Carlos Lupi, il giornalaio diventato ministro
Raccolta l'eredità di Leonel Brizola, fondatore del Partito Democrático Trabalhista, Lupi da quando è alla guida del dicastero del Lavoro, ha fatto crescere l'occupazione nel Paese.
11 Maggio 2010
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San Paolo
Fra i più importanti appuntamenti elettorali di questo secondo semestre del 2010, sui quali stanno per accendersi i riflettori dell’opinione pubblica mondiale, uno dei più attesi è quello del Brasile dove si voterà il 3 ottobre prossimo, con un eventuale secondo turno il 31. Il presidente Lula, dopo due mandati consecutivi conquistati a furor di popolo, non potrà ricandidarsi per la terza volta (glielo impedisce la Carta costituzionale), ma ha già indicato in Dilma Rousseff colei che porterà avanti il suo programma politico molto incentrato sui temi sociali, ma anche sullo sviluppo economico.
L’opposizione prova a rimettere in campo il suo uomo più rappresentativo: l’italobrasiliano José Serra – già governatore dello Stato di San Paolo e sindaco della città –, che alle elezioni presidenziali del 2002 subì una sonora sconfitta proprio da Lula. Si voterà – è importante ricordarlo – non solo per il presidente della Repubblica, ma anche per i due rami del Parlamento, nonché per tutti i Governi degli Stati federati con i rispettivi organi legislativi ed esecutivi.
Il Partito del presidente Lula si presenta alle elezioni forte di un vastissimo consenso popolare interno, e di una reputazione internazionale molto solida: nel numero di aprile di quest’anno, la rivista Time, in un reportage di Michael Moore, ha eletto Lula come l’uomo più influente del mondo del 2010. L’omologo statunitense Barack Obama si è piazzato solo al quarto posto.
E poi ci sono i successi e i record inanellati, mese dopo mese, dall’attuale Governo brasiliano nell’economia, nello sviluppo economico, nelle politiche sociali e del lavoro. Uno dei principali protagonisti di queste ultime è il ministro del Lavoro, Carlos Roberto Lupi. Nato nel marzo del 1957 a Campinas, nello Stato di San Paolo, Lupi è carioca d’adozione, essendosi trasferito a Rio de Janeiro fin da quando era bambino. È a Rio che, alla fine degli anni Settanta, Lupi incontra un personaggio che segnerà il suo destino: si tratta di Leonel Brizola, un uomo che influenzò profondamente la vita politica brasiliana per oltre mezzo secolo. Esiliato in Uruguay nel 1964 perché fiero oppositore della dittatura militare, Brizola visse poi negli Stati Uniti e in Portogallo dove ebbe frequenti contatti con l’Internazionale Socialista e con personaggi come Willy Brandt e François Mitterrand. Carlos Lupi faceva ancora il venditore di giornali quando conobbe Brizola – era il 1979 – nel quartiere di Ipanema, a Rio de Janeiro. Ne nacque dapprima una profonda amicizia, e poi una stretta collaborazione, tanto che Lupi abbracciò fin da subito la causa del PDT, il Partido Democrático Trabalhista, fondato da Brizola, e non l’abbandonerà mai più. «Se c’è una cosa che più di altre mi ha insegnato Brizola – afferma oggi il ministro Lupi – questa è la lealtà».
Nel frattempo il giovane giornalaio termina gli studi (si è laureato in Economia e Amministrazione all’Università Federale Fluminense) e inizia a partecipare alla vita politica della sua città con incarichi sempre più impegnativi fino ad arrivare, nel 1990, al Parlamento Federale grazie a 20 mila preferenze. A Brasilia fa parte della Commissione che nei primi anni Novanta elabora un’importante legge-quadro sul sistema educativo nazionale conquistando, per il suo impegno e per l’assidua presenza ai lavori parlamentari, la stima e l’ammirazione di tutti i colleghi deputati. Successivamente rientra a Rio de Janeiro dove assume l’incarico di assessore comunale ai Trasporti pubblici e, a livello statale, quello di assessore alla Segreteria generale del Governo.
Considerato il delfino di Brizola, Carlos Lupi arriva nel frattempo ai vertici del Partido Democrático Trabalhista di cui sarà vice-presidente nazionale fino alla morte del fondatore, avvenuta nel 2004. È stato proprio Lupi a raccoglierne l’eredità come presidente: «molti dissero che senza Brizola il partito sarebbe scomparso, e invece siamo ancora qui, più forti di prima, a portare avanti il suo lavoro», puntualizza Lupi.
Nel marzo del 2007 giunge a Lupi, dal presidente Lula – quasi a sorpresa – l’invito a guidare il dicastero del Lavoro: un Ministero-chiave in un periodo nel quale erano già evidenti i primi segnali di una recessione che, solo qualche mese più tardi, avrebbe sconvolto l’economia globale. Per Lupi, che più di qualcuno considerava un personaggio politico minore, vissuto all’ombra dell’«ingombrante» figura di Brizola, è l’occasione per emanciparsi definitivamente dal suo mentore.
In un mercato globale del lavoro contrassegnato da una profonda recessione, da licenziamenti di massa, da Paesi del Vecchio Continente che sono andati in fallimento, come l’Islanda, o rischiano di andarci, come la Grecia, il Brasile è una delle poche nazioni al mondo che possono vantare dati in controtendenza.
A tre anni di distanza dall’insediamento, i risultati che il ministro Carlos Roberto Lupi ci snocciola con orgoglio sono a dir poco sbalorditivi: «Il Brasile non ha subito i contraccolpi della crisi internazionale – spiega il ministro – perché ha risposto prontamente e con strumenti efficaci ai primi segnali negativi. Abbiamo convinto i nostri imprenditori che la crisi, qui in Brasile, non sarebbe stata così terribile come in altre parti del mondo, e che pertanto sarebbe stato controproducente ridurre la forza lavoro. Chi ci ha dato retta, dalla crisi internazionale ha ottenuto solo vantaggi».
Nel 2009, che nel resto del pianeta sarà ricordato come un anno terribile, il Brasile ha creato 1.350.000 nuovi posti di lavoro regolari (fra impiego pubblico e privato). Gli ultimi dati ufficiali raccontano che nel primo trimestre del 2010, in Brasile sono stati creati 658 mila posti di lavoro (il 19% in più rispetto all’anno-record: il 2008) e si prevede che i 340 mila nuovi impieghi di aprile faranno segnare il record di sempre, nella storia del Paese. Il dato più confortante, a parte questi numeri, è che in Brasile si sta assumendo personale nei settori più svariati: dal tessile ai servizi, dal metalmeccanico all’industria della trasformazione delle materie prime, dal commercio all’edilizia. Dei 25 settori trainanti dell’economia brasiliana, ben 15 hanno fatto segnare il record assoluto di nuovi impieghi. Buone notizie arrivano anche dal fronte del potere d’acquisto dei lavoratori: il salario medio del primo trimestre 2010 è cresciuto del 4,37% rispetto allo stesso periodo del 2009.
Non che tutto ciò sia solo merito del ministro del Lavoro, ma Lupi ci sta mettendo molto di suo perché questi risultati sensazionali siano accompagnati da un reale miglioramento delle condizioni di lavoro, economiche e sociali dei lavoratori. Lo sta facendo promuovendo un dialogo costante fra imprese e sindacati che ha portato, ad esempio, alla regolamentazione del lavoro domenicale, all’ampliamento dei corsi gratuiti per migliorare la professionalità, alla creazione di nuove linee di credito agevolato per permettere ai lavoratori l’acquisto di una casa. Nell’impiego pubblico, settore che in un Paese grande come il Brasile coinvolge milioni di lavoratori, Lupi ha promosso una serie di incentivi meritocratici volti a premiare la maggiore efficienza dell’apparato, e la professionalità degli addetti, a tutti i livelli.
L’ultima sfida del ministro è quella di portare l’orario di lavoro da 44 a 40 ore settimanali, in linea con i Paesi più evoluti. «Con questa diminuzione – afferma Lupi – non solo creeremo nuovi posti di lavoro, ma contribuiremo al miglioramento della qualità della vita dei lavoratori e della produttività: avere la possibilità di restare in famiglia e di dedicarsi alle attività del tempo libero, va a incidere positivamente sull’equilibrio psicologico dei lavoratori».
La principale sfida per il futuro, secondo il ministro, si gioca ora sulla qualificazione professionale: «nel 2010 beneficeranno di corsi di qualificazione professionale oltre 1 milione di lavoratori adulti, e 300 mila giovani. Ma è ancora troppo poco perché il mercato del lavoro ha sempre più bisogno di professionalità».
Sposato con la giornalista Angela Rocha, dalla quale ha avuto tre figli, Lupi è un altro oriundo che si aggiungealla lunga galleria di eccellenze d’origi-ne italiana nel mondo. Il nostro Paese,opportunamente, questa volta se n’è accorto: oltre ad avergli attribuito la cittadinanza onoraria, nel 2008 il presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, ha voluto nominarlo «Grande Ufficiale dell’Ordine della Stella della Solidarietà Italiana». Un’onorificenza pienamente meritata.
Fra i più importanti appuntamenti elettorali di questo secondo semestre del 2010, sui quali stanno per accendersi i riflettori dell’opinione pubblica mondiale, uno dei più attesi è quello del Brasile dove si voterà il 3 ottobre prossimo, con un eventuale secondo turno il 31. Il presidente Lula, dopo due mandati consecutivi conquistati a furor di popolo, non potrà ricandidarsi per la terza volta (glielo impedisce la Carta costituzionale), ma ha già indicato in Dilma Rousseff colei che porterà avanti il suo programma politico molto incentrato sui temi sociali, ma anche sullo sviluppo economico.
L’opposizione prova a rimettere in campo il suo uomo più rappresentativo: l’italobrasiliano José Serra – già governatore dello Stato di San Paolo e sindaco della città –, che alle elezioni presidenziali del 2002 subì una sonora sconfitta proprio da Lula. Si voterà – è importante ricordarlo – non solo per il presidente della Repubblica, ma anche per i due rami del Parlamento, nonché per tutti i Governi degli Stati federati con i rispettivi organi legislativi ed esecutivi.
Il Partito del presidente Lula si presenta alle elezioni forte di un vastissimo consenso popolare interno, e di una reputazione internazionale molto solida: nel numero di aprile di quest’anno, la rivista Time, in un reportage di Michael Moore, ha eletto Lula come l’uomo più influente del mondo del 2010. L’omologo statunitense Barack Obama si è piazzato solo al quarto posto.
E poi ci sono i successi e i record inanellati, mese dopo mese, dall’attuale Governo brasiliano nell’economia, nello sviluppo economico, nelle politiche sociali e del lavoro. Uno dei principali protagonisti di queste ultime è il ministro del Lavoro, Carlos Roberto Lupi. Nato nel marzo del 1957 a Campinas, nello Stato di San Paolo, Lupi è carioca d’adozione, essendosi trasferito a Rio de Janeiro fin da quando era bambino. È a Rio che, alla fine degli anni Settanta, Lupi incontra un personaggio che segnerà il suo destino: si tratta di Leonel Brizola, un uomo che influenzò profondamente la vita politica brasiliana per oltre mezzo secolo. Esiliato in Uruguay nel 1964 perché fiero oppositore della dittatura militare, Brizola visse poi negli Stati Uniti e in Portogallo dove ebbe frequenti contatti con l’Internazionale Socialista e con personaggi come Willy Brandt e François Mitterrand. Carlos Lupi faceva ancora il venditore di giornali quando conobbe Brizola – era il 1979 – nel quartiere di Ipanema, a Rio de Janeiro. Ne nacque dapprima una profonda amicizia, e poi una stretta collaborazione, tanto che Lupi abbracciò fin da subito la causa del PDT, il Partido Democrático Trabalhista, fondato da Brizola, e non l’abbandonerà mai più. «Se c’è una cosa che più di altre mi ha insegnato Brizola – afferma oggi il ministro Lupi – questa è la lealtà».
Nel frattempo il giovane giornalaio termina gli studi (si è laureato in Economia e Amministrazione all’Università Federale Fluminense) e inizia a partecipare alla vita politica della sua città con incarichi sempre più impegnativi fino ad arrivare, nel 1990, al Parlamento Federale grazie a 20 mila preferenze. A Brasilia fa parte della Commissione che nei primi anni Novanta elabora un’importante legge-quadro sul sistema educativo nazionale conquistando, per il suo impegno e per l’assidua presenza ai lavori parlamentari, la stima e l’ammirazione di tutti i colleghi deputati. Successivamente rientra a Rio de Janeiro dove assume l’incarico di assessore comunale ai Trasporti pubblici e, a livello statale, quello di assessore alla Segreteria generale del Governo.
Considerato il delfino di Brizola, Carlos Lupi arriva nel frattempo ai vertici del Partido Democrático Trabalhista di cui sarà vice-presidente nazionale fino alla morte del fondatore, avvenuta nel 2004. È stato proprio Lupi a raccoglierne l’eredità come presidente: «molti dissero che senza Brizola il partito sarebbe scomparso, e invece siamo ancora qui, più forti di prima, a portare avanti il suo lavoro», puntualizza Lupi.
Nel marzo del 2007 giunge a Lupi, dal presidente Lula – quasi a sorpresa – l’invito a guidare il dicastero del Lavoro: un Ministero-chiave in un periodo nel quale erano già evidenti i primi segnali di una recessione che, solo qualche mese più tardi, avrebbe sconvolto l’economia globale. Per Lupi, che più di qualcuno considerava un personaggio politico minore, vissuto all’ombra dell’«ingombrante» figura di Brizola, è l’occasione per emanciparsi definitivamente dal suo mentore.
In un mercato globale del lavoro contrassegnato da una profonda recessione, da licenziamenti di massa, da Paesi del Vecchio Continente che sono andati in fallimento, come l’Islanda, o rischiano di andarci, come la Grecia, il Brasile è una delle poche nazioni al mondo che possono vantare dati in controtendenza.
A tre anni di distanza dall’insediamento, i risultati che il ministro Carlos Roberto Lupi ci snocciola con orgoglio sono a dir poco sbalorditivi: «Il Brasile non ha subito i contraccolpi della crisi internazionale – spiega il ministro – perché ha risposto prontamente e con strumenti efficaci ai primi segnali negativi. Abbiamo convinto i nostri imprenditori che la crisi, qui in Brasile, non sarebbe stata così terribile come in altre parti del mondo, e che pertanto sarebbe stato controproducente ridurre la forza lavoro. Chi ci ha dato retta, dalla crisi internazionale ha ottenuto solo vantaggi».
Nel 2009, che nel resto del pianeta sarà ricordato come un anno terribile, il Brasile ha creato 1.350.000 nuovi posti di lavoro regolari (fra impiego pubblico e privato). Gli ultimi dati ufficiali raccontano che nel primo trimestre del 2010, in Brasile sono stati creati 658 mila posti di lavoro (il 19% in più rispetto all’anno-record: il 2008) e si prevede che i 340 mila nuovi impieghi di aprile faranno segnare il record di sempre, nella storia del Paese. Il dato più confortante, a parte questi numeri, è che in Brasile si sta assumendo personale nei settori più svariati: dal tessile ai servizi, dal metalmeccanico all’industria della trasformazione delle materie prime, dal commercio all’edilizia. Dei 25 settori trainanti dell’economia brasiliana, ben 15 hanno fatto segnare il record assoluto di nuovi impieghi. Buone notizie arrivano anche dal fronte del potere d’acquisto dei lavoratori: il salario medio del primo trimestre 2010 è cresciuto del 4,37% rispetto allo stesso periodo del 2009.
Non che tutto ciò sia solo merito del ministro del Lavoro, ma Lupi ci sta mettendo molto di suo perché questi risultati sensazionali siano accompagnati da un reale miglioramento delle condizioni di lavoro, economiche e sociali dei lavoratori. Lo sta facendo promuovendo un dialogo costante fra imprese e sindacati che ha portato, ad esempio, alla regolamentazione del lavoro domenicale, all’ampliamento dei corsi gratuiti per migliorare la professionalità, alla creazione di nuove linee di credito agevolato per permettere ai lavoratori l’acquisto di una casa. Nell’impiego pubblico, settore che in un Paese grande come il Brasile coinvolge milioni di lavoratori, Lupi ha promosso una serie di incentivi meritocratici volti a premiare la maggiore efficienza dell’apparato, e la professionalità degli addetti, a tutti i livelli.
L’ultima sfida del ministro è quella di portare l’orario di lavoro da 44 a 40 ore settimanali, in linea con i Paesi più evoluti. «Con questa diminuzione – afferma Lupi – non solo creeremo nuovi posti di lavoro, ma contribuiremo al miglioramento della qualità della vita dei lavoratori e della produttività: avere la possibilità di restare in famiglia e di dedicarsi alle attività del tempo libero, va a incidere positivamente sull’equilibrio psicologico dei lavoratori».
La principale sfida per il futuro, secondo il ministro, si gioca ora sulla qualificazione professionale: «nel 2010 beneficeranno di corsi di qualificazione professionale oltre 1 milione di lavoratori adulti, e 300 mila giovani. Ma è ancora troppo poco perché il mercato del lavoro ha sempre più bisogno di professionalità».
Sposato con la giornalista Angela Rocha, dalla quale ha avuto tre figli, Lupi è un altro oriundo che si aggiungealla lunga galleria di eccellenze d’origi-ne italiana nel mondo. Il nostro Paese,opportunamente, questa volta se n’è accorto: oltre ad avergli attribuito la cittadinanza onoraria, nel 2008 il presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, ha voluto nominarlo «Grande Ufficiale dell’Ordine della Stella della Solidarietà Italiana». Un’onorificenza pienamente meritata.
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017