Centodieci anni di «Messaggero»
Un nuovo anno, che tutti vorremmo fosse un anno nuovo, non la continuazione e nemmeno la fotocopia di quello vecchio, è sul nastro di partenza. Gli ultimi e roboanti botti nella notte magica di san Silvestro, il primo sorriso, il primo brindisi, auguri a ripetizione, e tutti ci siamo trovati imbarcati nell’avventura di un tempo che desideriamo bello e ricco di novità, di possibilità, di alternative, con qualche svolta dalla parte giusta. Chissà che l’economia cominci a girare, per tutti. Chissà che quella relazione problematica si metta a posto. Chissà che anche per la mia vita non sia la volta buona… davvero l’anno decisivo. Impossibile, per fortuna, indovinare i progetti, i proponimenti, i desideri che abbiamo liberato anche solo per un attimo, formulati tenendo le palpebre socchiuse come si usa quando si assapora qualcosa di assolutamente speciale, cercando di crederci fino in fondo.
I nuovi calendari, da muro o da tavolo, a lenzuolo o lillipuziani, all’ultimo grido o tradizionali, hanno già preso posto per il conto alla rovescia che va a incominciare, anzi che ha già spazzato via come birilli i primi giorni.
Mi preme ricordare che il 2008 segna una tappa importante nel cammino del nostro mensile. Nato nel 1898, dopo aver attraversato per intero un secolo, il XX, aver lambito quello precedente ed essersi ormai inoltrato nel nuovo, il «Messaggero di sant’Antonio» è in buona salute. Il Santo e la sua linfa spirituale continuano a ispirarlo e nutrirlo; i frati che ci lavorano sono sempre più convinti dell’importanza di abitare creativamente il nuovo areopago rappresentato dai mass media; i lettori ci offrono stimoli continui per fare meglio, coniugando rinnovamento e fedeltà alle radici.
Un’inchiesta svolta per noi dall’Eurispes, nel corso del 2007, sul grado di soddisfazione di chi ci legge, ma anche molte vostre lettere, ci hanno fortemente incoraggiati a continuare nella linea e nello stile che di mese in mese vi proponiamo. Molti hanno sottolineato che il «Messaggero» offre sia informazione che formazione, sa parlare della Chiesa e insieme della società, riverbera e rende attuale il messaggio del Santo, è attento al mondo degli anziani, ma anche alla famiglia e ai giovani.
In questa linea vogliamo impegnarci anche per l’anno 2008, con nuove rubriche e autori. Salutiamo pertanto con gratitudine chi ci ha arricchito con i suoi scritti; in ordine alfabetico: Vinicio Albanesi, Andrea Arvalli, Paola Bignardi, Alessandro Brazzale, Luciano Fanin, Tonino Lasconi, Luciano Monari, Sandra Siegato, Laura Walter. Sono nuovi, invece, o riprendono a collaborare: Sabino Acquaviva, Giulio Albanese, Lorena Bianchetti, Enzo Bianchi, Rosanna Biffi, Licia Colò, Matteo Bosco Bortolaso, Bernardo Cervellera, Adelino Cattani, Ada Fonzi, Alessandro Grandi, Beatrice Masini, Alessandro Meluzzi, Andrea Piersanti, Paolo Pivetti, Ermes Ronchi, Francesco Ruffato.
Veniamo ora agli auguri. In un recente scritto dal titolo Cattolico. Perché non dobbiamo rassegnarci a un mondo senza Dio, il filosofo Bernard Sichère sostiene che la specificità del cristianesimo consiste nella sua concezione del tempo: non un eterno presente fisso su di sé, come vorrebbe la cultura contemporanea, ma un tempo che ha profondità (verso il passato come verso il futuro), direzione e senso. Messe così le cose, tutto cambia, e abitare il tempo diventa per ogni credente benedizione e compito. Non per questo la paura di fronte a quanto ci attende viene meno, ma di fatto possiamo contare sulla vicinanza di Dio. Il monaco benedettino Anselm Grün conclude il suo libro Trasforma la tua angoscia ricordando che nella Bibbia ricorre per 365 volte l’espressione «Non temere!». Ogni giorno Dio si fa vicino. La nostra paura può essere vinta. Buon 2008, restate con noi!