Cittadini del mondo, ma trentini

Incontri e folklore, ma anche laboratori culturali e presentazioni di libri. Intanto i giovani spingono per potenziare ancora di più l'iniziativa.
23 Giugno 2009 | di

Melbourne
«Trentini d’origine, cittadini del mondo». È il titolo del tradizionale convegno dei Circoli trentini d’Australia, che si è svolto tra il 24 e il 26 aprile scorsi a Melbourne. Un raduno ormai consueto, che quest’anno è giunto alla sua decima edizione, sotto la direzione di Pio Fedrizzi, presidente del Circolo Trentini della metropoli del Victoria.
Assieme a lui erano presenti i rappresentanti della Provincia autonoma di Trento, giunti dall’Italia, oltre agli altri presidenti delle associazioni trentine sparse per l’Australia: Paul Bassetti di Sydney, Joe Berti di Perth, Franco Armani di Adelaide, Jimmy Borsi di Myrtleford, Alan Battaia di Mackay, Lorenzo Sommadossi di Wollongong ed Enrico Beltrami di Canberra.
Centinaia i soci convenuti a Melbourne da ognuna di queste località, per prendere parte agli eventi ufficiali: la cena danzante al Fogolar Furlan, la Santa messa nella cappella dell’Academy of Mary Immaculate, il pranzo al ristorante Via Veneto in Carlton, il giro turistico della città e la serata dell’arrivederci.
Nel frattempo, si pensa già al prossimo convegno, che sarà nel 2012. Ricordiamo infatti che i «raduni» dei Circoli d’Australia hanno luogo ogni 3 anni. Il primo era stato organizzato nel 1982 e quest’anno, dunque, si è giunti alla doppia cifra, mantenendo sempre lo spirito di un inesauribile entusiasmo. Ma non basta. Da più parti è infatti giunta la richiesta di tenere la riunione ogni due anni, per alimentare di nuova linfa vitale i rapporti con la Provincia e con la «Trentini nel Mondo».
Sono soprattutto i giovani a spingere. E padre Frank Bertagnolli, salesiano, guida spirituale e culturale dei Circoli in Australia, non ha dubbi: «È significativo – dice – che il Convegno di quest’anno sia stato organizzato da un Comitato di trentini della seconda generazione. Ci stiamo avviando a una nuova fase nel processo di sviluppo dei Circoli».
Il taglio della torta è stato affidato, come d’uopo, ai veterani, tra i quali spiccava il novantaduenne Vic Facchini di Sydney. Quindi, a coronare il tutto, la sfilata di 5 coppie provenienti da Myrtleford, abbigliate di tutto punto con sgargianti costumi d’epoca del Trentino. 
Un successo che ha colpito tutti i delegati di Trento, così come il presidente della Federazione, Silvano Rinaldi e il consultore Frank Dondio. Nell’ambito del convegno, infine, è stato sviluppato un progetto di carattere artistico e didattico con il quale si è inteso dare ai ragazzi, figli o nipoti dei primi trentini emigrati, la possibilità di conoscere, dipingere e «costruire» il Trentino con disegni e immagini. L’iniziativa, dal titolo «Arte e Radici», è stata presentata da Andrea Tomaselli a Melbourne, Sydney e Myrtleford. «L’intento – spiegano gli organizzatori – è stato quello di avvicinare i giovani alla storia, alla cultura e alle tradizioni della nostra regione, in modo ludico. Risultato: una gioiosa festa di colori che ha ravvivato i tre giorni del convegno».

Dalla Paganella a Uluru

Ma il raduno è stato anche l’occasione per presentare due interessanti libri. Tanti volti, un’unica comunità - Storia e realtà dei Circoli Trentini nel Mondo, scritto da Mariacarla Failo, vice presidente dell’associazione «Trentini nel Mondo», diretta da Alberto Tafner. Uno dei volumi con cui il sodalizio ha inteso celebrare il cinquantesimo anniversario della sua fondazione.
L’altro libro ha invece per titolo Dalla Paganella a Uluru, ed è stato curato da Renzo Tommasi, docente presso l’Università di Trento, e tradotto in lingua inglese da padre Bertagnolli. Una raccolta di storie ed esperienze personali dei trentini d’Australia.
«I due nomi richiamati dal titolo sono i simboli di due popoli spiega padre Bertagnolli –. Uluru è la roccia sacra degli aborigeni, mentre la Paganella per noi trentini è la montagna per eccellenza, consacrata anche dalla canzone popolare. È la montagna della limpidezza, della forza e della bellezza. Infatti dalla sua vetta, nelle giornate più chiare, si può dominare tutto il Trentino e oltre, arrivando a scorgere Milano da una parte e Venezia dall’altra».
Padre Bertagnolli segue da decenni la storia e le avventure degli emigrati trentini in Australia. L’ondata migratoria trentina del dopoguerra era composta essenzialmente da quattro categorie di lavoratori: i tagliatori di canna da zucchero che si recarono nel nord del Queensland; i tagliatori di legna, stabilitisi nei boschi e nell’area del bacino idroelettrico del Mountain Snowy River; i minatori, richiesti nel West Australia, alcuni dei quali hanno fatto grande fortuna; infine i coltivatori di tabacco, che si stanziarono nella regione del nord del Victoria, in particolare a Myrtleford e dintorni, dove oggi non esiste più traccia di quelle colture. E i discendenti di quei pionieri trentini sono passati alla coltivazione della vite e alla produzione di ottimi vini. Da questi posti periferici, le nuove generazioni si sono poi riversate nelle grandi città, per poter studiare e intraprendere carriere diverse.
Eppure, padre Bertagnolli ha un altro progetto che attende nel cassetto: quello di narrare l’avventura umana e spirituale del primo trentino venuto in Australia. Era un giovane sacerdote diocesano di Riva del Garda e si chiamava padre Angelo Confalonieri. Sbarcò a nord di Darwin nel 1846, dopo un naufragio e mille disavventure. Ma la sua missione con gli aborigeni durò solo due anni. Lo colpì la malaria e morì a 35 anni. Nella punta estrema della North Coburg Peninsula c’è ancora la sua tomba. «Quest’anno mi recherò sul posto dice padre Bertagnolli per portare a termine un servizio fotografico e narrare la storia di questo giovane ed eroico sacerdote trentino».

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017