocazioni allo Spirito Santo. Ero consapevole d'essere stata partecipe di una grande grazia, ma dicevo a me stessa che se la Chiesa non avesse riconosciuta quell'esperienza spirituale, avrei accolto con obbedienza la sua decisione. Ero infatti disposta a dimenticare tutto quello che era successo in quel ritiro pur di non staccarmi dalla Chiesa. Oggi dopo 32 anni, sono sempre più consapevole dei grandi doni che il Signore mi ha dato perché sperimentassi la sua presenza e potessi promuovere nel mondo «Rinnovamento carismatico», ridonando ai suoi membri i segni della sua grazia.
Come si prepara «Rinnovamento carismatico cattolico» al Giubileo del 2000?
In conformità alla lettera apostolica Tertio Millennio Adveniente, ci stiamo preparando al Giubileo riflettendo sul tema: Gesù Cristo salvatore, ieri, oggi e sempre. La meravigliosa figura di Giovanni Paolo II, che chiede perdono e invita alla riconciliazione, ha trovato negli Stati Uniti, un'attenzione tutta particolare. «Rinnovamento carismatico cattolico» ha solo trent'anni di vita, ma in questo tempo anche noi abbiamo commesso degli errori: ci siamo offesi l'un l'altro e magari ci siamo scontrati con altri movimenti a causa del nostro orgoglio. Nei tre anni di preparazione al Giubileo, ho visto tante iniziative per chiedere la pace e attuare la riconciliazione. Nelle ultime assemblee di Rimini ho visto con favore la partecipazione di altri movimenti: focolarini, neocatecumenali e membri di altre correnti carismatiche. Nel maggio del 1998, molti rappresentanti di movimenti ecclesiali e di nuove Comunità , hanno partecipato in Piazza San Pietro all'incontro con il papa, che ha donato a loro, come egli stesso ha sottolineato: «una parola potente che lo Spirito ha voluto indirizzare non solo ai movimenti ma anche a tutta la Chiesa».
Come è sentito dal «Rinnovamento carismatico cattolico» il problema ecumenico?
Noi cerchiamo di rispondere al profondo desiderio del papa di avere un amore e una preghiera per l'ecumenismo. Nella Tertio Millennio Adveniente, egli invita la Chiesa a «rivolgersi con più accorata supplica allo Spirito Santo, implorando da lui la grazia dell'unità dei cristiani»: la divisione delle Chiese, avvenuta a volte non senza colpa dei cristiani, è un problema cruciale per la testimonianza evangelica nel mondo. Senza sacrificare nulla della nostra fede cattolica, noi dobbiamo aprire il nostro cuore ai fratelli e alle sorelle di altre confessioni e riconoscere che anche loro hanno dei doni e possono insegnarci qualcosa.