Ci vediamo in Aussersihl

Sorta come sede di un orfanotrofio e di un asilo, oggi, la Casa d’Italia è un punto d’incontro di enti e associazioni italiane, sede di un teatro, luogo di formazione culturale e scolastica.
04 Luglio 1999 | di

Zà¼rich
Era il 1931. Mentre a New York si inaugurava l'Empire State Building, a Zurigo, nel quartiere operaio di Aussersihl, si progettava la costruzione di un edificio capace di radunare la folta comunità  italiana impiegata già  da diversi decenni nelle numerose fabbriche della Svizzera centrale. Fu così, attraverso la collaborazione fra le autorità  italiane e le locali istituzioni svizzere, che il 10 giugno 1932 apriva i battenti la Casa d'Italia di Zurigo, destinata a diventare per le future generazioni dei nostri connazionali, un punto di incontro e di riferimento nella variegata e sempre più multiculturale società  elvetica. Ai primordi della sua storia, l'edificio sorse come sede di un orfanotrofio e di un asilo per i fanciulli italiani, gestito con certosina premura dalle Suore di Carità  dell'Immacolata Concezione di Ivrea, giunte nel 1919 a coadiuvare l'opera intrapresa a fine Ottocento dai Salesiani a favore degli emigranti italiani a Zurigo. La scuola popolare italiana, da loro aperta negli anni Venti in una baracca della Sihlpost, trovava ora una migliore collocazione che consentiva di coinvolgere nell'opera di formazione umana e scolastica anche ragazzi più grandi.

 Oggi, a distanza di molti anni, la Casa d'Italia di Zurigo è un moderno edificio polifunzionale, conosciuto da tutta la collettività  di origine italiana residente nella Confederazione, aperto al contatto con la locale realtà  svizzera, con una lunga tradizione alle spalle e un rinnovato slancio per l'avvenire. Punto d'incontro di enti e associazioni italiane, sede completamente rinnovata del teatro «Luigi Pirandello», momento di svago legato a manifestazioni sportive proiettate su un maxischermo, palcoscenico privilegiato in occasione di feste regionali, luogo di formazione culturale e scolastica che ospita l'unico istituto italiano in Svizzera con un percorso formativo integrato, con tre anni di scuola materna, cinque di elementare e tre di media.

  Non è quindi un caso che il Consolato generale d'Italia di Zurigo, in collaborazione con i numerosi enti e associazioni che operano all'interno di questa struttura, abbia voluto organizzare lo scorso 30 maggio una giornata delle «Porte aperte alla Casa d'Italia», allo scopo di rivisitare e valorizzare gli svariati servizi che l'edificio ospita, e di offrire alla collettività  italiana di quella che può essere definita la capitale morale della Svizzera, un'immagine a tutto tondo di questo crocevia di politica e di cultura, di scuola e di spettacolo, di musica e di sport. «La Casa d'Italia di Zurigo - ha sottolineato durante la manifestazione il console generale, Gianfranco Giorgolo - rappresenta da numerosi decenni il tradizionale punto d'incontro e di aggregazione degli italiani in questa città . Questo sentimento di italianità  si è rafforzato con l'apporto determinante delle attività  culturali, e segnatamente con quella dell'istruzione dei nostri giovani ragazzi». Ora, molti anni sono passati da quando la Casa d'Italia era unicamente un punto di accoglienza e di assistenza per i numerosissimi lavoratori italiani e per i loro figli appena giunti dalla Penisola. Nel futuro di questa istituzione, il console Giorgolo vede quindi una sempre maggiore apertura nei confronti dell'ambiente circostante, con attività  e iniziative che possano condurre a rinnovate collaborazioni con il variegato arcipelago di proposte formative e culturali che può offrire la città . L'unicità  del percorso educativo che si realizza all'interno di questa struttura è stata ribadita anche dalla direttrice didattica dell'Istituto scolastico comprensivo, Luisa Holzknecht, che ha ricordato che ogni mattina più di 300 fanciulli seguono, in uno spirito di scambio e di apertura nei confronti della locale scuola svizzera, le diverse attività  educative dei tre ordini di scuola, materna, elementare e media. «Non è cosa di poco conto poter godere, all'estero, di un percorso di studi così completo, né si tratta di un arco di tempo insignificante nella vita di una persona. Sono spesso gli anni più importanti per lo sviluppo della personalità  e del carattere, e per porre le basi delle prospettive di lavoro e di successo».

 La positiva integrazione dell'uomo di domani comincia insomma già  sui banchi di scuola. È per questo che l'Istituto scolastico di Zurigo, dove operano fianco a fianco insegnanti italiani e svizzeri, si propone oggi non soltanto come un punto di incontro fra due lingue e due culture, fra istituzioni italiane ed elvetiche, ma anche come un piccolo laboratorio, dove sperimentare con successo, in una città  multietnica e multiculturale come Zurigo, aperture e scambi in vista di una positiva integrazione delle giovani generazioni future.
Questo ruolo pionieristico è stato messo in risalto anche da suor Ines Polacchini, direttrice dell'Istituto Educativo Assistenziale Italiano, che ha ricordato il lungo impegno delle sue consorelle di Ivrea nel progetto educativo e di promozione umana dei fanciulli e delle loro famiglie, impegno che «vuole essere, giorno per giorno, strumento di formazione per l'uomo del futuro». Anche sul versante dei rapporti con la società  svizzera e con le sue istituzioni, la giornata delle «porte aperte» è stata per la collettività  italiana di Zurigo un'occasione di verifica e di confronto.

Per Tamara De Vito, esponente del dipartimento per una pedagogia interculturale del Cantone di Zurigo e coordinatrice degli insegnanti svizzeri che operano all'interno della Casa d'Italia, è necessario investire proprio sul terreno culturale e formativo per sostenere il lungo e positivo processo di integrazione degli Italiani in Svizzera. «Quello italiano e quello svizzero sono due sistemi scolastici che possono lavorare armonicamente insieme. Da questa collaborazione può nascere una positiva apertura nei confronti della società  svizzera, in particolare sul terreno dell'inserimento nel mondo del lavoro e delle professioni».

  Nelle parole dei numerosi rappresentanti degli enti e delle associazioni che hanno la loro sede nei locali della Casa d'Italia si è colta chiaramente la fondamentale funzione di raccordo che tutta la collettività  di origine italiana residente in questa isola dell'Europa assegna a questa storica istituzione. «La Casa d'Italia di Zurigo - ha ricordato Antonio Boccomino, presidente del locale Comites - è sempre stata un punto di riferimento per la comunità  italiana e per le numerose associazioni sparse in tutto il Cantone. Oltre ad essere luogo d'incontro e di ritrovo per le varie associazioni e per l'emigrazione intera, fra le sue mura sono passati grandi personaggi della cultura e dello sport, della politica e della musica». Anche il made in Italy è entrato a pieno titolo nell'organizzazione della manifestazione. I diversi
ambienti dell'edificio, il salone «Luigi Pirandello» così come il bar adiacente, hanno offerto per tutta la giornata la possibilità  di degustare una validissima scelta di vini e di prodotti gastronomici provenienti dalla Penisola, che sono stati particolarmente apprezzati dai numerosi intervenuti. La parte finale della manifestazione è stata allietata dalle note del concerto presentato dal gruppo Olivieri's Jazz.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017