C'è posta per noi da un pianeta lontano
È come aver ricevuto una lettera spedita mille anni terrestri fa, quindi, diciamo, all'indomani del fatidico anno Mille, in cui, secondo svariati profeti di sventura dell'epoca, avrebbe dovuto finire il mondo, e che per tutto questo periodo - grazie a un servizio postale particolarmente efficiente - abbia viaggiato alla velocità della luce, più o meno 300 mila km al secondo. Dunque, un mittente estremamente lontano da noi, e chissà , nel frattempo, che ne è stato di lui. Se poi volessimo rispondergli, ammesso di conoscere il mittente, dovremmo mettere in conto un tempo altrettanto lungo perché ricevesse il nostro riscontro; e, nel frattempo, saremmo passati a miglior vita. Insomma, riuscire a dialogare, sia pure a distanza, si rivelerebbe improbo, se non impossibile.
Una lettera del genere, forse l'abbiamo appena ricevuta. È un segnale misterioso che nel settembre scorso è arrivato sulla Terra, proveniente da un ufficio postale, distante mille anni-luce da noi, imbucato in un punto grosso modo compreso tra le costellazioni dei Pesci e dell'Ariete; è durato appena un minuto, dunque molto poco per poterlo decifrare, ma ha messo in fermento l'intera comunità degli scienziati, perché è sembrato anomalo rispetto alla massa di analoghi input che piovono ogni giorno sulla Terra. Per dirla in soldoni, sembra avere i connotati di un messaggio intelligente, non di uno dei molti rumori di fondo di un universo che, anche se non ci sembra, è caratterizzato da un colossale frastuono.
A intercettarlo è stato il più grande radiotelescopio del mondo, quello da 300 metri di diametro installato negli anni Sessanta sulle montagne di Arecibo, a Portorico. E non è stato un caso: sono nove anni che l'impianto tiene per così dire le orecchie dritte nei confronti di una vasta area della nostra galassia, in cui ci sono 750 astri, col dichiarato proposito di cercare di intercettare segnali che potrebbero rivelare l'esistenza di forme di vita intelligente nello spazio. Una possibilità molto concreta, secondo molti scienziati, ma che è ancora in attesa di un riscontro certo. E questo nell'ambito di un più ampio programma di ricerca, denominato Seti, che si occupa appunto della ricerca di possibili messaggi spaziali da nostri ipotetici coinquilini cosmici.
Di che cosa si tratta?
Il segnale ricevuto viene ritenuto dagli esperti il più interessante fra quelli fin qui captati. Certo, quella di un messaggio intelligente è solo una delle ipotesi, e per ora anche la più remota. Potrebbe trattarsi, piuttosto, di un fenomeno naturale finora ignoto, del genere, ad esempio, di quello raccolto a metà anni Sessanta, quando consentì di risalire all'esistenza di un corpo celeste prima sconosciuto, le cosiddette stelle pulsar (stelle a neutroni che funzionano grosso modo come dei veri e propri radiofari spaziali). Sta di fatto che la zona da cui proviene è la più interessante della Via Lattea: si tratta, infatti, di una regione intermedia della nostra galassia, dove i tre quarti delle stelle hanno la stessa età della Terra o poco più, e che per vari motivi presentano condizioni favorevoli allo sviluppo di forme di vita nei pianeti che eventualmente fanno capo ad esse.
Saranno i prossimi mesi a dire se davvero abbiamo stabilito un contatto con qualcuno. Già , ma come capirlo? Anche noi da Terra inviamo messaggi verso lo spazio, nell'ambito del programma Seti; e lo facciamo sulla frequenza dei 1420 megahertz, che corrisponde a quella dell'idrogeno. È stata scelta questa anziché un'altra, perché si tratta della frequenza legata all'elemento chimico più comune dell'universo; dunque, se eventuali esseri intelligenti cercassero, a loro volta, un linguaggio comprensibile per comunicare con noi, è verosimile che sceglierebbero proprio questa. Anche perché, per quanto ne sappiamo, la figura dell'interprete spaziale non è ancora stata inventata...