Cent’anni di Vangelo e carità

01 Gennaio 1998 | di

Il 'Messaggero di sant'Antonio' ha dunque cent'anni. Più avanti ricordiamo l'evento, dilungandoci sulle finalità , accuratamente enunciate dal direttore nell'editoriale del primo numero, e che sono sostanzialmente due: l'evangelizzazione e la carità . In forme diverse esse hanno ispirato sino ad oggi la rivista, che ha svolto nel tempo un ruolo non indifferente nella vita delle famiglie e delle comunità  cristiane, soprattutto quando poté disporre, e successe abbastanza presto, dei grandi numeri.

L'evangelizzazione, realizzata nello stile e nello spirito di sant'Antonio. La carità , proposta e vissuta attraverso la solidarietà  del Pane dei poveri. Sant'Antonio fu un grande e convinto annunciatore della parola di Dio, delle esigenze di fedeltà  che essa comporta, da lui stesso testimoniate con una vita da santo. Ma pur essendo uomo di studi e di vasta cultura - come si vede dai suoi Sermones  - fu un predicatore popolare: andavano a sentire le sue prediche folle strabocchevoli di fedeli perché lui sapeva farsi ascoltare, esponendo in modo chiaro e vivace il Vangelo e i contenuti della fede cristiana. Il 'Messaggiero' (così si chiamava allora) manifesta sin dal primo numero la volontà  che 'il periodico sia popolare' e la cura di 'mantenergli questa veste, sia nella scelta dei temi, sia nello stile'.

 

A questo intento, il 'Messaggero' è sempre rimasto caparbiamente fedele, adeguandosi alle esigenze dei lettori e alle istanze culturali del tempo, ricorrendo a forme molto sobrie, didascaliche, talvolta perfino ingenue. Negli ultimi tempi ha sottolineato nuovamente questo suo compito, soprattutto quando si è trattato di far conoscere i grandi temi della riforma operata dal concilio Vaticano II, e quando, per il fenomeno della secolarizzazione, si è acutizzata l'esigenza di rilanciare la parola di Dio, in un società  religiosamente distratta e boriosamente convinta dalle conquiste della scienza di poter fare senza Dio. Testimonia questa nuova attenzione la serie di catechesi popolari ancora in corso, ideate per far 'crescere nella fede' i lettori. L'impresa è tutt'altro che semplice, e impegna giornalisti ed esperti nel tentativo di rendere viva e accessibile una materia di per sé di non facile comprensione. Ma molti lettori, compresi i vescovi italiani, hanno dimostrato di apprezzare l'impegno, che ora si sta ampliando per inserirsi nel progetto di rianimazione cristiana della cultura, proposto dalla Conferenza episcopale italiana per il nuovo millennio.

La carità . Scrive il 'Messaggiero' nel suo primo numero: 'Una delle quistioni che il nostro secolo 19o tramanda al venturo secolo 20o è senza dubbio la quistione della miseria, della povertà ; o, come altri la chiama, del pane...'. 'Quistione' che non intende risolvere con le chiacchiere ('ricercarne e numerarne le cause'), ma coordinando la solidarietà  dei devoti del Santo affinché sulla tavola di nessuno manchi mai il pane, il Pane di sant'Antonio; in seguito diventerà  simbolo delle mille emergenze, materiali e no, alle quali i lettori del 'Messaggero' saranno invitati a dare risposte, collaborando ai progetti concreti della Caritas antoniana per i poveri, con predilezione per quelli dei paesi più disagiati.

L'impegno della carità  ci terrà  vigili ancora a lungo. Anche per noi una delle 'questioni' che saremo costretti a tramandare al 21o secolo sa-rà  ancora la miseria, la povertà , alimentate da ingiustizie, tensioni e violenze, tipiche di un mondo alla ricerca di nuovi assetti, di nuovi equilibri, che speriamo avvengano in vista di una pace vera e duratura. Perché, lo si sa - e Giovanni Paolo II lo sottolinea nel suo messaggio per la giornata della pace la mancanza di giustizia, e quindi il sopravvivere della miseria, è una delle minacce più robuste alla pace: 'La giustizia cammina con la pace e sta con essa in relazione costante e dinamica... Quando una è minacciata, entrambe vacillano; quando si offende la giustizia, si mette a repentaglio anche la pace'. Poiché il Santo si batté per la giustizia, per il rispetto dei diritti di ciascuno contro le violenze e i soprusi, che allora (ma succede anche oggi) avevano la manifestazione più bieca nell'usura, il suo 'Messaggero' non può che continuare per questa strada contribuendo con la solidarietà  di tutti i lettori ad attenuare in qualche parte del mondo l'impatto esiziale della miseria, e quindi a disinnescare qualche mina sepolta sulla via della pace.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017